L’astrazione selettiva si verifica quando il ragionamento
valutativo poggia la propria elaborazione su un singolo o pochissimi dettagli
traendone una regola generale, senza prendere neanche in considerazione
l’insieme degli elementi che vanno a costituire il fatto reale. In pratica è
fare di tutta un’erba un fascio.
L’astrazione selettiva è un tipico modello processuale del
pensiero di tutte le forme di ansia sociale, quindi, anche della timidezza.
A dire il vero, è molto diffuso anche tra le persone esenti
da forme di disagio psichico, tuttavia, nelle ansie sociali assume livelli tali
da compromettere, in modo significativo, la qualità della vita relazionale.
C’è anche una differenza sostanziale nel ricorso all’astrazione
selettiva tra l’ansioso sociale e chi non lo è.
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Federica Gionfrida - una cosa sola |
Nella normalità essa è, più che altro, frutto del
comportamento appreso, dell’ignoranza, della mancanza di idee, delle
valutazioni frettolose o superficiali, oppure di atteggiamenti mentali
strumentalizzanti; nelle ansie sociali nasce da un condizionamento delle
cognizioni di base sul sé, sul sé-con gli altri e sugli altri.
Ma facciamo alcuni esempi:
“Al congresso mentre parlavo sono arrossito, che
fallimento!”; “Non ho superato l’esame, non valgo proprio niente”; “mi ha detto
che non è interessata/o a me, sono una persona che non ispira amore”; “oggi ho
commesso un errore, sono proprio una nullità”.
Percependosi, o essendo convinta di essere inadeguata, la
persona timida tende a escludere sistematicamente, dalla valutazione
dell’esperienza vissuta o futura, tutte le ipotesi che non confermano le
proprie credenze sul sé, sugli altri o sul consesso sociale.
In parole povere, se l’individuo timido pensa di essere
inadeguato, tutte le ipotesi interpretative e di valutazione devono validare
l’idea del sé incapace, o inabile, o non amabile, o difettoso.
Questo processo mentale escludente un ampio ventaglio di
configurazione del reale facilita e comporta l’adozione abituale di sistemi logici irrazionali e disfunzionali.
Il timido, demotivato, rammaricato e sfiduciato da una
storia personale di insuccessi nell’interazione sociale, si convince sempre di
più di avere qualcosa che non va nell’interezza della sua persona; finisce così
con l’essere risucchiato da sequenze di pensieri estranianti, negativi e
previsionali; si perde nei propri pensieri astraendosi dalla vita reale, dal
qui e ora.
Questo comportamento mentale lo stabilizza nell’alveo del
pensiero negativo che diventa abituale e, quindi, caratteriale.
Avendo acquisito questa “assuefazione” prammatica nell’esclusione
delle ipotesi interpretative e valutative di segno neutro o positivo, l’ansioso
sociale si ritrova automaticamente ad avere un ristrettissimo campo di
soluzioni.
L’astrazione selettiva più che essere una scelta logica appare
come l’inevitabile sbocco di processi elaborativi condizionati, “forzati” da
sistemi cognitivi disfunzionali e abitudini del comportamento mentale divenute,
oramai, automatiche.
Possiamo dire che l’astrazione selettiva nelle ansie sociali
nasce dal pensiero emotivo tutto rivolto a una valutazione negativa del sé, del
sé-con l’altro e degli altri.
Questo stile di pensiero disfunzionale tralascia l’aspetto
complessivo della realtà, quindi, gli elementi contingenti, i mezzi oggettivi
disponibili, le causali dialettiche e relazionali, le peculiarità dell’oggetto
della valutazione, i fattori emotivi e/o stressanti, i fattori ambientali,
eccetera.
È sufficiente un banale errore di percorso perché, solo in
base a questo, vengano determinante valore e qualità di una persona (in genere,
la propria).
Nelle astrazioni selettive, le specificità acquisiscono carattere
generale, inglobando l’insieme delle componenti che definiscono una persona,
per cui una circoscritta e precisa incompetenza o inadeguatezza, diventa una
incapacità o inabilità o minorazione che coinvolge l’individuo nella sua
interezza.
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