C’è un legame molto stretto tra bassa autostima e timidezza,
la prima è una conseguenza dell’altra e hanno in comune un giudizio negativo di
sé.
L’autostima esprime il grado di fiducia nelle proprie capacità
e nei propri mezzi. Essa, dunque, ci dà la misura di quanto crediamo in noi
stessi, nelle nostre abilità a muoverci nell’ambito delle relazioni
interpersonali, nelle personali capacità di far fronte con efficacia a
determinate situazioni, eventi e comportamenti.
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Edvard Munch - autoritratto all'inferno |
La timidezza ci indica che avvertiamo un disagio psichico,
di natura cognitiva, che sussiste esclusivamente nel dominio delle interazioni
sociali.
Essa è caratterizzata dalla presenza dell’emozione della paura: del
giudizio negativo altrui, dell’insuccesso, del fallimento, dell’essere
inadeguati a vario titolo e in varie forme.
Dire che la timidezza è di natura cognitiva significa
indicare che le radici della sua formazione e i fattori della sua permanenza
nel tempo passato e nel presente sono da ricercare nell’insieme delle strutture
cognitive e, più in particolare, nelle definizioni del sé, degli altri e del
mondo inteso come consesso sociale (credenze di base); nei costrutti mentali
formatesi col fine di giustificare e dare senso attuativo alle credenze di
base, alle strategie mentali adottate per dare soluzione alle sofferenze
interne che si sperimentano nella vita.
Avere delle credenze disfunzionali negative sul sé che
definiscono la propria persona come soggetto inabile alle attività di
interazione sociale, come incapace a destreggiarsi nelle situazioni, come
persona non amabile o non attraente, come individuo con difettosità innate,
inducono a giudicarsi in tal modo ogni qualvolta una esperienza viene vissuta
con insoddisfazione, si conclude con un insuccesso, che ha conseguenze
indesiderate o viene valutata negativamente, sminuita nella sua reale valenza,
svalutata.
Detto in altri modi, una persona timida giudica
negativamente sé stessa in tutte quelle esperienze in cui tende a sminuire o
svalutare esperienze che vive anche quando sono positive o non negative, quando
si concludono in modo non corrispondente alla propria aspettativa.
Per un individuo timido, che nella vita ha già accumulato un
certo numero di esperienze fallimentari, ogni ulteriore insuccesso conferma e
rafforza tutto ciò che di negativo egli teme, percepisce o sente di essere.
Il pensiero auto giudicante, a un certo punto dopo tante
reiterazioni, finisce con l’essere o coincidere con un sentimento di disprezzo,
avversione, repulsione, a volte anche odio verso di sé. Il giudizio negativo su
sé stesso, in questi casi, è spietato, cattivo, esagerato, privo di
comprensione e di auto compassione.
Una delle conseguenze dannose dell’atteggiamento auto
giudicante e negativo è che non si riesce a operare una interpretazione
oggettiva dell’esperienza. I fatti sono vissuti emotivamente e non vengono
valutati nella situazione contestuale; si tratta di giudizi in cui i fattori
condizionali, l’imprevedibilità delle variabili, gli incidenti di percorso, la
casualità, l’occasionalità, non sono in alcun modo presi in esame.
Il pensiero auto giudicante non prende atto dei fatti
oggettivamente accaduti, tende solo a confermare la validità dell’auto
percezione storica di sé, a tramutare i timori, il sentirsi o il credersi in un
determinato modo, in prove dimostrative della veridicità del fatto che il
pensarsi in modo corrisponda automaticamente e necessariamente alla realtà.
Una modalità che funziona come conferma e rinforzo delle credenze di base dell’interno insieme degli schemi cognitivi disfunzionali.
Il pensiero auto giudicante testimonia la tendenza a fondere,
i fatti, le emozioni, i pensieri, in un indistinto tutt’uno.
Venendo a mancare
la distinzione di elementi così diversi tra loro, per appartenenza di dominio,
per caratteristiche, per funzione e scopo, l’esperienza finisce con l’essere un
semplice calderone in cui tutto si confonde in una massa informe.
Come ho già accennato all’interpretazione oggettiva si
sostituisce una interpretazione emotiva del reale che ha poca aderenza con la
realtà delle cose.
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