La mente umana non può non pensare, perché il pensare è la
sua funzione, il suo mestiere.
Il problema non sta sul pensare, ma su come e su
cosa si pensa.
Riguardo al pensare, la nostra mente adotta delle strategie
per la gestione di tale attività, le metacognizioni, e quando queste sono adottate per anni, si
automatizzano per abituazione. Quando sono sempre le stesse diventano anche rigide, incapaci di
rimodularsi. Quando ciò accade, anche i pensieri sono sempre gli
stessi, battono sempre sullo stesso tasto, leggono le cose sempre allo stesso
modo, giudicano e valutano sempre allo stesso modo.
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Kevin Regonesi - il pensiero |
Così si restringe anche il paniere delle possibilità
interpretative e degli scenari, sia riferiti a ciò che sta per accadere di lì a
poco, sia riferiti al futuro non immediato.
In che modo pensi? Rumini, cioè rivisiti gli accadimenti che
si sono consumati? Insisti sul ricordo dei fatti passati o del tuo presente immanente?
“Cazzo, cazzo, cazzo,
ma perché l’ho fatto!?”; “Non dovevo agire così”; “Se non avessi fatto…”; “Se
non l’avessi detto…”; “Ho sbagliato tutto”.
E mentre la mente verbale fraseggia
in questi modi, quella immaginativa s’incanta su flash scenici che la memoria
fissa quasi a non volerci credere. La mente proprio non riesce ad accettare
il passato e resta imprigionata in quel tempo lasciando che il presente ne
resti ostaggio, senza potersi sviluppare, senza essere vissuto, consumato senza
alcuna azione.
Magari pensandoci su, ti accorgi che non ti riesce più di smettere.
Ci provi, ma il pensiero ritorna a quei fatti, a quelle immagini, e allora il
tutto diventa una tortura: Hai costruito una prigione e non riesci più a
fuggire.
In che modo pensi? Rimugini? Quindi ti accanisci su
previsioni che non riesci a modificare? Vedi quel che potrebbe accadere come
qualcosa che certamente accadrà, che non potrà non andare che così.
“Con la
sfortuna che ho…”; “per come son fatto/a io…”; “di sicuro m’imballo…”; “ ….. e
mi farò rossa/o come un peperone…”; “faccio solo brutte figure, la farò anche
stavolta”; “non ne sono capace, fallirò”; “e se ……..?”; “va a finire che….
[nulla di buono]”; “ il mio destino è l’infelicità”; “sarò sempre sola/o”; “che
penseranno di me? [ovviamente male]”; “mi giudicheranno male”; “sai quante
risate che si faranno?”; “mi prenderanno in giro”.
Per la tua mente quel che potrebbe accadere, accadrà!
Punto e basta.
Non può
andare diversamente. Soffrirai molto dentro di te. E la paura di questa sofferenza, anche se solo immaginata, è sufficiente per perseguire l’antiscopo,
piuttosto che lo scopo.
Eppure, per evitare una sofferenza solo ipotizzata
poiché è solo pensata, continui a soffrire nella tua abituale, continua
sofferenza che è diventata lo sfondo delle tue giornate, della tua vita.
In che modo pensi? Ti preoccupi? Già, è importante
preoccuparsi, altrimenti chissà cosa succede. E poi preoccuparsi è segno di
responsabilità.
Ti preoccupi così tanto, che la tua mente non vede altro che
pericoli, rischi, fallimenti, brutte figure: è un orizzonte assai grigio quello
che si presenta agli occhi della mente.
Pensi sempre, pensi troppo. E non ti riesce di smettere.
Pensi di non avere il controllo sui tuoi pensieri, vengono da soli. E se
smettessi di dargli importanza?
Quello del pensare troppo nella timidezza è sostanzialmente
un problema di metodo, è lo stile che si adotta per pensare, la disposizione
mentale di pensare in un certo modo, è la strategia metacognitiva:
Preoccuparsi, rimuginare, ruminare, persino vagare a vuoto (o almeno così si
crede).
Sei timido, ansioso? Rimugini o rumini troppo? Togli forza a questi flussi di pensieri negativi. Pratica la mindfulness.
Tecniche di meditazione consapevole, distaccata, attentività, defusione e accettazione per ansia, timidezza, disagi sociali, stress, rimuginii, ruminazioni.
Ok, ma la soluzione???
RispondiEliminaMio caro/a, in questo blog descrivo le problematiche, le loro caratteristiche e le cause. Questa è la mission dichiarata (la trovi anche sulla testata) di questo blog. E qui, trovi molte più informazioni che in qualsiasi altro blog o sito che tratta di queste tematiche. Offro già uno strumento importante, la possibilità di prendere coscienza e, spero, consapevolezza, che è da considerare una conditio sine qua non è possibile alcun cambiamento. È il punto di partenza, il resto spetta a una tua scelta. Le soluzioni per affrontare la timidezza e le altre forme di ansia sociale, presuppongono percorsi di cambiamento non brevi e non semplici, il ricorso a strategie e tecniche guidate, tanta volontà. Per le soluzioni hai tre strade e te le indico per ordine di efficacia: rivolgerti a un psicoterapeuta, rivolgerti a un coach psicologico, servirti di buoni manuali di auto terapia; possibilmente tutti orientati all’indirizzo cognitivo comportamentale.
EliminaSe deciderai per una di queste soluzioni, sappi che non avrai risposte, non c’è il meccanico che armeggia nel tuo cervello, semplicemente imparerai a conoscere te stesso/a e a cambiare con le tue forze.
http://www.addio-timidezza.com/2011/11/come-si-affronta-la-timidezza.html (come si affronta la timidezza e le altre forme di ansia sociale)
Ok, grazie
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