1° PARTE
Cosa sono i sistemi motivazionali
Gli animali provvisti di cervello sono dotati di sistemi
motivazionali che hanno la funzione di indurre l’organismo a generare impulsi
ad agire (all’intenzione) per il raggiungimento degli scopi omeostatici di
natura corporale, riproduttiva, sociale.
Questi impulsi si manifestano in forma di scariche elettriche, in tal caso c ‘è trasmissione di informazioni tra aree e nuclei del cervello, o col rilascio di sostanze chimiche endogene (dopamina, adrenalina, serotonina, ossitocina ecc.) e ciò procura “affetti” ed emozioni.
I sistemi motivazionali sono “disposizioni” innate, insite nella natura animale, li acquisiamo geneticamente e agiscono come sistemi automatici.
La loro automaticità sta già a indicarci che essi si attivano a prescindere da processi elaborativi cognitivi.
In termini pratici, per comprendere cosa siano i sistemi
motivazionali, vi basti pensare agli impulsi istintivi.
Tuttavia, essi possono modificarsi per effetto di perturbazioni ambientali stabili o reiterati nel tempo. Con l’avvento delle emozioni e, successivamente, della coscienza cognitiva, tali modificazioni possono avvenire anche per effetto delle attività reiterate del pensiero e delle emozioni. Non solo pensieri ed emozioni possono modificare i sistemi motivazionali (ma solo con reiterazioni durante lunghi periodi di tempo), ma possono anche inibirli.
Non è un caso che i sistemi motivazionali evolutivamente più recenti, emersi con lo sviluppo della neocorteccia cerebrale, sembrano essere il risultato dell’affermarsi di stili sociali complessi come lo sono quelli comparsi nelle aggregazioni umane già nella lontana preistoria, oltre 10.000 anni fa.
Infatti, i sistemi più recenti riguardano l’intersoggettività che si sviluppa parallelamente allo sviluppo del sé che diventa autobiografico, della coscienza cognitiva e alla nascita del linguaggio come rappresentazione della conoscenza.
Essendo dei generatori di impulsi, i sistemi motivazionali sono anche alla base dell’insorgere degli affetti. Anzi, gli affetti sono la loro manifestazione esplicita.
È bene qui fare qualche precisazione. Quando si parla di affetti, non ci si riferisce solo a quelle comunemente intese come emozioni; per intenderci e fare qualche esempio, anche avvertire appetito o sete è un affetto. Dunque gli affetti sono sensazioni, un “sentire”.
Gli affetti sono di diversa tipologia a seconda che intervengano nella sola gestione corporea o anche in ricezione o risposta a stimoli esterni. Queste sono suddivisibili in tre categorie: omeostatici (fame, sete, ecc.), sensoriali (piacevolezza, spiacevolezza, dolce, salato, ecc.), emotive (intenzioni in azione: paura, rabbia, ecc.).
Gli affetti sono disposizioni di azione. La loro funzione è quella di indurre a comportamenti finalizzati.
Nelle tre parti di questo articolo farò riferimento, principalmente, agli affetti emotivi che sono quelli che ci interessano da vicino.
Riassumendo sinteticamente, i sistemi motivazionali producono
impulsi per agire e generano le emozioni; queste ultime sono impulsi
all’azione.
Gli affetti, quindi anche le emozioni, sono raggruppabili in due categorie di base che corrispondono al piacere (ricompensa o premio) o alla sofferenza (punizione o dolore).
All’attivazione di un sistema motivazionale corrispondono specifiche emozioni che variano a seconda se il bisogno è stato soddisfatto o no.
Il soddisfacimento delle necessità procura sensazioni di benessere (piacere); quest’ultime, pertanto, sono particolarmente ricercate e perseguite tanto da spingere il neurobiologo Panksepp a parlare di “dipendenza dal piacere”; viceversa le sensazioni di malessere (punizione, dolore, sofferenza) scaturiscono dal mancato soddisfacimento.
Giacché gli scopi, che sono dietro alla funzione dei sistemi motivazionali, sono innati, automatici e inconsci, il fine strutturale perseguito dall’uomo o dall’animale è quello del piacere. In quest’ottica si può comprendere questa sorta di “dipendenza” dal piacere.
In altre parole, ogni forma di vita persegue gli scopi omeostatici, di riproduzione, o altro perché il loro raggiungimento gli procura forme di piacere.
Questa, possiamo dire, è la grande “geniale invenzione” del processo evolutivo delle specie: Per far sì che l’essere vivente persegua gli scopi di preservare sé stesso, la propria specie e di migliorarne le condizioni, il nostro sistema genetico ha generato i sistemi motivazionali e, per indurre a perseguirli, li ha accompagnati con gli affetti primari di base, il piacere (o ricompensa) e la sofferenza (o punizione).
In pratica, la ricerca del piacere ci fa raggiungere gli scopi necessari all’organismo nel suo insieme (mente-corpo). Se il DNA fosse una persona, potremmo dire che è senz’altro furbo.
0 commenti:
Posta un commento
Grazie per il commento