Tra le persone timide e gli ansiosi sociali in generale,
circolano diverse metacredenze che riguardano il rimuginìo e la ruminazione.
Queste metacredenze conferiscono a tali strategie del pensare sia valore di
utilità che di danno.
Ma cosa intendiamo con rimuginìo e ruminazione?
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Chierici Simonetta - labirinto |
Ambedue sono
strategie di auto regolazione cognitiva, attività persistenti di flussi o
catene di pensiero che insistono sullo stesso tema e che, nelle ansie sociali o
nei disturbi dell’umore, possono durare ore o anche giorni.
Mentre il rimuginìo è
rivolto a ciò che potrà accadere di lì a poco, nel futuro, o riguardante
giudizi negativi su di sé o sugli altri, la ruminazione è rivolta al passato o
al presente.
Ambedue implicano la critica a sé stessi oppure agli altri,
sentimenti di inadeguatezza, di fallimento.
In condizioni normali, rimuginìo e ruminazione hanno breve
durata e non tendono a ripetersi riguardo agli stessi eventi, così lasciano
spazio al problem solving, al superamento dell’esperienza negativa, a vivere il
presente. In pratica, possiamo dire che in tali casi la regolazione cognitiva
ha successo.
Ciò non accade nella timidezza, nelle altre ansie sociali,
nelle depressioni.
La differenza tra funzionalità e disfunzionalità di queste
strategie di regolazione cognitiva sta, sostanzialmente, nella quantità, cioè nella durata e nella frequenza.
Il rimuginìo o la ruminazione ansiosa sono come quei vecchi
elettrodomestici che consumavano una quantità industriale di energia elettrica,
o come la mia 600 del 57 che consumava 9 l di benzina a km!
Maggiore è il tempo dedicato a queste attività mentali,
maggiore è il livello di disfunzionalità e il danno che la persona procura a se
stessa.
In primo luogo, rimuginìo e ruminazione richiedono un grande
dispendio di energie mentali e psichiche.
Ciò perché gli sforzi di attenzione e
concentrazione confluiscono tutti in tale attività, perché inducono e
sorreggono il coinvolgimento emotivo e gli stati ansiosi, perché mantengono
attive, confermano e rafforzano, le credenze disfunzionali di base e secondarie.
Può sembrare una banalità, ma tu prova a fare qualcosa
qualitativamente di decente durante le tue attività ruminanti o rimuginanti. Ti
accorgerai che non riesci a essere parte attiva di una conversazione, che hai
difficoltà a seguire quel che sta dicendo la persona che sta parlando con te, che
si trasforma in un improbabile impresa quella di svolgere mansioni lavorative
con la qualità che occorre, che il tuo livello di distrazione dal presente è
elevatissimo, che non trovi soluzioni ai problemi che ti poni oppure che non ce
la fai a porle in essere, che i tuoi ragionamenti trovano delle difficoltà
nello svilupparsi, che sei assente rispetto a quel che accade intorno a te. È
il segno che non riesci ad avere altre energie psichiche e mentali sufficienti per
fare o pensare ad altro all’infuori del rimuginìo o della ruminazione.
Un secondo aspetto negativo di queste strategie di
regolazione cognitiva, quando sono disfunzionali, è che sono sorrette da meta
credenze (convinzioni che hanno le persone sulla propria mente, su ciò che essa
produce e sulle sue funzioni) che le valutano in negativo oppure in positivo, o
in ambedue i modi.
Le metacredenze positive sullo rimuginìo vertono sul tema
dell’utilità; ad esempio: “rimuginare mi aiuta a prepararmi”; “rimuginare mi
rende persona più profonda”; “rimuginare mi aiuta a non fare errori”; “se mi
concentro sulle cose negative sarò più pronto/a”.
Quelle negative vertono sui temi della incontrollabilità e
pericolosità.
Riguardo il primo aspetto, spesso prevale l’idea di una sua
natura automatica nel senso che sia fuori dal controllo dello stato cosciente.
In realtà, ruminazione e rimuginìo sono strategie di regolazione cognitiva
volontarie, siamo noi a decidere di farlo anche se, a furia di farlo in
continuazione, diventa un’attività abitudinaria e, dunque, abbiamo l’impressione
che sia un fenomeno automatico. Rimuginìo e ruminazione sono ragionamenti, non
pensieri precostituiti.
Il tema della pericolosità emerge soprattutto in merito
al danno che la mente possa subire, come ad esempio l’impazzimento.
Le metacognizioni negative riguardanti il rimuginìo e
ruminazione producono anche un altro problema che deriva dai tentativi di
reprimere o sopprimere tali attività auto regolative.
Si tratta di strategie
difensive destinate al fallimento: più si prova a reprimerle, più diventano un
chiodo fisso, e ciò va ad alimentare e rafforzare quelle meta convinzioni
negative sull’incontrollabilità di rimuginìo e ruminazione, aumenta il senso di
impotenza e di incapacità personale, stimola le emozioni dolorose
corrispondenti.
In precedenza ho più volte accennato all’auto regolazione
cognitiva. È bene con questa dizione si intende l’agire sulle operazioni
mentali, di scegliere se concentrarsi su certi stimoli escludendo altri, di
decidere di pensare o no a qualcosa, in pratica, se ricorrere o meno alle
proprie capacità mentali. Essa esercita il libero arbitrio, è una scelta, un
atto volontario e si esprime indipendentemente dal contenuto dei pensieri cui
si dedica.
In un certo senso, è il nostro modo di mettere ordine alle nostre
cognizioni in merito agli stimoli che ci pervengono, di valutare le nostre
esperienze e trarne insegnamento e indicazioni.
In conclusione possiamo riassumere dicendo che rimuginìo e
ruminazione delle persone psicologicamente disagiate hanno alti costi:
- comportano un elevato consumo e dispendio di energie psichiche e mentali;
- impediscono il problem solving;
- non permettono di vivere il momento presente;
- complicano la qualità delle relazioni interpersonali;
- inducono al ritiro sociale;
- permettono e rafforzano la persistenza delle sofferenze emotive;
- favoriscono l’aumento di frequenza e durata di queste stesse strategie auto regolative;
- operano come mantenimento dell’insieme di credenze disfunzionali;
- producono l’insorgenza di problemi di concentrazione e attenzione;
- non producono l’attuazione di soluzioni.
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