Nei precedenti articoli abbiamo visto come la mente umana è
organizzata per svolgere la sua funzione fondamentale, cioè, il raggiungimento
degli scopi.
![]() |
schema 1 |
Abbiamo visto che a tal uopo si serve di un sistema strutturato di
cognizioni che hanno, da una parte, la funzione di informarla fornendo
definizioni di base sul sé, sugli altri e sul mondo; dall’altra definire le
regole del ragionamento e del comportamento partendo proprio da quelle
definizioni primarie.
Ovviamente, il mondo delle cognizioni non è limitato a
questo solo sistema strutturato, esso coinvolge un insieme di attività che
possiamo riassumere come nello schema 1.
Ciò che a noi interessa, in quest’articolo, parte da un
quesito: le cognizioni strutturali incidono nella formazione e nel mantenimento
dei disagi di ansia sociale? E in che modo?
Forse dovremmo partire proprio da una definizione generale
di ansia sociale.
Tale categoria include disturbi e disagi inerenti la
socialità come le varie forme di timidezza e di fobie sociali, il disturbo
evitante della personalità, le forme di ansia generalizzata o specifica
collegate all’interazione sociale.
Oltre ad avere in comune i sintomi d’ansia e le emozioni
della paura, le forme di ansia sociale condividono un insieme di cognizioni
riguardanti il sé e gli altri tutte caratterizzate da valenza negativa.
Mi sto riferendo all’insieme degli schemi cognitivi e
metacognizioni disfunzionali.
In pratica, alle credenze di base, a quelle intermedie, ai pensieri automatici negativi, a rimuginii e ruminazioni insistenti, a persistenti preoccupazioni, a meta pensieri incentrati sugli
elementi appena indicati.
Come ho già avuto modo di dire in altre occasioni, se hai
una credenza di base disfunzionale, di quelle secondo le quali sei socialmente
inabile, o incapace a fronteggiare certe situazioni, o non sei abbastanza
attraente o amabile, questa, condiziona quel che fai o vorresti fare, in modo
tale, che precipitando nella paura e nell’ansia, finisci col non perseguire
quegli obiettivi, oppure, se ci provi, l’inibizione ansiogena ti mette lo
sgambetto.
![]() |
Dinamiche delle cognizioni |
Emozioni negative e ansia subentrano perché nella mente sono
transitati pensieri negativi che hanno dipinto l’immediato futuro, quel che sta
per accadere, in un inferno o, il passato, come storia di fallimenti.
Se temi di non riuscire, dietro c’è una cognizione che ti
dice che sei inadeguato/a. Se ti viene in mente una immagine mentale che si
ferma su un momento clou negativo, a sorreggerla c’è una credenza che ti dice
che sei inadeguato/a. Se pensi di non essere all’altezza, c’è una cognizione
sottostante e radicata che ti dice che sei inadeguato/a. Se temi di essere
giudicata/o male dagli altri, sotto c’è una credenza che ti dice che sei
inadeguato/a. Se pensi che quella tal cosa o situazione andrà a finir male, c’è
una cognizione primaria che ti dice che sei inadeguato/a. Se ti senti
osservato/a, è perché nel profondo della tua mente c’ è una credenza che ti
definisce inadeguato/a, e ciò ti fa sentir nudo/a.
Una credenza disfunzionale attiva altre credenze
disfunzionali.
È un intero schema cognitivo a entrare in gioco e si spalma
lungo tutto il processo di elaborazione mentale, lo pervade fino a quando
prendi la tua decisione, fino a quando fai la scelta, e sono scelte di fuga, di
evitamento, di elusione, di estraniazione, di apatia: eri partita/o con uno
scopo e ti ritrovi a perseguire l’antiscopo.
Del resto, perché mai dovresti fronteggiare una situazione
quando sei già convinto/a che la gestirai a tuo danno? Questo è il succo della
questione che investe la mente di un ansioso sociale.
Cognizioni e schemi cognitivi disfunzionali spingono il
ragionamento della persona timida, dell’ansioso sociale, in una direzione che
potremmo quasi considerare come prestabilita.
Una predeterminazione che nasce dall’inevitabilità delle
conclusioni cui si giunge per via dei presupposti informativi negativi su cui
processo elaborativo si poggia.
I soggetti timidi e tutti gli ansiosi sociali, in generale,
non dispongono di un variegato paniere di ipotesi e possibilità.
Il loro modo
di leggere la realtà, le situazioni, gli eventi, è monotematico, è
monodirezionale; si inquadrano le cose sempre attraverso un unico punto di
vista, che svolge sempre al negativo e che parte sempre da prerogative
personali o altrui negative.
L’unidirezionalità del ragionamento ansioso e pertanto, emotivo,
fa sì che a prevalere sono sempre le cognizioni disfunzionali, le quali
ricevono dalla mono direzionalità ulteriore conferma e rinforzo.
Vuoi superare le cognizioni disfunzionali che sono alla base del tuo disagio nelle interazioni sociali?
clikka su
manuale di autoterapia per ansie sociali e timidezza
0 commenti:
Posta un commento
Grazie per il commento