28 dicembre 2018


“Non mi so esprimere”; “non riesco a esprimermi come vorrei”; “non sono mai cosa dire”; “anche se inizio a dire qualcosa, poi non so come continuare”; “non so parlare”.
Sono alcune delle frasi che sento pronunciare da persone timide o ansiosi sociali che vivono il problema di non riuscire a comunicare con gli altri in modo funzionale.

La timidezza è un disagio sociale che vede coinvolti, in un processo circolare, i sistemi emotivi e quelli cognitivi. Sappiamo anche che emozioni e cognizioni si condizionano vicendevolmente.

Edward Hopper - s.t.
I processi circolari messi in moto dalle attività di pensiero e dalle emozioni finiscono col condizionare anche quelli che vengono chiamati sistemi motivazionali.

Riguardo al tema che stiamo per trattare, i sistemi motivazionali coinvolti sono quelli dell’intersoggettività e quello della ricerca (detto anche dell’esplorazione).

Tutto ciò significa che nella mente di una persona timida, che si trova a vivere una situazione ansiogena, entrano in gioco una serie di fattori concomitanti:



Componenti che producono uno stato di inibizione ansiogena che sfocia, da una parte, in una attenzione centrata su sé stessi, in particolare, sulle proprie presunte inadeguatezze, che assorbendo gran parte delle energie psichiche, riducono la capacità di concentrazione e di espressione; per un’altra parte, in comportamenti disadattivi come il ritiro sociale, l’impaccio, la difficoltà di comunicazione.

Una delle più importanti conseguenze, nel dominio dell’interazione comunicativa, è il mancato ricorso alle abilità sociali. Fatto, quest’ultimo, che impedendo l’esercizio alla comunicazione e all’espressione verbale delle emozioni, produce anche il mancato apprendimento di nuove modalità espressive.

In particolare, il ritiro sociale si manifesta con l’evitamento delle relazioni interpersonali e, nei casi in cui si prova a partecipare a situazioni di interazione, in comportamenti come l’estraniazione mentale, la dissociazione dal momento presente, l’ammutolirsi nelle situazioni di conversazione ed espressione di emozioni e pensieri.

Il comportamento evitante si sviluppa ben presto in quanto il susseguirsi e l’accumularsi degli insuccessi nell’interazione interpersonale induce sentimenti di incapacità e demoralizzazione.

C’è, poi, il mancato apprendimento di modelli relazionali e di espressione che possono verificarsi sin dalla tenera età.

A favorire lo sviluppo di tutti questi fattori critici concorre in maniera fortemente determinante un deficitario rapporto con le figure di riferimento (genitori e accudenti) che si manifestano già dalla nascita: cosa che si verifica quando i genitori hanno comportamenti assenti o distratti; quando hanno, a loro volta, comportamenti disadattivi e/o ansiosi; quando l’ambiente familiare in cui si cresce è anassertivo; quando la comunicazione genitore figlio/a è ipercritico, induce a sensi di colpa, di imperfezione, di incapacità.

In un ambiente familiare inadeguato il bambino forma, nella propria mente, credenze sul sé o sugli altri di segno negativo. 
Credenze che influiranno pesantemente nella vita relazionale del bambino e, successivamente, dell’adulto.

Un altro problema che impedisce una comunicazione efficace è l’inibizione o l’insufficiente attivazione del sistema motivazionale della ricerca. Questa demotiva la persona timida a vivere esperienze e, quindi, ad azioni di apprendimento attivo.

Tuttavia, bisogna tener conto che l’espressione verbale delle emozioni, le modalità di relazionamento e l’uso della comunicazione verbale, sono abilità che possono essere apprese in qualsiasi periodo della vita. Quel che serve è attenzione ed esercizio.

La mancata pratica delle abilità comunicative, verbali e/o non verbali, comporta una inevitabile difficoltà qualora si volesse comunicare in modo efficace; ciò perché una persona timida, che per lungo tempo non ha esercitato le abilità sociali in possesso (o non le ha apprese), non è “allenata” a farlo. È per questo che l’esercizio alla comunicazione è di fondamentale importanza per comunicare verbalmente (o in modo non verbale) in maniera efficace.

È ovviamente scontato che un individuo timido che intende apprendere a esprimersi in maniera funzionale all’interazione interpersonale sconta una inevitabile difficoltà nei primi mesi di apprendimento. Ciò implica che oltre all’esercizio occorre anche la perseveranza necessaria per superare le difficoltà iniziali.




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