Cosa contiene di così importante, questa semplice affermazione?
Che da una parte ci sono i fatti puri, semplici e concreti, dall’altra c’è il nostro modo di intendere quei fatti.
Noi assegniamo sensi e significati agli eventi, alle situazioni, ai comportamenti altrui e, a questi ultimi, anche le intenzioni.
Queste attribuzioni di significati, sensi e intenzioni non sono soltanto determinate dalla nostra storia individuale, dalle nostre conoscenze e dalle nostre esperienze; dipendono anche dal nostro stato del momento in termini di umore, emozioni e sentimenti. Variano da persona a persona, ma in uno stesso individuo possono cambiare da momento a momento.
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Bortolossi Walter - cerchio vortice |
Alcuni hanno delle assunzioni che muovono proprio in direzione di una distorsione cognitiva che fa pensare loro cose del tipo: “Se avverto questa sensazione, vuol dire che è vero”, “il fatto che provo ciò, dimostra che è vero”.
In queste situazioni l’emotività è talmente preponderante da annichilire le capacità logiche e di analisi oggettiva, sia del momento presente, che di quello trascorso.
Un tale smarrimento del senso logico, che avviene nelle persone timide e negli ansiosi sociali in generale, trova le sue radici in un sistema di schemi strutturati e abbondantemente rodati, alla cui base sono situate le credenze disfunzionali.
Una credenza, disfunzionale o normale, non è mai a se stante: perché essa possa effettivamente concretizzare i valori che esprime, nei comportamenti, è necessario che si formi un humus culturale che la giustifichi e contemporaneamente l’affermi. La mente fa discendere da essa una pluralità di credenze di secondo livello che si esprimono, determinandole, in norme e obblighi comportamentali, regole etiche, motti d’ordine, leitmotiv, precetti morali, assunzioni filosofiche, determinazioni pragmatiche.
Queste credenze secondarie costituiscono, in un certo senso, il senso logico occulto da cui far discendere tutti i processi di valutazione, previsione e decisione del sistema cognitivo.
Tutto questo insieme di cose vanno a costituire uno schema cognitivo strutturato che, servendosi anche della funzione delle emozioni e dell’ansia come fattore di rinforzo e di stimolo persuasivo e suggestivo, si sostituisce all’attività razionale e oggettiva della mente.
Questo fenomeno complesso e articolato, che è appena percettibile attraverso i pensieri automatici negativi, produce, come primo effetto determinante, una commistione tra fatti, pensieri ed emozioni, nel momento in cui la mente si trova a dover interpretare gli eventi, le situazioni, i comportamenti, che si pongono all’attenzione del soggetto timido.
In pratica, tutto ciò che è frutto del nostro pensiero, a sua volta condizionato da ansia ed emozioni, si sostituisce alla realtà oggettiva del mondo che ci circonda, e ponendosi, esso stesso, come depositario della conoscenza del mondo reale.
I pensieri e le emozioni perdono la loro identità dell’essere pensiero e dell’essere emozione per diventare sinonimo di oggettivazione del mondo fisico e relazionale.
In ciò si consuma lo smarrimento, anche nello stato cosciente, della funzione strutturale e finalistica dei pensieri e delle emozioni, determinando, così, la caduta delle capacità razionali, sia in termini di problem-solving, sia come interpretazione funzionale, oggettiva ed efficace degli stimoli che pervengono agli individui timidi e agli ansiosi sociali.
Essere timido o afflitto da altre forme di ansia sociale significa, pertanto, essere soggetti a due condizioni: non riuscire a individuare il confine esistente tra i fatti oggettivi e la loro interpretazione; questa difficoltà di discernimento è sistematica in tutte le situazioni ansiogene e comunque ogni qual volta si attivano le credenze disfunzionali.
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