Focalizzazione sul giudizio (distorsione cognitiva)
Si considera se stesso, gli altri e gli eventi in termini valutativi (buono-cattivo, superiore-inferiore) anziché limitarsi a descriverli, accettarli o capirli. Si misura continuamente se stesso e gli altri, in base a standard arbitrari, concludendo che sono inferiori e focalizzandosi su queste conclusioni. "Non ce l'ho messa tutta all’università", "se giocassi a tennis, non sarei bravo", "guarda quanto successo ha lei. mentre io non sono una persona di successo".I MITI COGNITIVI
Il mito della modestia
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Paul Delvaux - alla porta |
La modestia rappresenta una deviazione o "coniugazione" negativa del concetto di umiltà che, invece, afferisce a un'idea di relatività del proprio ego nel contesto multiculturale della società. Se l'umiltà è espressione di consapevolezza delle proprie potenzialità e dei limiti oggettivi propri o in quanto soggetto umano, e all’autocontrollo delle forme di orgoglio o di eccessiva sicurezza di sé, la modestia rinnega, sminuisce o nasconde il valore soggettivo dell'individuo assoggettandolo a quello collettivo. Da tal punto di vista, la modestia è un valore svalutante della persona, dei mezzi e delle potenzialità del soggetto, uno svilimento di valore che non è mai supportato da elementi di valutazione oggettive.
Il mito dell’ansia
Comporta la paura o il terrore che gli altri possano accorgersi del proprio stato di ansia. Gli individui che hanno questo mito ritengono che manifestare sentimenti di paura, di ansia, significa dimostrarsi deboli, mentre aspirano ad un ideale di persona capace di essere pienamente padrone di sé, totalmente autosufficiente.Il mito dell’obbligo
Coloro che credono in questo mito "double face" ritengono, da un lato, che non si possono rifiutare favori o servigi ad amici o persone cui si vuol piacere, dall’altro, che non si possono chiedere piaceri ad altri per evitare di infastidirli, di apparire inopportuni, di obbligare gli altri. Le persone che aderiscono a questo mito, hanno il problema dell’accettazione sociale e, pertanto, desiderano essere accettati da tutti, evitare di generare rancori o inimicizie.Il mito del vero amico
Questo mito pone aspettative nei confronti degli amici, partner, che vanno oltre la comunicazione normale tra individui, ci si aspetta che l’amico/a sia in grado di comprendere, dell’altro, anche ciò che non è visibile, di anticipare gli stati emotivi dell’altro e rispondervi adeguatamente. È come aspettarsi che l’altro possa leggere anche nel pensiero. Una frase figlia di questo mito può essere: avrebbe dovuto capire che..,Le aspettative riposte nei confronti degli amici, derivanti da questa tipologia di opinioni, poggiano su schemi soggettivi che ignorano del tutto la diversità e i diritti degli altri, ponendo se stessi e i propri bisogni, in una posizione egocentrica nelle relazioni amicali.
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