“Mi sento sotto il livello degli altri”; “mi sento sempre
inadeguata rispetto agli altri”; “mi sento un gradino inferiore agli altri”; “mi
sento inferiore. una fallita/un fallito” ; “mi sento inferiore a tutti i miei coetanei” ;
“mi sento sempre inferiore a quelli del
mio stesso sesso” ; “vorrei sentirmi
uguale a tutti gli altri senza sentirmi inferiore e stupida/o” ; “mi sento inferiore a tutti” ; “perché mi sento inferiore agli altri?” ; “mi sento inferiore al mio ragazzo/ alla mia
ragazza” ; “non mi sento mai abbastanza”
;, “sono la/il peggiore di tutti”; “non
sono all’altezza degli altri” ; “tutti
sono superiori a me” ; “non posso
neanche immaginare di poter competere con gli altri” ; “gli altri sono meglio di me”.
Espressioni che ho sentito spesso dalla voce di persone
timide o afflitte da altre forme di ansia sociale.
Il senso d’inferiorità
sembra essere una caratteristica primaria dell’auto descrizione di queste
persone.
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Elisa Anfuso - potrebbe volare ma non vola |
Da dove nasce questo sentimento d’inferiorità?
La timidezza
è un disagio di natura cognitiva che si manifesta allorquando, nella mente, si
è formata una credenza di base che definisce la propria persona come soggetto
fondamentalmente inadeguato, sbagliato, difettoso.
La percezione di una propria inadeguatezza che avverte
l’individuo timido innesca un intero processo di pensieri ed emozioni che
attivano uno stato d’ inibizione ansiogena.
Le esperienze negative si trasformano in uno strumento di
conferma della validità delle credenze negative riguardanti se stessi. E questo
alimenta la reiterazione dei comportamenti ansiogeni.
La persona timida è
catturata da un vortice circolare da cui non riesce a venir fuori e che
rafforza, e radicalizza ulteriormente, gli schemi cognitivi disfunzionali.
In questo modo, gli ansiosi sociali, accumulano insuccessi
su insuccessi, e ciò li convince ancor di più della propria presunta
inconsistenza sociale, incapacità situazionale, inabilità relazionale.
Giacché l’appartenenza sociale è un bisogno primario,
l’ansioso sociale vive questo suo senso d’inadeguatezza come fattore di
compromissione della propria condizione e status sociale.
L’individuo timido si percepisce in una condizione di
appartenenza precaria o di non appartenenza, si sente a rischio di esclusione.
La paura di essere giudicato negativamente dagli altri o di
nuovi insuccessi, determina gli scenari negativi dei suoi pensieri
previsionali.
La somma degli insuccessi, i continuati blocchi dovuti
all’inibizione ansiogena, la difficoltà a inserirsi nelle relazioni
interpersonali, nelle conversazioni, lo convincono ancor di più di non essere
come gli altri, che gli manca qualcosa per essere come gli altri.
Confronta i suoi insuccessi con i successi relazionali degli
altri e, questi, gli appaiono come appartenenti a un livello superiore: “Gli
altri riescono ed io no. Se questo accade, vuol dire che non sono alla loro
altezza”, è sostanzialmente il pensiero del timido che si vede come perdente,
fallito, inconsistente, deficitario, difettoso.
La discrepanza tra sé e gli altri, che vede l’ansioso
sociale, è un valore assoluto; egli non la valuta in termini di contingenza, di
fattori condizionanti: quella differenza è una misura di qualità, una prerogativa personale, la costituzione fondante del sé e della propria natura.
Molti ansiosi sociali, quando non sono coinvolti in
situazioni ansiogene o in valutazioni emotive del sé, si rendono conto che il
percepirsi inferiore è un “falso mentale”, tuttavia non riescono a controllare
o gestire l’irrazionalità delle pulsioni emotive quando le credenze
disfunzionali si sono attivate.
Possiamo dire che quando devono ragionare “a
freddo”, sono sovente coscienti di essere ostaggio di pensieri emotivi e di
emozioni negative; ma quando sono in balia delle onde, quello stato di
coscienza scompare lasciando il posto, e il potere, al proprio senso d’inferiorità.
Purtroppo, quando si presenta il senso d’inferiorità, nella
mente delle persone timide imperversano pensieri automatici e previsioninegative, e infine, attuano i loro abituali comportamenti ansiogeni. Il vortice
cui accennavo prima. E la conseguenza, è la conferma e il rinforzo degli schemi
cognitivi disfunzionali.
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