Questa forma di timidezza è riferita all'ipotesi che l'individuo timido assuma il ruolo di operatore attivo nelle relazioni interpersonali, che si ponga da sé, al centro dell'attenzione, con la propria iniziativa o partecipazione, in attività sociali che possono anche essere una semplice discussione.
Ciò che preoccupa le persone timide caratterizzate da questa tipologia, è che le controparti possano reagire agli stimoli provenienti dai loro comportamenti, generando ripercussioni negative.
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Max Ernst - gli uomini non ne sapranno niente |
Il timore che provocare queste emozioni o sentimenti ai loro interlocutori è generato, a sua volta, da un secondo livello di preoccupazione che propone, come previsione di reazione, la generazione di conflitti, di essere giudicati negativamente, di provocare perdita di stima nei propri confronti.
Tali risposte negative provenienti dall'esterno, procurano infine, il timore di restare isolati, emarginati, essere respinti, suscitare la non accettazione della propria persona, precipitare nella solitudine, del crollo delle proprie possibilità di sviluppare relazioni significative e positive, di non aver accesso a livelli gratificanti nelle attività professionali e lavorative.
La perdita è, dunque, il sentimento che le persone timide d'azione vivono con grande intensità.
Le credenze di base che sottintendono questo tipo di timidezza, afferiscono a convincimenti che vertono sul ritenersi poco amabili, di non suscitare interesse o attrazione, di sentirsi inferiori a vario titolo, di non avere sufficienti competenze nei campi che per essi rivestono notevole importanza sociale.
Al livello di credenze intermedie, i timidi d'azione, sviluppano convincimenti che possono portarli a pensare di non avere diritto a esprimere idee o bisogni propri, che le esigenze altrui abbiano priorità rispetto a quelle personali, che è sconveniente e scortese fare richieste, contraddire l'interlocutore, esercitare una critica, ritengono che idee, sentimenti ed emozioni proprie vadano tenute per sé e non manifestate, pensano che bisogna piacere a tutti ed entrare nelle loro grazie.
In un tal quadro, queste persone timide sviluppano miti come quelli della modestia e dell'obbligo.
Avendo credenze di base e credenze regolanti, come quelle che ho poc'anzi annotato, i comportamenti conseguenti tendono sostanzialmente a essere evitanti e passivi.
L'anassertività è un tratto distintivo del comportamento dei timidi d'azione, caratterizzato dalle forme passive. Essi evitano, nel corso delle conversazioni, di contraddire gli interlocutori, di lasciar emergere disaccordi, formulare precise domande, si astengono dall'avanzare delle richieste, di prendere iniziative che ritengono possano compromettere la natura o la qualità della loro relazione, si esimono dal fare opposizione, non esercitano mai dei rifiuti, sono incapaci di dire "no".
Per via della loro tendenza a evitare ogni forma di conflitto, rinunciando ad affermare se stessi e i propri diritti, a porre resistenza verso comportamenti che li danneggiano, subiscono sovente la volontà altrui o i loro soprusi, fino a essere oggetto di atti di bullismo. Ciò nonostante, in pubblico, riescono anche a trovarsi a proprio agio, finché si attengono a quelle che ritengono, debbano essere i loro comportamenti nei confronti degli altri.
Leggendo questo articolo ho scoperto di essere timida d'azione. Ho cominciato a fare queste ricerche perché ormai non sopporto più questo piccolo disturbo. Spero che adesso riuscirò a liberarmene e a condurre una vita più serena
RispondiEliminaTi auguro di riuscirci. Bada, però, a non credere che aver stabilito che sei una timida d’azione sia sufficiente per cambiare. Nell’articolo ho accennato alle tipologie di credenze che sottendono queste forme di timidezza, si tratta di cognizioni di base e di metacognizioni che delineano uno “stile” del pensare. Non si tratta tanto di “cosa” si pensa, quanto di “come” si pensa. Questo significa che dovrai prima imparare a riconoscere la disfunzionalità nei tuoi pensieri e nei modi (procedure logiche) in cui questi si esplicano.
EliminaI pensieri determinano i nostri comportamenti, anche questi, quando sono disfunzionali, vanno individuati e corretti.
Le persone timide mischiano fatti, emozioni e pensieri. Ciò fa si che molti pensieri si esprimono in forma emotiva, molte emozioni si esprimono in forma di pensiero, molti pensieri vengono considerati realtà dei fatti, molte emozioni sono vissute come fatti e molti fatti come emozioni. Su questo caos interpretativo, il timido costruisce il suo modo di ragionare e che considera, con convinzione piena, estremamente logica: questa è la difficoltà principale che dovrai superare insieme alle tue abitudini comportamentali.
Tuttavia, sappi che ce la puoi fare.
Salve, anch'io mi sono riconosciuto nel profilo del timido d'azione. Ha libri o "esercizi" da suggerire per riuscire a modificare questo modo di pensare? Grazie, Stefano
RispondiEliminaCiao
EliminaQuello della timidezza d’azione è un profilo alquanto complesso dal punto di vista delle possibili credenze che possono essersi sviluppate nel corso del tempo. Spesso sono coinvolte delle metacognizioni che determinano, nella persona timida, teorie psicologiche proprie sulle cause e sui rimedi ai propri disagi con conseguenti stili di pensare.
Il manuale di auto aiuto “addio timidezza” che ho pubblicato nel 2012, tenta di rispondere a questa complessità, con un ampio ventaglio di tecniche.
Al riguardo sto anche per lanciare dei moduli di personalizzazione, aggiuntivi a tale manuale, al costo previsto di 15,00 euro, e presuppongono la compilazione di alcuni questionari e una auto descrizione di sé, come persona timida, da parte del cliente.
La personalizzazione richiede un tempo di preparazione di una settimana, dopo la ricezione di questionari e auto descrizione di sé.
Al momento non ho ancora implementato sul blog il lancio di questi moduli, cosa che spero di fare entro la fine di dicembre. Ma ci si può mettere in contatto.