Gli ansiosi sociali, e quindi anche le persone timide, non
amano trovarsi in situazioni ambigue, interlocutorie, né in interazioni sociali
neutre o incerte; non amano le comunicazioni che non esplicitano significati
certi.
Gli studiosi chiamano “intolleranza dell’incertezza”
questo modo di percepire, interpretare e reagire, sia emotivamente, sia con i
comportamenti, le situazioni d’incertezza.
Gli ansiosi sociali, se sono chiamati a fare una valutazione di tali situazioni,
le descrivono come stressanti, procuratrici di disagio, persino assurde.
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Domenico Dell'Osso - La vita non ha riva |
L’incertezza è considerata come qualcosa d’inaspettato,
imprevedibile, incontrollabile. D’altra parte, va tenuto in conto che una
persona afflitta da ansia sociale tende a valutare le cose, gli eventi e le
situazioni, in termini dicotomici.
Dal punto di vista dei soggetti ansiosi, l’incertezza
delinea un futuro vuoto e che, pertanto, è premonitore di negatività.
In breve, gli individui timidi considerano, quelli incerti,
eventi negativi e da evitare.
L’intolleranza dell’incertezza è, dunque, un costrutto che
si presenta come una distorsione cognitiva che valuta negativamente tutto ciò
che non sia ben delineato, che non abbia possibilità d’interpretazioni uniche e
precise.
L’incertezza è una condizione che non esclude il rischio, il
pericolo, il danno.
L’idea stessa dell’esistenza di un rischio, di un pericolo è
qualcosa di non accettabile.
Non a caso, nelle ansie sociali, il comportamento massimamente
preferito è quello dell’evitamento che ha come scopo finale, quello di
scongiurare il danno che si presume di subire.
Il costrutto cognitivo dell’intolleranza all’incertezza risponde
implicitamente a una domanda: perché l’ansioso sociale, l’individuo timido,
pensa in termini negativi?
Nell’incertezza, appare evidente il problema della
probabilità che uno scenario negativo si possa avverare.
Quando parliamo di ansie sociali i concetti di “probabilità”
e “possibilità”, si fondono in un unico costrutto cognitivo che potremmo
tradurre con “certezza approssimata o assoluta”.
Con ciò voglio significare che
viene meno il concetto che la possibilità, in quanto tale, implichi un
ventaglio di probabilità: il pericolo che si teme è sempre percepito come
immanente e imminente.
Non c’è spazio, nella mente di un ansioso sociale, per
valutazioni di tipo neutro o positivo, e anche nei casi in cui questi ultimi
sono presi in esame, non fanno parte delle considerazioni e valutazioni finali
che determinano la decisione comportamentale.
La principale conseguenza di questa intolleranza dell’incertezza
è che produce un’incapacità di gestione delle situazioni incerte e una grande
difficoltà di reagire a esse.
Ciò ci conduce a un’altra caratteristica riguardante l’intolleranza
dell’incertezza: la generazione di uno stato ansioso mediato attraverso il
rimuginìo.
È chiaro che una valutazione di rischio che concentra l’attenzione
alle sole possibilità negative, attiva un processo di rimuginìo dal carattere
previsionale.
Secondo Sassaroli e Ruggiero “la paura dell’incertezza
potrebbe derivare dall’assunzione ansiogena che dalla situazione incerta derivi
un fallimento”. (1)
L’incertezza, dunque, sarebbe una cognizione il cui
contenuto rimanda a un’idea di pericolo.
Se teniamo conto del fatto che le
credenze, sottostanti le ansie sociali, fanno riferimento alla definizione del
sé come soggetto inadeguato, ben si comprenderà il significato pregnante che
assume l’idea di pericolo: la semplice idea che possa esistere un pericolo
anche soltanto teorico, è qualcosa di non tollerabile.
Un altro fattore che può far comprendere meglio questo
contesto è che, nella mente degli ansiosi sociali, i pensieri di previsione, e
quindi l’idea di un fallimento o di una catastrofe, non sono generalmente
rappresentati in un continuum temporale, né in modo vivido, chiaro: persino le
immagini mentali appaiono in un contesto “nebuloso”.
e tu come vivi l'incertezza degli eventi?
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