Buona parte delle persone afflitte da forme di ansia sociale,
come la timidezza, sperimentano il proprio disagio nel relazionarsi agli altri
e/o in vari contesti sociali.
Alberto, che si estranea spesso quand’è con gli amici e non
prende mai iniziative, ha molte difficoltà quando si tratta di essere coinvolto
nelle situazioni organizzate dal gruppo.
Adele, afflitta dall’ansia da prestazione, si trova a
disagio anche nei party, convinta com’è di dover apparire sempre perfetta ed
efficiente.
Michele, che si sente sempre inferiore agli altri, vive come
un pesce fuor d’acqua in gran parte delle situazioni sociali che gli capitano.
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Roberto Barni - condominio clandestino |
Brigida, che si considera socialmente inabile, fa la bella
statuina delle feste, nei ritrovi, ovunque ci siano più di due persone.
Alba, che pensa sempre che fallirà in ciò che ancora deve
avvenire, non riesce a instaurare rapporti di amicizia o di coppia.
Andrea, chi vive nel disinteresse quasi totale, è ormai
completamente privo di argomenti o idee, tanto che appare un imbambolato a ogni
domanda, richiesta di pareri o di soluzioni.
Clotilde, che sostiene che esprimere se stessa in piena
libertà sia un proprio diritto, pensa a voce udita anche per strada, la gente
la considera pazza e la evita.
Ma cos’è l’adattamento sociale?
È l’adozione di
comportamenti che favoriscono l’interazione efficace nei contesti e nelle situazioni
sociali, funzionali al raggiungimento dei propri scopi, bisogni e necessità.
Diverse sono le cause che possono comportare il mancato
adattamento sociale, spesso, è dovuto a una somma di fattori concomitanti.
Molte sono dovute a un mancato o insufficiente apprendimento di abilità sociali;
altre cause sono da collegare a mancanza o carenza di assertività; altro
fattore primario è prettamente di origine cognitiva, e cioè all’attivazione di
credenze di base e/o di metacognizioni disfunzionali.
Ad esempio, in molte forme di ansia sociale e nella
timidezza, credenze di base relative alla definizione del sé orientate a un’idea
d’inadeguatezza, specifica o generale, possono innescare una sequenza di pensieriautomatici negativi che culminano con l’attivazione dell’inibizione ansiogena e
conseguenti comportamenti evitanti.
Una meta cognizione orientata alla
valutazione che il rimuginìo sia utile per cercare soluzioni ai problemi, pure induce
a un continuum di pensieri derivati negativi che sfociano sempre dell’attivazione
dell’inibizione ansiogena e nell’evitamento.
Avrete notato che, nella definizione di adattamento sociale,
ho utilizzato due concetti ben precisi, “efficacia” e “funzionalità”.
Un
comportamento (cioè quel che si dice e ciò che si fa) è efficace e funzionale
quando ci permette il raggiungimento dei nostri scopi e/o il soddisfacimento di
nostri bisogni e necessità.
Infatti, un comportamento che assolva tali
condizioni, può non corrispondere, necessariamente, a un principio di verità.
Del resto, anche ciò che è logico, non sempre conduce a buoni risultati. Così
come spesso è più utile una bugia che una verità.
Il comportamento funzionale, così come anche il pensare inmodo funzionale, non implica e non comporta il rinnegare se stessi o la propria
cultura, ma solo l’adozione di modalità operative, nella comunicazione e nell’agire,
che non producano danno a noi stessi e che, anzi, siano, il più possibile, a
nostro vantaggio.
L’adattamento sociale è, in linea di principio, simile a
quello delle specie animali e vegetali rispetto all’ambiente fisico: le specie
che non riescono ad adattarsi all’ambiente si estinguono; nei contesti sociali
dell’uomo, il mancato adattamento determina isolamento, discriminazione, esclusione,
solitudine, annichilimento come soggetto sociale.
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