5 maggio 2014

Un fenomeno piuttosto tipico che ciascuno di noi sperimenta nella propria vita, è l'identificazione di sé con i propri pensieri, emozioni, immagini mentali o sensazioni fisiologiche, cioè con l'insieme delle proprie esperienze interne.

Per comprendere meglio questo concetto, basti pensare a quando ci capita di tornare, con la mente, al ricordo di esperienze passate: comportamento ed emozioni sono proiettate in quella dimensione temporale, tale che ne riviviamo la tragicità o la piacevolezza; momenti nei quali siamo emotivamente coinvolti a tal punto che, sul nostro viso, può abbozzarsi un sorriso o un'espressione triste. 


Frida - L amoroso abbraccio dell universo la terra io Diego e il signor Xolotl
Nelle sofferenze emotive, le persone hanno un particolare modo di relazionarsi alle proprie esperienze interiori. A tal riguardo, Hayes ha introdotto il concetto di “fusione”, cioè, quel fenomeno per il quale, ciò che viene rivisitato e/o rimuginato, è vissuto, inconsapevolmente, come evento che accade nel presente. 

Si verifica, in pratica, un trasferimento del vissuto di un tempo passato in quello presente; riviviamo, qui e ora, le stesse emozioni e gli stessi pensieri di un trascorso accadimento. 

Questo fatto è particolarmente marcato nei disturbi da stress post traumatico, in cui l’individuo, non rivive l’esperienza vissuta come semplici rievocazioni d’immagini o di ricordi, ma s’innesca una reazione emotiva e comportamentale, come se l’evento traumatico si stesse verificando nuovamente nel momento presente.

Nel caso delle persone timide, o di ansia da relazione, o anche di fobia sociale, l’identificazione col vissuto, può diventare il nucleo centrale di un prolungato rimuginìo, quasi sempre sostenuto da un forte sentimento di non accettazione e rimpianto. 

Sempre negli stessi casi il fenomeno può scaturire da processi cognitivi e metacognitivi, in cui l’attenzione è concentrata su se stessi.

Quando il fenomeno della fusione, si verifica nella completa identificazione con i propri pensieri ed emozioni, l’ansioso sociale è indotto al forte desiderio di modificare quelle esperienze interne che si stanno vivendo. Anche in questo caso si verifica la non accettazione di una realtà oggettiva, che è tale nel presente e nel passato e che, non essendo parte del futuro, non è modificabile. 

Questo desiderio di modificare le esperienze interne finisce con il determinare la formazione di credenze intermedie o di metacognizioni, orientate a indirizzare i comportamenti futuri ispirati a strategie di evitamento o elusione, il cui fine è la non ripetizione dei modi e delle forme di quell’esperienza. Si determina, cioè, l’illusione che solo l’attuazione di comportamenti evitanti, di fuga o elusivi, possano evitare la sofferenza.

Gli individui timidi, e gli ansiosi sociali in generale, hanno la marcata tendenza a rifiutare di stabilire una relazione di convivenza dialettica ma non conflittuale con i propri flussi di pensieri negativi e le correlate emozioni.

In questo disperato, e a volte, ossessivo tentativo di evitare la negatività che affolla la loro mente e procura infelici emozioni, finiscono con il favorire il ripresentarsi sistematico proprio di ciò che vorrebbero contrastare.




IL MANUALE DI AUTO TERAPIA PER LA TIMIDEZZA E LE ANSIE SOCIALI

6 commenti:

  1. È molto interessante questo blog, complimenti. Ogni volta mi stupisce la mancanza di commenti, perché gli articoli sono veramente ben fatti e stimolanti. Marina.

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    1. Grazie, Marina, per questi complimenti, sono molto graditi. È vero. Gli articoli sono assai poco commentati e questo costituisce anche un problema per la visibilità del blog stesso. Credo che devo farmi venire qualche buona idea per invogliare lettrici e lettori a commentare.
      Anche se si occupano della sola descrizione delle dinamiche psichiche in un'ottica cognitivista e, a volte, filosofica, spero che gli articoli che hai letto, ti siano stati di aiuto, anche se non contengono indicazioni terapeutiche.
      Infatti, lo scopo dei miei articoli, è di informazione dei fenomeni mentali riguardanti le ansie sociali e, quindi, anche la timidezza.
      Deduco, dalle tue parole, che mi allietano, che sei una mia lettrice abituale, posso dire "affezionata"?

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  2. Non sono proprio una lettrice abituale, ma mi è capitato più volte di leggere qualche articolo e li ho sempre trovati molto chiari e ricchi di stimoli. Riguardo i pochi commenti... gli esperti di blogging mi pare dicano che un buon modo per stimolare i commenti sia concludere gli articoli con qualche domanda rivolta ai lettori. Non so se funziona, ma molti fanno così. Grazie. Alla prossima. Marina.

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    1. Nell'archivio ci sono oltre 180 articoli, nel caso cerchi temi precisi. Diversamente potresti indicarmi argomenti che desidereresti che trattassi. Quasi quasi faccio un sondaggio. Una curiosità ma ti interessi di blogging, comunicazione sul web o cose del genere?

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  3. Non proprio, me ne sto interessando perché ho appena aperto un blog anche io. Ma è giovanissimo e molto poco frequentato. Spero con il tempo di farlo conoscere, ma per il momento sto cercando di impegnarmi solo nei contenuti. Ora vado a rispondere al tuo sondaggio :)

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    1. Vorrei vederlo il tuo blog. Scrivimi alla mail che trovi in "contatti"

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Grazie per il commento