Tra gli aspetti che producono maggior nocumento nella vita
pratica dei timidi e degli altri ansiosi sociali c’è l’inconcludenza dei
pensieri e dei comportamenti finalizzati al raggiungimento degli scopi.
Questa improduttività o inefficacia è da ricondurre alla mancata
attivazione della modalità del problem solving.
Purtroppo, l’ansioso sociale mostra anche una mancanza di
cognizione cosciente della sua difficoltà nel disporsi mentalmente in tale
modalità produttiva.
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Anna E Il Verdementa - Non guardare |
La dominanza del pensare negativo, che permea e caratterizza
anche le principali attività metacognitive della ruminazione e del rimuginìo,
distrae le capacità attentive e di elaborazione della conoscenza, verso il
rammarico, l’autocritica negativa, la previsione negativa, la preoccupazione.
In breve, verso il restar bloccati in una condizione di stallo permanente che
staziona il pensiero sull’idea dell’avere un problema senza provare la sua
soluzione.
Tra i comportamenti tipici che caratterizzano l’assenza o la
carenza nel disporsi in modalità di problem solving possiamo indicare la
procrastinazione, l’abbandono dell’attività, la programmazione di obiettivi
oggettivamente non raggiungibili, o di stampo prettamente generico, oppure di
natura puramente idealistica.
Spesso la programmazione degli scopi a breve termine prescinde
dalla motivazione, sono, più che altro, disperati tentativi di dotarsi di piani
operativi per fronteggiare la propria condizione emotiva e psichica: un
tentativo naif di curare il proprio male.
Ovviamente, in quest’ultimi casi, la mancanza di una
motivazione attiva, simultaneamente, sia a livello cosciente, sia a quello
emotivo, ha come risultato la procrastinazione o l’abbandono.
Esiti che gli individui timidi e gli ansiosi sociali vivono
come un fallimento.
Qui l’idea del fallimento non corrisponde più all’esercizio
esperito di un’attività i cui esiti non sono positivi, ma al mancato esercizio
di un’idea.
Procrastinazione e abbandono, in questa logica, non sono tratti
dell’inconcludenza che ha precise motivazioni interiori, ma l’espressione
fallimentare di un proprio tratto caratteriale.
Nel momento in cui abbandono e procrastinazione vengono
fatti coincidere con il fallimento, le motivazioni dei primi e le cause del
secondo acquisiscono uguale valore e significato.
Nella timidezza e nelle altre forme di ansia sociale, l’estrema
semplificazione emotiva dei significati, dei sensi e dei fattori causali,
appiattisce la valutazione degli eventi su pochissimi concetti standardizzati e
assolutizzati.
In questo modo il processo del divenire degli eventi è svuotato di
ogni valenza: le cause, i fattori contingenti, le motivazioni, gli impulsi
emotivi, sono cancellati tout court.
Pensare e agire con una modalità da problem solving
significa, innanzitutto, non fermarsi all’idea di avere un problema.
Per l’ansioso
sociale implica anche sfidare le proprie previsioni negative, le paure. Tutto
ciò che è prevedibile è anche risolvibile: il problem solving serve proprio a questo.
L’ansia sociale trasforma i rischi, la possibilità che
accada qualcosa, in catastrofi, in eventi senza soluzione. Il pensiero si
blocca sul rischio e non riesce ad andare allo stadio successivo, cioè al
problem solving.
Così, la paura prende il sopravvento e l’idea del rischio
appare ancora più immanente, gravosa e incombente; il senso di un proprio fallimento
diventa ancora più pregnante e le vie d’uscita sembrano appartenere a una
galleria lunga quanto l’infinito.
Ciao Luigi, ottimo articolo, mi rispecchia molto. Mi rendo conto di come questo meccanismo renda molto più pesante la vita. Ogni minimo ostacolo sembra ingigantito, e il non tentare di risolverlo, procastinare o evitare, sembrano alleviare l'ansia sul momento, ma in realtà, soprattutto nel lungo periodo, porta ancora più stress e un inutile spreco di energie nel rimuginìo. E così ci si sente sempre più incapaci di risolverlo. Il solito circolo vizioso.
RispondiEliminaNe approfitto per augurarti un buon 2016, anche se un po' in ritardo. Perdona la mia assenza ultimamente, ho comunque letto vari articoli. :-) A presto
Ciao Linda, e buon anno anche a te e grazie per i complimenti. Mi auguro che la psicoterapia, che stai facendo, stia cominciando a sortire qualche risultato. Come avrai notato, quest’articolo è, implicitamente, un invito a contrastare i pensieri negativi, i rimuginii e le ruminazioni, con l’atteggiamento tipo “ok, ora cosa posso fare? Come potrei agire, in futuro, di fronte a questi eventi, in queste situazioni?”, “oggi ho sbagliato, ma posso trovare qualche soluzione per il futuro” .
EliminaLasciare da parte, cioè ,pensieri tipo “ma perché ho fatto così?” , “sono stato/a proprio … (giudizio negativo di se)”, “se non avessi …” e porsi l’obiettivo di trovare possibili alternative.
Si può provare. All’inizio s’incontrano difficoltà a farlo perché non si è abituati, e si può sentire di non avere idee, e non saper come procedere, però, continuando a provare, si comincia a disporsi mentalmente in modalità problem solving, e già questo è un passo importante.
:-)