Sulle cause dell’alessitimìa, a tutt’oggi, non c’è una
spiegazione univoca. Tuttavia, sembra che le cause di questo disturbo siano
diverse. Possiamo ipotizzare che possano essere originate da fattori di natura
neurologica, e qui ci si riferisce, soprattutto, a un malfunzionamento
dell’emisfero cerebrale destro; da eventi traumatici; da cause di natura più
propriamente cognitiva e, in questo caso, si può fare riferimento a più
fattori, compresa l’alessitimia apparente.
Secondo alcuni studiosi si tratta di una mancanza di abilità
di base nel “sentire” le emozioni in quanto tali; per altri riguarda
l’incapacità a elaborare, in modo conscio, le esperienze emotive
In questa sede tratterò l’argomento solo nella sua correlazione con la timidezza e le altre forme di ansia sociale.
Margherita Garetti - dis-comunicazione |
Di certo si sa che l’alessitimia è caratterizzata da una
difficoltà nel descrivere gli stati emotivi e/o nel non avere consapevolezza di
essi.
Ciò non significa che l’alessitimico non provi emozioni,
solo non riesce a dar loro un nome, a riconoscerne le caratteristiche, a esprimerne
una cognizione, a descriverle.
Più che altro si tratterebbe di una carenza
nella capacità interpretativa dell’esperienza emotiva e, di conseguenza, anche
di una lacunosa competenza nella valutazione degli affetti.
Sembrerebbe che la persona alessitimica confonde la
percezione delle proprie sensazioni corporee con le emozioni; ciò produrrebbe
una sorta di stallo cognitivo, essa si troverebbe nell’impossibilità di
discernere tra corporeità ed emozione, di costruire una propria cognizione
dell’emozione e, quindi, di riconoscere uno stato emotivo.
In diverse forme di ansia sociale si riscontrano alcuni
aspetti tipici dell’alessitimia ma spesso è puramente apparente.
Talvolta, nei casi di ansia sociale, capita che siano
presenti più fattori che producono effetti simili a quelli riscontrati
nell’alessitimia e che inducono a interpretarli come quest’ultima.
Laddove sono concomitanti le conseguenze di un mancato
apprendimento dell’espressione emotiva (penso, ad esempio, ad ambienti
anassertivi), le auto focalizzazioni sugli stati interni legati soprattutto al
giudizio sul sé, demotivazione ed estraneazione, evitamento emotivo, si possono
generare stati di apatia, di assenza che inducono a condizioni simili a quelle
alessitimica. Soprattutto quando questo coacervo di fattori si manifesta in
modo persistente e pervasivo.
Diverse persone, anche semplicemente timide, affermano di
non essere capaci di amare, di non essere capaci di provare emozioni, a esse rispondo
sempre che se si pongono questo problema è perché avvertono emozioni e sono
capaci di descrivere e parlare di amore.
Spesso gli ansiosi sociali trasmettono
sensazioni che potrebbero indurre a pensare di trovarsi dinanzi a individui
incapaci di provare emozioni.
Con ciò intendo significare che non sempre l’inespressione
emotiva, la sua mancata manifestazione verbale siano da assimilare ad una
incapacità di riconoscere, provare o descrivere l’emozione.
D’altro canto, l’alessitimico stesso, come ho già detto, non
è privo di emozioni. Però, una cosa è non esprimere l’emotività che si avverte,
ben altra è non avere emozioni: capita, però, che il confine tra queste due
condizioni possa apparire assai labile o confuso.
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