4 novembre 2019


Il pensiero si origina nell’area corticale del cervello, tuttavia, subisce le influenze delle emozioni che, invece, sono appannaggio dell’area limbica. Ciò perché le due aree cerebrali hanno un continuo scambio reciproco di informazioni e si condizionano vicendevolmente.
Antony Williams - Emma

Quando gli stati emotivi sono predominanti, la mente raccoglie gli stimoli emozionali e ne fa i leit motiv portanti sulla base del quale elabora e produce il pensiero.


Se non esistessero le emozioni, il pensiero sarebbe solo ed esclusivamente razionale e oggettivo. Ciò perché l’area corticale che elabora le informazioni è, per sua natura, razionale.


Ma la mente elabora tutte le informazioni che le pervengono, quindi anche le emozioni.


Bisogna, però, distinguere tra oggettività e logicità del pensiero. Ogni pensiero è sempre un processo logico ma, un processo logico non è necessariamente oggettivo.

Questo dipende dal fatto che la mente esercita la sua funzione elaborativa sulla scorta delle informazioni che riceve o raccoglie. Se le informazioni sono errate, inadeguate, false, mancano di alcuni elementi, il processo logico, suo malgrado, produce una elaborazione difettosa, errata, inesatta: non è la logicità a venir meno, sono le informazioni che inducono all’errore.

Faccio un esempio semplice. Se un matematico assume 7 come valore del prodotto 3 x 2, anziché 6, tutti i suoi calcoli che contengono tale prodotto, assumendo il valore 7, produrranno un risultato errato: egli ha applicato la logica ma le informazioni che ha utilizzato sono sbagliate.


Ecco perché sarebbe preferibile di parlare di pensiero oggettivo anziché di pensiero logico o razionale.

L’oggettività è lo stato delle cose così come sono nella realtà. 

La razionalità o la logica stanno nel dominio del ragionamento che poggia le sue elaborazioni sulle informazioni di cui è in possesso.

Quando si è sotto l’influsso delle emozioni, la mente è oggetto di un bombardamento di informazioni emotive che non sono razionali, oggettive. 


Io ho una tremenda paura dei ratti, se ne vedo uno, la mia mente pensa che posso essere morso e contrarre una tremenda malattia Anche se il ratto se ne sta per fatti suoi e non mi caga minimamente e anche se rientra nella sua tana per fuggire al rischio di scontrarsi con me, giro alla larga comunque. La mia valutazione oggettiva sulla portata del reale pericolo che magari non esiste più (il ratto è andato via) va a farsi benedire, ha prevalso il ragionamento fatto sulla mia paura del ratto.


Esistono, dunque, due modalità di pensiero, quello oggettivo e quello emotivo.




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