30 dicembre 2016


L’imagery è l'attività mentale non verbale. In altri termini, è il pensare per immagini mentali, flashback, i sogni a occhi aperti (daydreaming), i sogni, le scene visive che non si svolgono nel momento presente, sensazioni o ricordi di odori o suoni non presenti nella realtà del momento. È anche un’immagine mentale che viene associata ad una percezione sensoriale, ad esempio, sento l’odore di carciofi arrostiti e subentra nella mia mente l’immagine del carciofo arrostito anche se non è fisicamente davanti ai miei occhi.

L’imagery è essa stessa un’attività di pensiero. 

Vi ho più volte fatto riferimento parlando dei pensieri automatici negativi e di come questi si presentino spesso sotto la forma di immagini mentali.

Anche le attività del rimuginìo e della ruminazione sono prevalentemente espresse attraverso l’imagery.

Salvador Dalì - l'arrivo del sogno
Anche durante il pensiero verbale (pensare usando le parole) associamo e vediamo mentalmente immagini rappresentative di ciò che si sta pensando verbalmente.

Dunque, l’imagery ha una funzione centrale nel nostro modo di rappresentare le esperienze. 

È opinione di molti autori che l’imagery abbia un più rapido e facile accesso alle informazioni contenute nella nostra memoria perché più primitiva, cioè, preesistente al linguaggio verbale sviluppato dall’uomo nel corso della sua evoluzione.


Nel campo della ricerca si fa sempre più strada, anche perché molto convincente, l’idea di due diversi sistemi distinti di elaborazione dell’informazione: quello primitivo e quello razionale.

Il sistema primitivo di elaborazione sarebbe quello legato all’imagery, più immediato, caratterizzata da forte automazione del processo e perciò anche più strettamente collegato ai livelli inconsci ed emotivi.

Il sistema razionale sarebbe prevalentemente verbale e operante a livello cosciente.

Si è anche notato che l’imagery ha una maggiore forza “convincente”, di persuasione, rispetto al pensiero verbale: ecco perché è più facile convincere la ragione, ma è molto difficile convincere il “cuore”.

Stando così le cose si comprenderà perché l’imagery sia così centrale e influente nelle attività mentali degli ansiosi sociali.

Ho più volte sottolineato come il pensiero dell’ansioso sociale sia sostanzialmente emotivo, e ciò a scapito delle interpretazioni oggettive della realtà.

La ricerca evidenziato come nei disturbi dell’umore (a esempio la depressione) e in quelli dell’ansia (a esempio le timidezze, le fobie sociali, le ansie da relazione, da prestazione, da esame, eccetera) l’imagery negativa favorisce la pervasività e l’intrusività di ricordi di esperienze negative ed elaborazioni pessimistiche.

L’imagery può essere sia spontanea e automatica, sia intenzionale. 

Nelle ansie sociali, quindi anche nella timidezza, il carattere automatico dell’imagery è prevalente nel pensiero previsionale e nelle valutazioni di rischio, pertanto, anche nel rimuginìo. 

Tuttavia, l’intenzionalità dell’imagery è riscontrabile nelle attività ruminanti, almeno nelle intenzioni iniziali; del resto la natura metacognitiva dell’attività ruminante, spesso intesa come necessaria o utile alla comprensione e alla soluzione del problema, si pone come uno stile del pensare che induce alla scelta di tale attività.

Una persona sociofobica o timida è inevitabilmente bersagliato dall’imagery negativa. Ciò perché la loro attività di pensiero fa riferimento a informazioni di base (credenze) che la definiscono come soggetto inadeguato in uno o più campi del vivere sociale.


Soprattutto i processi di valutazione automatica, che la nostra mente effettua senza passare attraverso l’esercizio dello stato cosciente e razionale, sono quelli che più di altri risentono dell’elaborazione emotiva della conoscenza. 

Da questo punto di vista l’imagery spontanea e automatica non può che attingere direttamente, e senza il filtro della razionalità, ad una memoria delle conoscenze, che si sono formate sotto l’influenza delle percezioni emotive negative delle esperienze vissute.


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