PARTE 1 di 3
Le emozioni, la manifestazione più sentita dei disagi e
delle sofferenze interiori (ma anche del piacere), sono l’espressione di
processi biologici e mentali alquanto complessi.
Per capirci qualcosa, è utile un viaggio esplorativo nel cervello delle specie animali partendo dai processi evolutivi che lo hanno interessato.
Per capirci qualcosa, è utile un viaggio esplorativo nel cervello delle specie animali partendo dai processi evolutivi che lo hanno interessato.
Ma prima sfatiamo un mito. Comune, a tutte le forme di vita
animale (persino vegetale) comprese quelle unicellulari o pluricellulari elementari,
è l’impulso a esistere e sopravvivere: la “volontà” di vivere non è una
prerogativa esclusiva delle forme di vita provviste di cervello: esiste in ogni
forma di vita biologica.
L’evoluzione del cervello e sue funzioni
Il cervello comincia a formarsi con la comparsa di forme di
vita pluricellulari complesse che per sopravvivere e adattarsi all’ambiente
avevano bisogno di un sistema regolatorio per il funzionamento ottimale
dell’organismo.
Anche il cervello fa parte del corpo e, come vedremo più
avanti, pure la mente. Le peculiarità del cervello stanno semplicemente nel
fatto che questo è costituito da cellule che svolgono un ruolo particolare e
che producono funzioni che sembrano non appartenere al mondo materico, ma a
qualcosa di diverso, tanto che l’abbiamo chiamata mente.
Uno dei fattori che caratterizzano il cervello è il fatto
che è dotato di sistemi, detti “motivazionali”, le cui finalità sono quelle di rispondere
efficacemente ai bisogni dell’organismo, accrescere le capacità di adattamento
all’ambiente e, quindi, di aumentare le possibilità di vita.
In linea generale, possiamo suddividere il cervello in tre
parti, ciascuna delle quali, corrisponde a diverse macro fasi evolutive dell’organo.
Nella descrizione del cervello trino, queste parti sono chiamate rettiliano,
limbico e neocorteccia.
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Cervello trino |
Il cervello limbico, rappresenta il secondo macro stadio
evolutivo. Questo è la sede di nuclei cerebrali come l’amigdala, il grigio
periacqueduttale, il talamo, l’ipotalamo, la corteccia cingolata, il corpo
calloso, eccetera.
La comparsa del cervello limbico coincide anche con lo
sviluppo della memoria e dell’apprendimento.
È in quest’area che si formano
le emozioni che vanno intese come un “sentire fisico”.
Panksepp [1] le chiama sentimenti
grezzi, Damasio [2] le chiama emozioni primordiali. Si tratta di emozioni che
vengono avvertite senza che vi sia consapevolezza e/o capacità di descrizione,
sono “sensazioni” che si avvertono e basta.
Il cervello limbico è presente negli uccelli e nei
mammiferi: tutti questi animali provano emozioni.
Col cervello limbico cominciano a formarsi le prime forme del sé, che Damasio chiama proto sé e sé nucleare. Questi
costituiscono un “sé materiale”. Non si tratta di un sé pensante, tuttavia nel
mondo animale si acquisisce la capacità di percepirsi come entità individuale,
proprietaria di un corpo.
Sia i sistemi motivazionali, sia le emozioni che si attivano
nell’area limbica del cervello, sono processi automatici. Vanno considerate
come disposizioni innate.
Per attivarsi non hanno alcun bisogno (e infatti non
accade) di una mente pensante, di processi di elaborazione cognitiva, di una
condizione cosciente e consapevole del sé come attore e come testimone. Tutte
queste attività sono assolutamente non coscienti.
Ciò significa che un animale il cui sviluppo del cervello si
è fermato al livello limbico pur provando una emozione non sa né come, né
perché la sta provando, obbedisce semplicemente all’istinto e ne prova la gioia
o il dolore.
Con l’apprendimento e la memoria viene a determinarsi quella
che viene chiamata conoscenza implicita.
Si tratta di disposizioni e conoscenze
in parte innate, quindi trasmesse geneticamente, in parte acquisite per
apprendimento. Anche i sistemi motivazionali possono essere considerate
conoscenze implicite.
La conoscenza implicita non è, dunque, una conoscenza
cosciente. Anch’essa è da considerare il risultato di processi di memoria che
funzionano in modo automatico.
Con la neocorteccia, che è lo strato più esterno del
cervello caratterizzata dalla tipica superficie che fa pensare alla noce,
entrano in gioco nuovi sistemi motivazionali, e la capacità di elaborare,
sovrintendere e gestire le emozioni, e la costruzione di strutture di
significato.
É con la neocorteccia che la coscienza acquisisce capacità
descrittiva e viene a formarsi quello che Damasio chiama “sé autobiografico”,
cioè la percezione di un sé come protagonista e testimone, capace di dare
significato alle esperienze e di sviluppare un linguaggio semantico.
In ogni fase evolutiva, successiva a quella precedente, i
sistemi motivazionali e le funzioni cerebrali preesistenti vengono “sottoposti”
all’azione o al coordinamento dei nuovi nuclei e aree cerebrali che si sono
formate, anche se non è così in tutti i casi. Si può dire che a ogni fase
evolutiva, il cervello perfeziona le proprie funzioni aumentandone la
complessità ma anche l’efficienza nel gestire l’organismo vivente sia in
termini di funzionamento interno, sia in termini di adeguamento e interazione
con l’ambiente in cui vive.
Tuttavia, le funzioni svolte dalle parti primitive del
cervello non sono soppresse, continuano a svolgere il proprio ruolo, con la
differenza che nei processi cerebrali attivati intervengono anche le attività
svolte dalle aree evolutivamente più recenti. Ciò è reso possibile grazie una
fitta e complessa rete di comunicazione tra le diverse aree del cervello.
Non esistono attività cerebrali, come ad esempio le
emozioni, che non siano il risultato dell’azione combinata e sincronizzata di
diverse aree e nuclei del cervello. In breve, non esistono localizzazioni
precise e uniche delle manifestazioni cerebrali. Ciò vale anche per le emozioni,
così come per la memoria.
L’aumentata complessità e potenzialità acquisite con la
formazione della neocorteccia ha sempre il fondamentale scopo dell’adattamento all’ambiente
e l’accrescimento funzionale dell’organismo vivente: questo è un assunto da
tener sempre presente: cervello, mente e cognizione non sono un capriccio della
natura, sono strutture e processi che hanno lo scopo omeostatico, di servire l’organismo.
Lo sottolineo ancora: la funzione fondamentale del cervello
è l’omeostasi, quindi il mantenimento in uno stato ottimale dell’organismo
biologico vivente. In breve, il mantenimento in vita nella migliore delle
condizioni possibili.
Lo scenario che si è venuto a presentare già a partire dallo
sviluppo dell’area limbica, vede l’emergere della mente (che però è molto
diversa da quella a cui pensiamo oggi) e, successivamente, della coscienza
quando, come dice Damasio, il sé affiora alla mente.
Mente, coscienza, apparati motivazionali e il sé non sono
“entità”, ma processi: Immani e complessi insiemi di sistemi, e sistemi di
sistemi, che interagiscono tra loro.
[1]
Jaak Panksepp, Lucy Biven “Archeologia
della mente” Raffaello Cortina editore 2014
[2]
Antonio Damasio “Il sé viene alla mente” Adelphi 2012
Salve Luigi,
RispondiEliminanon so dove hai preso l'immagine un po' stilizzata del cervello. L'ha disegnata mio figlio Giovanni Spadaro. La trovi anche nel mio libro Costellazioni e Sistema Gemellare - di Psiche 2 Torino uscito nel 2016.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaCarissima,
EliminaNon so quale sia l'autore. Di queste immagini ce ne sono a iosa nel web, è da lì che l'ho presa (la trovi qui: https://www.studiocognitivista.it/la-psicoterapia-senso-motoria/cervello-trino-1/). Invece, le immagini di dipinti di artisti viventi chiedo l'autorizzazione a pubblicare all'autore, per una questione di correttezza. Se questa cosa ti da fastidio, la elimino.
A parte tutto ciò, trovo interessante l'argomento che tratti nel tuo libro.
Intanto, cosa pensi di questo articolo e degli altri correlati?