Spesso la dizione “ansia sociale” è utilizzata come sinonimo di fobia sociale, ciò perché la fobia sociale è caratterizzata da un’ansia particolarmente intensa.
In verità, l’ansia sociale è una categoria che raggruppa un insieme di disagi e disturbi che hanno in comune due fattori basilari: L’ansia e la problematica dimensione interpersonale.
Per rendere l’idea di cosa stiamo parlando, basti chiarire che in tale categoria sono annoverate, tra le altre, le varie forme di timidezza, le forme di fobia sociale, l’ansia da esposizione, l’ansia da esame, l’ansia da relazione, l’ansia da prestazione.
Tutte le forme di ansia sociale sono di natura cognitiva.
Esse si formano, in genere, nell’arco temporale che va dalla nascita alla prima adolescenza, quando l’essere umano costruisce il suo sistema di credenze, di base e intermedie, in relazione alla definizione di sé, di sé con gli altri e degli altri.
Tuttavia tendono a emergere, col suo carico problematico, durante l’adolescenza quando è in formazione la nuova identità che subentra a quella fanciullesca.
Il bisogno di una vita sociale, di appartenenza a un gruppo in cui riconoscersi e da cui essere accettati, fanno sì che le credenze di base e quelle intermedie, influiscono sul modo di approcciarsi agli altri, sia nei comportamenti, sia nella comunicazione.
Queste credenze restano “silenti” nell’infanzia e nella fanciullezza in quanto non sono ancora sviluppate le capacità critiche e di analisi oggettive degli input che pervengono al soggetto dall’esterno. Infatti, il bambino non è in grado di valutare compiutamente e in modo approfondito i messaggi delle persone accudenti (soprattutto in ambito familiare) e dai suoi primi ambienti sociali (in primo luogo, la scuola e le amicizie bambinesche).
Una giovane persona in cui si sono formate credenze su di sé che lo inducono a considerarsi incapace o inabile socialmente affronta le esperienze sociali con ansia e paura. Fattori, questi ultimi, che producono l’inibizione ansiogena.
La paura di un insuccesso relazionale induce il/la ragazzo/a ad avere comportamenti eccessivamente misurati e ad avere pensieri automatici previsionali tutti di segno negativo. L’effetto di questi pensieri previsionali automatici e negativi, sono devastanti.
Il timore dell’insuccesso spinge a comportamenti evitanti o inefficaci e ciò perché il soggetto vuole evitare che si verifichi ciò che ha previsto nei suoi pensieri.
L’inibizione ansiogena che subentra provoca dimenticanze, difficoltà nel ricorso alla memoria, difficoltà di concentrazione, ridotta o eccessiva mobilità fisica.
L’ansioso sociale è preda di un mix di paura, pensieri automatici negativi, sintomi ansiogeni. Elementi che si intrecciano e interagiscono tra loro e si influenzano reciprocamente.
Col sommarsi degli insuccessi, l’ansioso sociale si convince sempre più della validità delle credenze negative e disfunzionali che ha. La conseguenza di ciò è che le credenze che sono inconsce vengono trasferite anche al livello cosciente rendendo ancora più radicata e pervasiva la propria condizione di ansioso sociale.
Le credenze negative vengono confermate e rinforzate. A peggiorare il quadro ci sono i meta pensieri, soprattutto nelle loro forme del rimuginìo, della ruminazione e della preoccupazione. Queste attività meta cognitive favoriscono l’instaurarsi di stili del pensare, di modi del ragionamento riguardante sia la valutazione delle esperienze e la previsione di eventi sociali futuri che vedono la persona stessa coinvolta, sia la valutazione di sé.
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