27 settembre 2017


La demotivazione è una condizione emotiva di natura cognitiva; scaturisce da una valutazione di assenza di soluzione, dall’emozione dello sconforto e dalla paura della sofferenza percepita come insopportabile. Ogni possibile tentativo appare vano.


Loic Allemand - n.t.
L’accumularsi degli insuccessi nelle interazioni sociali, la costante sofferenza con le proprie esperienze interne, l’insistenza nel rimuginìo e nella ruminazione sui temi e sulle vicende dolorose, mentali o sociali che siano, sono tra i principali fattori che favoriscono, da una parte, emozioni quali la tristezza, lo sconforto, la rassegnazione, la disperazione, la rabbia, da un’altra, rafforzano le idee di fallimento, nullità, d’incapacità, il pensiero di non vedere vie d’uscita.

Esperienze che, sia pure con diverse declinazioni, rintracciamo nelle forme depressive e nelle ansie sociali.


19 settembre 2017


SECONDA PARTE


“Preferisco non uscire perché se incontro qualcuno che mi conosce e mi chiede cosa sto facendo, poi dovrò dirgli la verità”. La verità, per questo ragazzo, sarebbe stata di dover dire che non faceva nulla e che stava solo tutto il giorno, e di ciò se ne vergognava.

Non avere lo stile di vita, che l’ansioso sociale presume hanno gli altri, è motivo di vergogna, si sente fuori dalle regole, ma si sente anche un minorato, un fallito, un essere di scarso valore, uno che fa pena, una persona che non potrà mai essere valutata positivamente.


Annette Schmucker - senza titolo.jpg
Vergognarsi per la propria condizione di sofferenza interiore è anche la testimonianza di un pressante bisogno di appartenenza sociale

Aspira ad appartenere a una qualche collettività e, quindi, desidera che la propria persona possa corrispondere a quel target di valori che ritiene siano quelli preferiti nel gruppo cui aspira di farvi parte.

La discrepanza tra il suo percepirsi nella vita reale e l’io che dovrebbe corrispondere ai valori presi a riferimento misura il suo livello di diversità e di lontananza dall’appartenenza sociale.


13 settembre 2017



PRIMA PARTE

Mi appresto a trattare un argomento alquanto complesso e ampio, per questo sarà diviso e distribuito in più parti come mia abitudine.
Per tanti sofferenti la propria ansia sociale è motivo di vergogna. Un aspetto che li accomuna alle persone depresse e a un po’ di individui con sofferenze biologiche.

Le ragioni della vergogna provata dagli ansiosi sociali, come anche dai depressi, sta probabilmente nel percepirsi inadeguati.

Annette Schmucker - senza titolo
In questo caso, l’idea dell’inadeguatezza abbraccia un vasto campo di significati e/o di rappresentazioni.

Un fattore che va osservato è che mentre l’altro è considerato persona normale, si ritiene che la propria persona non lo sia. 

L’ansioso sociale si sente un diverso.

Il problema è che questa diversità percepita genera un solco etico-morale tra l’idea della normalità e quella della anormalità così come valutate dalla soggettività dell’ansioso sociale.


5 settembre 2017


Essendo di natura cognitiva, la timidezza è innanzitutto sostenuta da credenze di base negative e, sostanzialmente, inconsce riguardanti, principalmente, la definizione di sé stessi. 

Ciò in termini di capacità di far fronte agli eventi con efficacia; abilità nell’interagire con gli altri; quanto si è interessanti o amabili come persona; avere, o meno, una difettosità innata.

Felice Casorati - l attesa
La persona timida percepisce questo senso di inadeguatezza soprattutto attraverso le emozioni della paura, i pensieri automatici negativi, le valutazioni in merito al susseguirsi delle esperienze conclusasi in modo insoddisfacente. 

Un insieme di fattori che, per un verso, alimenta il circolovizioso della timidezza, per un altro, produce la conferma e il rinforzo delle credenze di base disfunzionali, delle credenze strutturate derivate, sia le abitudini delle strategie di autoregolazione di natura metacognitiva.
Catturato in questo vortice, l’individuo timido ha sempre qualche timore che lo sovrasta.