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Paul Klee - attacco di paura |
Nella timidezza, l’errore ha una valenza sociale quando è riferita all’identità esterna, e una valenza individuale quando lo è verso l’identità interna.
Lo scenario di valutazione si muove in tre ambiti dello spazio sociale, la reazione degli altri rispetto a un proprio comportamento, il rapporto tra sé e gli altri, il rapporto verso se stessi in relazione agli altri.
La paura di sbagliare è il timore che diventino evidenti le presunte inadeguatezze agli occhi degli altri, e conclamate inappellabilmente verso se stessi. Rappresenta una condanna o bocciatura sociale, e il fallimento di sé come persona.
La paura di sbagliare, di per sé, non è un’emozione negativa e, quindi, non ha un intrinseco contenuto disfunzionale.
Tuttavia, negli ansiosi sociali (quindi anche negli individui timidi), tale timore è associato alla percezione di un’altissima probabilità, se non certezza, che tale rischio si verifichi per davvero.
In tali soggetti non si tratta di una possibilità intesa come uno dei tanti scenari che possono verificarsi, ma dello scenario più plausibile, più probabile, addirittura scontato, tanto da assurgere persino come ovvietà.
Prima e dopo quest’emozione, nella mente si affacciano pensieri automatici negativi soprattutto di tipo previsionale, e il loro manifestarsi come immagini mentali, è, probabilmente la forma più comune, forse dovuto al fatto che la maggiore immediatezza dell’immagine, nell’esprimere sensi e significati, è più consona al carattere automatico di tali pensieri.
Come ho accennato in principio, si ha paura di sbagliare quando ci si percepisce come persona inabile, o non abile a sufficienza, nelle relazioni sociali a vario titolo; come persona incapace di far fronte, in modo efficace, agli stimoli provenienti dall’esterno (situazioni, eventi o performance), o dall’interno, soprattutto se si teme di perdere il controllo delle proprie facoltà.
Ci si può anche percepire come persona non desiderabile o non amabile, in questi casi, l’idea dell’errore può essere associata a quella di non essere graditi.
Un individuo timido che ha uno stile di vita passivo, o un ansioso sociale tendente alla sociofobia, dai comportamenti decisamente evitanti, può concepire l’errore in termini di arrecare disturbo, di intervenire o operare nei momenti sbagliati, di essere inopportuni.
Da queste ultime osservazioni si può evincere che la paura di sbagliare non è da porre in relazione soltanto a una questione di esecuzione o di qualità dell’azione, ma anche in termini di scelta temporale o di scelta della relazione stessa.
Dalla paura di sbagliare scaturiscono anche i sintomi dell’ansia fisiologica. Quest’ultima, unitamente all’emozione della paura e all’incalzare dei pensieri automatici negativi, nelle persone timide, decidono le sorti del comportamento.
Quando può, l’ansioso, preferisce adottare le strategie di fuga, soprattutto nella forma dell’evitamento; ma quando è costretto a fronteggiare la situazione temuta, l’attivazione dell’inibizione ansiogena e la prevalenza dello stato d’ansia, finiscono col produrre proprio il risultato temuto.
In queste situazioni, segnate dall’insuccesso, si consuma un danno ancora maggiore, rispetto a quello che, in fondo, è solo l’incidente di un momento: una persona afflitta dall’ansia sociale, nel veder confermare le proprie previsioni negative, conferma, e dunque rafforza, le proprie credenze disfunzionali correlate; alimenta e rafforza i pensieri automatici negativi collegati; e, anche sull’onda dello scoramento che ne consegue, sente crollare il proprio livello di autostima.
Anche l’emozione della paura ne subisce l’influenza nefasta, in quanto nelle esperienze successive essa finisce con l’essere percepita con maggiore intensità, l’alta probabilità si avvicina sempre di più all’idea di certezza e può persino andarvi a coincidere.
Sbagliare non è più sinonimo o rischio di fallire: è il fallire.
L’insuccesso contingente esula dal suo carattere relativo e diventa dimostrazione di un valore assoluto; a essere coinvolto in un tale naufragio, è la persona stessa nella sua totalità, come soggetto sociale, come soggetto individuale.
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