Quando una persona si trova a dover fronteggiare una
situazione, nella sua mente si attiva un processo articolato. Valuta il tipo di
situazione, gli strumenti che occorrono per destreggiarsi con efficacia, le
qualità proprie necessarie, le azioni da compiere.
Benché si tratta di una operazione complessa, l’intero
processo elaborativo può durare appena pochi istanti.
Generalmente, questo
svolgimento è gestito dai processi di valutazione automatica. La loro
automaticità già ci dice che le elaborazioni coscienti sono state bypassate,
saltate.
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Silvano Bruscella - interferenza |
I processi di valutazione automatica fanno riferimento a dati di
conoscenza, che possono anche essere schemi logici, e sono innati o appresi.
Nei casi di conoscenza appresa, solo quei processi di valutazione cui si fa
ricorso in modo abitudinario e, quindi, lungamente rodati, acquisiscono
carattere automatico, come accade per i pensieri automatici.
Ma torniamo al momento in cui bisogna fronteggiare il futuro
evento. Valutata la situazione e gli strumenti di cui si è bisogna, la mente
accede alla memoria contenenti le informazioni sul sé, cioè sulle definizioni
che riguardano sé stessi in termini di capacità a fronteggiare gli eventi con
efficacia, di abilità nell’interazione sociale, di amabilità e attraibilità,
quindi attiva le credenze di base.
Nella normalità tutto ciò non costituisce alcun problema, ma
quando ci troviamo di fronte a casi di timidezza e di altre forme di ansia
sociale, le cose diventano complicate e complicano la vita della persona.
L’intero processo non è altro che un insieme di pensieri che
si susseguono in modo tendenzialmente conseguenziale o che seguono, comunque,
una logica.
La parte del leone nei processi di valutazione automatica la
svolgono i pensieri automatici che, nelle persone timide, negli ansiosi
sociali, sono inevitabilmente di carattere negativo.
I pensieri automatici negativi, per proprie caratteristiche,
rispecchiano i valori contenuti nelle credenze di base, anzi, ne sono una loro
espressione al livello più prossimo a quello cosciente.
Rispetto all’esperienza che il soggetto timido sta per
vivere, i pensieri automatici puntano l’attenzione sulle qualità personali
negative e producono una stima di ciò che potrà accadere. Si tratta dei
pensieri previsionali che, ovviamente, non potranno che essere anch’essi
orientati a valutazioni pregiudizievoli.
Chiaramente, se le qualità proprie sono considerate
inadeguate e i pensieri previsionali presagiscono esiti negativi, l’individuo
timido si trova di fronte all’idea di andare incontro al patibolo.
Subentrano
le emozioni che, in questi casi, è fondamentalmente quella della paura. La
paura del fallimento, dell’insuccesso, della derisione altrui, del giudizio
negativo degli altri, di fare una brutta figura, di non essere all’altezza
della situazione, e così via.
È a questo punto che entrano in gioco i sintomi dell’ansia.
Dato che l’esperienza cui si sta pensando non si sta
verificando nel presente, poiché è collocata in una linea temporale futura, ci
troviamo di fronte all’ansia anticipatoria, cioè, si presenta in anticipo
rispetto all’evento che dovrebbe verificarsi.
Se la paura mette in guardia per la presenza di un pericolo,
l’ansia dispone l’organismo per la lotta o la fuga.
Il problema è che quando l’ansia si presenta in anticipo
rispetto al verificarsi dei fatti, talvolta persino di mesi come nel caso, a
esempio, di chi deve sostenere un esame, induce l’ansioso sociale a
comportamenti, di fuga o di lotta, nei tempi sbagliati.
Emozioni e sintomi dell’ansia inducono la mente a nuove
valutazioni. È la circolarità della timidezza: pensieri, emozioni e sintomi
d’ansia si innescano vicendevolmente.
Presentandosi in anticipo rispetto agli eventi che
dovrebbero verificarsi, l’ansia anticipatoria compromette non solo l’esperienza
che è ancora da vivere, ma anche l’intera fase di preparazione all’esperienza.
Ciò implica che nel periodo precedente l’esperienza, la persona timida ha già
messo in atto comportamenti non funzionali anche al momento presente.
A esempio, uno studente deve affrontare un esame fra tre
mesi e i cui pensieri previsionali presagiscono una bocciatura e/o il giudizio
negativo degli astanti, può essere spinto a procrastinare lo studio, o a
reagire con una difficoltà di concentrazione, a decidere che forse è meglio
rinviare l’esame a tempi successivi.
Nell’esempio proposto, lo studente applica un comportamento
di fuga che corrisponde al desiderio di evitare la sofferenza che potrebbe
derivargli dalla bocciatura o dei pensieri negativi altrui o dalle loro
conseguenze.
Dunque, l’ansia anticipatoria innesca una serie di eventi
interiori e scelte comportamentali capaci di decretare l’insuccesso o l’evitamento
di una esperienza ben prima ancora che giunga il momento di fronteggiarla.
Già il fatto di avvertire emozioni di paura e sintomi d’ansia,
può indurre la persona timida a ritenere che essi sono dimostrativi di una
personale inadeguatezza confermando, così, la validità dei propri schemi
cognitivi disfunzionali.
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