10 agosto 2016


Detto in modo sintetico e generale, l’attenzione selettiva è il selezionare solo alcuni stimoli, esterni o interni, ignorandone il resto.

Più in particolare, e in relazione alle ansie sociali, per attenzione selettiva si intende il dirigere e concentrare la propria attività cognitiva su un paniere assai ristretto di elaborazioni, interpretazioni, valutazioni e ipotesi, tali da escludere, o non considerare significativi, tutti gli altri, soprattutto se non compatibili con le proprie credenze di base disfunzionali o con i conseguenti presupposti valutativi abituali automatici.

Luigi Zizzari - attenzione selettiva ansiosa
Si tratta, dunque, di una attività cognitiva che focalizza l’osservazione e la valutazione in un campo di indagine assai circoscritto.

Se nella normalità l’attenzione selettiva è utile nella soluzione di un problema, a un’indagine conoscitiva specialistica, per ottenere buone performance, nelle ansie sociali, una tale limitazione di campo, sfocia nelle astrazioni selettive, in inferenze arbitrarie, in generalizzazioni esasperate, in ragionamenti dicotomici e in altre distorsioni cognitive.


Ad esempio, l’attenzione selettiva indotta dalla timidezza o dalla fobia sociale rende interpretazioni, stime e previsioni non aderenti alla realtà. Non a caso, in questi casi, essa è condizionata, fondamentalmente, dalla cognizione del sé e degli altri.

Per poter stabilire i propri comportamenti di fronteggiamento, la nostra mente interpreta gli stimoli che gli pervengono, cioè situazioni, eventi, performance, comportamenti altrui, eccetera; analizza i propri mezzi disponibili, la loro qualità e potenziale efficacia; individuano delle possibili soluzioni e le verifica per mezzo dei pensieri previsionali. In condizioni normali questo processo elaborativo sviluppa una pluralità di ipotesi risolutive e una pluralità di ipotesi previsionali. L’attenzione è rivolta a un ampio spettro di possibilità. Quando quest’attività è svolta da una persona timida o, comunque, da una persona in cui si attivano cognizioni di base e metacognizioni disfunzionali, l’attività attentiva diventa enormemente selettiva.

In tali casi, l’ansioso sociale salta, a piè pari, la fase del problem solving, e la focalizzazione si attesta sulla valutazione negativa delle personali prerogative (a esempio: “non ce la faccio”, “non ne sono capace”, “non ho idea di cosa fare”, “sono incapace”, “non sono all’altezza”) e sull’attività previsionale in chiave negativa (a esempio: “sarà un fallimento”, “farò una figura di merda”, “si accorgeranno della mia nullità”, “penseranno che sono stupido/a”, “penseranno male di me”, “mi bloccherò”).

Inoltre questi pensieri previsionali negativi sono accompagnati anche da immagini mentali come se fossero istantanee che si fermano su immaginazioni visive rappresentative del fallimento.

Giacché l’insieme di questi pensieri sono incentrati sull’idea dell’inadeguatezza e del fallimento, le emozioni corrispondenti sono quelle della paura e dell’ansia. Con queste ultime si innesca il processo circolare dell’ansia sociale.

L’attenzione selettiva svolta dalle persone timide o sociofobiche esclude, possiamo dire a priori, l’ipotesi valutative neutre o positive. 

In altri termini l’idea di essere capace di…, di essere abile in… e le idee previsionali di successo pieno o parziale, non sono oggetto della loro attenzione, non sono minimamente prese in considerazione e, anche in quei casi in cui si paventa una timida possibilità, questa è subito esclusa come impossibile.

Anche a posteriore degli eventi, quando la mente rumina su quanto accaduto, la mente degli ansiosi sociali avvio processo valutativo sempre caratterizzata da attenzione selettiva.

I pensieri si focalizzano sull’insuccesso dell’interazione o delle performance, sulla conferma della validità delle credenze disfunzionali sul sé e/o sugli altri (a esempio: “non servo a niente”, “sono una persona fallita”, “sarò sempre una nullità”, “non sono capace di far nulla”). Le emozioni che si collegano a questa fase sono la tristezza, il rammarico, il senso di colpa, la rabbia. E cominciano show del rammarico condizionale (a esempio: “se non avessi…”, “Se fossi stato…”, “Se avessi…”).

Dunque, l’attenzione selettiva funziona fondamentalmente in direzione dell’eliminazione, dell’esclusione della possibilità. 

L’idea del sé e quella del possibile futuro si indirizzano su interpretazioni che sono solo a tinte fosche. Il concetto di probabilità si fonde con quello di possibilità (ciò che non è possibile, non è probabile) riducendo il ventaglio delle ipotesi interpretative alle sole prospettive negative.





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