La comunicazione costituisce, senz’altro, l’ostacolo
principale a una funzionale interazione interpersonale per tutti gli ansiosi
sociali. La difficoltà di comunicazione, in effetti, impedisce alle persone
timide di costruire relazioni in qualsiasi ambito sociale.
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William Kurelek – Il labirinto |
Nel descrivere il problema di non riuscire a comunicare con
efficacia, le persone timide sembrano non saper uscire da una certa
indeterminatezza, tendono a bloccare il proprio pensiero descrittivo alla sola
manifestazione esplicita dell’ansietà.
“Non riesco mai ad esprimere ciò che penso”; “non sono in grado
di esprimere dei concetti che magari ho ben chiari in mente”; “non riesco ad
esprimere i miei sentimenti”; “quando spiego una mia idea, viene fuori un
discorso ingarbugliato”; “nella mia testa ho moltissime idee però non riesco a
farle uscire fuori dalla mia testa”; “mi inceppo e mi escono parole senza senso
quando voglio dire bene qualcosa”; “ci sono molte volte in cui magari parlo
proprio male”; “mi capita di saper bene ciò che voglio dire, di fissarlo in
mente, ma di non saperlo dire magari con parole adatte”; “faccio fatica a
parlare con la gente, quando lo faccio, parlo bisbigliando e spesso non si capisce
quello che dico”; “farfuglio parole incomprensibili”.
La persona timida, infatti, è spesso ben cosciente delle
inibizioni a cui soccombe e delle ripercussioni che subisce nella propria vita
sociale.
Purtroppo, a tale livello di coscienza non corrisponde una
adeguata consapevolezza delle cause e della genesi dell’intero processo
cognitivo e comportamentale.
Generalmente cade nella trappola di auto difesa indotta dal sistema cognitivo. Infatti, l’ansioso sociale assegna il ruolo causale a quegli stessi schemi cognitivi disfunzionali che sono alla base della
propria condizione ansiosa.
“Non so cosa penso"; “è come se non riuscissi a dar
forma ai miei pensieri”; “non so da dove iniziare, quali parole scegliere”; “quando
ho un blocco durante una conversazione, da quel punto in poi, mi agito, mi
sento un'idiota”; “nel momento in cui comincio una conversazione,
inconsciamente, già so che mi bloccherò, che non riuscirò ad esprimermi”; “alcune
volte non riesco proprio a fare bei discorsi e mi sento stupida”; “sono
incapace di parlare”; “mi sento proprio un deficiente”.
Eppure, proprio da questi tentativi naif di descrivere le
cause, possono emergere quelle cognizioni e metacognizioni che potrebbero
aprire una finestra nella comprensione della disfunzionalità cognitiva che
regge, e alimenta, la condizione di essere timidi o soggetti ad altre forme di
ansia sociale.
Un aspetto abbastanza caratteristico, nella difficoltà a
esprimersi verbalmente, è il timore di giudizio altrui. La persona timida ha
paura di apparire sciocca, incompetente, incapace, deficiente, ignorante,
intellettualmente inferiore, vuota: in breve di trasmettere agli altri l’immagine
di sé come di persona inadeguata.
Rispetto a questi timori, le persone timide reagiscono in
due modi principali: con il comportamento evitante con il quale fanno scena
muta, evitando del tutto la situazione o estraniandosi; con una spinta in
avanti, cioè affrontando la situazione ma con evidente imbarazzo e inibizione.
Proprio l’inibizione ansiogena gioca un ruolo determinante
nelle performance comunicative degli ansiosi sociali. Infatti, essa è capace di
produrre blocchi nel recupero mnemonico dell’informazione e nella formulazione
dei costrutti linguistici.
Ma perché si ha timore del giudizio degli altri?
La
spiegazione è da ricercare in due direzioni principali: nel bisogno di appartenenza sociale e, quindi, di essere accettati; nelle credenze di base che
definiscono il sé come entità inadeguata.
A questi elementi causali di base, ad esempio, vi si possono aggiungere
quelli dell’apprendimento dei modelli comunicativi e dell’esercizio alla
comunicazione.
Proprio il comportamento evitante e l’inibizione ansiogena
impediscono all’individuo timido di esercitare le abilità sociali che possiede
oppure di apprenderle. D’altro canto, va anche notato, che un ansioso sociale
si trova sovente in tale condizione proprio per la mancanza di apprendimento di
modelli di relazionamento sociale.
Tuttavia, il mancato apprendimento non implica affatto una
incapacità, ma anzi, apre la strada alla possibilità. Ciò che non si è appreso,
lo si può sempre apprendere.
Per cominciare a esprimersi
Training di assertività
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