La difficoltà nell’esternare emozioni o sentimenti, a
partecipare attivamente nelle conversazioni, a esprimere in modo compiuto
principi, concetti, pensieri e idee, è uno dei problemi principali che si
riscontra nelle persone timide, e negli ansiosi sociali in generale.
È un problema che può essere causato da diversi fattori che,
in molti casi, sono coesistenti.
Hanno, però, tutti, un comune denominatore, una o più credenzedi base che delineano una definizione del sé come persona incapace, oppure
inabile nelle relazioni o nei comportamenti in generale, o anche inferiore agli
altri. In breve credenze che rimandano a un’idea d’inadeguatezza della propria
persona.
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Paul Delvaux - l' enigma |
Alberto fa scena muta nelle conversazioni tra amici, al punto
che, oramai, in quelle situazioni, la sua mente vaga per conto proprio, fuori
da ogni contesto relativo alla discussione in atto. Marina sente di non avere
niente da dire, ne soffre, ma proprio non sa cosa potrebbe dire, e la sua
autostima cala sempre di più. Michele pensa che sono tutti troppo più
intelligenti di lui, è convinto che se aprisse bocca direbbe solo cose non
all’altezza della situazione. Raffaella prevede che farebbe la figura della
stupida, se provasse a dire qualcosa; in fondo teme e sente di essere una
persona incapace. Brigida è ancora più perentoria, il primo pensiero che le
viene in mente è che non ci sa fare, e dato che ritiene di non sapersi esprimere,
decide di risparmiarsi una brutta figura sicura, standosene in silenzio.
Adriano, che è abitualmente silente, si sente spesso dire “parla più forte che
non sentiamo”, oppure “fa un po’ di silenzio che parli troppo”, così ci resta
male e diventa ancora più silenzioso.
Persone che sentono di avere un mare di problemi. Reagire? Cambiare
stile di vita? E come? Non saprebbero neanche da dove cominciare. Avvertono un
senso di fallimento dentro di sé, anche se, qualcuno di essi, razionalmente, in
fondo, pensa di non essere poi tanto scadente.
E allora perché se nei loro momenti di lucida razionalità
sanno di avere delle qualità, poi affondano nella paura del fallimento?
La questione possiamo porla in termini di conflitto tra l’io
emotivo e l’io razionale, o meglio, nella contrapposizione tra rappresentazione
emotiva della realtà e interpretazione della realtà oggettiva.
Un conflitto, nel
quale, il pensiero, fortemente condizionato dalle emozioni, si sostituisce alla
realtà assumendone l’identità, il pensiero emotivo soppianta la realtà e, nel
nome di una verità, che non è più oggettiva, assume il potere instaurando una
realtà virtuale, immaginativa: quella della mente.
Un mondo che apre le porte
alle emozioni negative della paura, della preoccupazione, del panico, della
tristezza; un mondo che non dà spazio all’idea che possa esistere il concetto
di possibilità, preferendo lo spirito del pessimismo, delle previsioni al
negativo, delle immagini mentali che vede se stesso sempre perdente.
Il
pensiero stesso diventa sinonimo di realtà, anzi, vi coincide necessariamente.
In questo modo si annienta la differenza che esiste tra
interpretazione della realtà e mondo reale.
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