Abbiamo visto, nei precedenti articoli che uno schema cognitivo è un insieme di cognizioni correlate da uno stesso tema e in una sequenza gerarchica, logica e sequenziale.
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Chierici Simonetta - labirinto |
Ma vediamo la loro struttura. Le prime a essere attivate sono le credenze di base che la mente richiama dalla memoria. Queste indirizzano il filo logico dello schema cognitivo.
La mente che fa sempre riferimento alla memoria, ricerca altri pensieri associati alle credenze di base e, in particolare, a regole del pensare e modelli comportamentali prefigurati che dovrebbero indurre ad azioni coerenti con i contenuti delle credenze di base stesse.
Poi si attivano le credenze intermedie correlate. A questo punto, la mente ha a disposizione il quadro generale delle informazioni riguardanti le qualità personali possedute e come utilizzarle. La mente può cominciare a valutare la situazione topica che deve fronteggiare.
Successivamente, entrano in gioco i pensieri automatici che operano una rapidissima sintesi dello stato delle cose, una specie di riassunto. Dopo di che, i pensieri automatici assumono il ruolo previsionale. Non necessariamente quelli automatici sono pensieri in forma verbale, possono anche essere immagini e scene animate, anche queste mentali.
Questo processo neurale, soprattutto nei soggetti ansiosi, è sostenuto da stili del pensare, che insistono sull’indugiare su scene e pensieri fissi, quasi come un disco rotto, che riguardano il futuro previsto o esperienze del passato. Si tratta del rimuginìo, della ruminazione, della preoccupazione, attività del meta pensiero di cui ci occuperemo in successivi articoli.
Data la natura pressocché inconscia delle sue componenti, lo schema cognitivo non si presenta mai allo stato cosciente in termini di consapevolezza delle causali scatenanti reali e, quindi, della sua origine.
Si tratta, pur sempre, di processi automatici che, in quanto tali, non abbisognano di elaborazioni articolate del pensiero cosciente consapevole.
Ma facciamo un esempio di schema cognitivo. Alceste desidera approcciarsi a una donna di cui vorrebbe godere di attenzione e amore. La intravvede a distanza che procede verso di lui. Si attiva una sua credenza di base che lo definisce come persona incapace a fronteggiare situazioni ed eventi.
Una credenza intermedia che la sua mente ha sviluppato gli recita il pensiero che bisogna essere perfetti se si vuole riuscire nella vita.
Nella sua mente balenano veloci alcuni pensieri automatici: “non ci so fare…dirò qualche stronzata o farò qualche gesto assurdo…magari arrossirò come un peperone…farò una gran figura di merda…penserà che sono uno sfigato e mi respingerà”.
Un altro pensiero automatico previsionale si affaccia nella sua mente. “come farò a farmi vedere ancora da lei, dopo questa figuraccia? Che diranno gli amici di me? Sarò il loro zimbello.” Gli balza alla mente un’altra credenza intermedia, una assunzione. “mai far cose che non si sanno fare”.
Quest’ultima è una assunzione che in certi casi può aver senso logico, ma in altri è del tutto fuori luogo. Alceste la applica in modo sistematico e meccanico.
Altri pensieri automatici si presentano nella mente, è una immagine mentale fissa. Una immagine in cui c’è lei che lo guarda schifata. Una immagine che non vuol scomparire dalla sua mente, ce l’ha davanti agli occhi come se fosse perenne.
Ecco questo insieme di sequenze mentali di pensieri e immagini, sono l’espressione di uno schema cognitivo.
Dopo tutto questo processo, che può essere durato anche solo pochi istanti o minuti, Alceste decide di non agire. Non si approccerà a lei.
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