7 dicembre 2017


Possiamo definire l’ansia da relazione uno stato angoscioso interno, caratterizzato da ansia, paura e preoccupazione, che scaturisce da previsioni negative riguardanti una relazione in essere o ipotetica, considerata “predestinata” e che ha come conseguenza una sofferenza considerata insopportabile o catastrofica per sé stessi.

Alex Alemany - s.t. 
Svariate possono essere le cause di questa forma di ansia sociale: possono riguardare le definizioni del sé o degli altri; essere riconducibili a esperienze dolorose di perdite o abbandoni; derivare da precedenti fallimenti; essere correlati a esperienze i cui esiti sono scaturiti da causali indipendenti dagli attori; la disposizione temperamentale a manifestare ansia e preoccupazione.

Ciò che accomuna i fattori attivanti dell’ansia da relazione è la memoria o l’idea della sofferenza.

Questa forma di ansia sociale è, generalmente, caratterizzata da una attività consistente di pensiero previsionale. 

Ovviamente, si tratta di previsioni che prefigurano scenari futuri negativi e che riguardano temi come l’abbandono, la perdita, il fallimento della relazione, l’insicurezza riguardo i sentimenti propri o dell’altro/a, la probabilità di tenuta del rapporto, l’idea di diversità tra gli attori, la mancanza di fiducia nel futuro, le capacità proprie o dell’altra/o a reggere nella relazione o a saperla gestire, il non sentirsi all’altezza, le qualità personali in termini di abilità, capacità e amabilità, le stesse qualità riferite all’altra/o.

In genere, si tratta di più fattori che si intrecciano e interagiscono tra loro.

L’ansia da relazione si caratterizza per la consistente preoccupazione che si manifesta nelle attività elaborative riguardanti qualità e durata del rapporto con l’altro/a, valore e sensatezza della relazione, opportunità dell’arco temporale, maturità degli attori.

La persona con ansia da relazione, vivendo una condizione di preoccupazione per il futuro del rapporto, si abbandona spesso al rimuginìo, alla ruminazione sugli incidenti occorsi con il/la partner. Può anche verificarsi un’intensa attività di controllo, per la quale l’ansioso sociale monitorizza l’altro/a alla ricerca di quegli elementi che possano essere ritenuti come segni premonitori di uno stato di crisi, di disaffezione, di tradimento, di ripetizioni di eventi o comportamenti negativi già vissuti con molta sofferenza in precedenti relazioni.

Per la verità, l’attività di controllo può anche essere rivolta verso la propria persona e, in questo caso, alla ricerca di quelle prerogative negative che si pensa di avere.

È chiaro che l’ansia da relazione implica una valutazione del rischio molto forte. La persona afflitta da questa forma di ansia sociale percepisce il rapporto che vive con l’altra/o a elevatissima probabilità di scioglimento.

La percezione del rischio collegato implica un sentimento di paura e preoccupazione non tanto per lo scioglimento della relazione in sé, quanto per la sofferenza che ne deriverebbe e che è vissuta quasi come insopportabile o catastrofica, ma anche per le condizioni susseguenti e che riguardano i temi della solitudine e del futuro affettivo della propria persona.

Nella storia di queste persone è quasi sempre riscontrabile la radice di un attaccamento insicuro o evitante. Chiaramente con un’infanzia in cui ci si è percepiti come non amabili o non attraenti, le credenze sul sé, che si sono formate in queste prime età e che nel corso degli anni sono state confermate e rinforzate, vertono su definizioni del sé che riguardano i temi della non amabilità, della non attraibilità, della difettosità, della inadeguatezza a vario titolo. Se pensiamo ai casi in cui l’infante ha percepito le figure di accudimento come distanti, disinteressate, respingenti, possono essersi formate credenze sul sé come soggetto incapace, inabile, difettoso, non amabile, ma anche definizioni dell’altro come non affidabile, da controllare, pericoloso. Di certo, il tema dell’inadeguatezza, nelle sue varie declinazioni, appare centrale.

La persona che vive l’ansia da relazione può trovarsi su un terreno scosceso su cui confliggono la sfiducia verso sé stessi e le proprie prerogative, la sfiducia verso l’altro/a, o ambedue i fattori.

Nel momento in cui non si ha fiducia nelle proprie qualità, il sentimento di inadeguatezza che si sviluppa spinge a previsioni negative circa il futuro della relazione di coppia che si vive e in cui il pensiero di proprie colpe, incapacità o inabilità, spinge verso un tema di fondo molto vicino a quello del fallimento personale. In questi casi l’altro/a è visto come destinato ad abbandonare il campo. 

Quando, invece, la sfiducia è nei confronti dell’altro/a, diventa più pregnante il tema dell’abbandono spesso, anche accompagnato dalla cocente conferma di quelle credenze che considera gli altri come soggetti non affidabili.

Nelle ansie da relazione il tema della perdita e dell’abbandono sembrano essere quasi un leitmotiv.


Il dolore della non appartenenza è, probabilmente, l’attivatore della paura di base di chi vive la relazione con ansia e preoccupazione. Il non appartenere implica inevitabilmente la sofferenza della solitudine, dell’emarginazione, della marginalizzazione, dell’idea del fallimento di sé come persona o del mondo sociale come consesso violento o inospitale.


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