Quante volte si dice “lui/lei ha quel carattere…”; “ha un cattivo/buon carattere”; “è così di carattere”?
Il carattere ci appare come il tratto distintivo del comportamento (ciò che si fa e quel che si dice) di una persona. In effetti, è proprio così.
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Mariarita Renatti - senza titolo |
Tuttavia il carattere non è una prerogativa innata dell’individuo; non è di natura genetica e, quindi, non si eredita nemmeno. La sua origine ha a che fare con la dimensione interpersonale. Quest’ultima si intreccia col sistema cognitivo, la storia emozionale, il temperamento, l’ambiente relazionale.
La formazione del carattere è Mariarita Renatti - senza titoloculturale e comportamentale.
Parte dei tratti caratteriali sono appresi attraverso l’interazione sociale familiare o extra familiare, ma una gran parte sono il risultato di reazioni psicologiche ed emotive alle esperienze vissute e che si sono storicizzate. Fattori tipici di quest’ultimo aspetto, sono il ritiro sociale, l’evitamento, le scene mute, l’estraniazione, la scontrosità, la ritrosia, le reazioni nervose, la spacconeria, la presuntuosità.
Tuttavia, non sono le esperienze o i comportamenti isolati, una tantum, a determinare la formazione del carattere; questo abbisogna di comportamenti e atteggiamenti mentali reiterati più e più volte.
Una reiterazione che trasforma determinati comportamenti e stili del pensare, in abituali, tali che questi vengono ripetuti in modo automatico.
L’automaticità dei comportamenti e degli approcci mentali fa sì che questi sfuggono alla consapevolezza dello stato cosciente. La persona non ha conoscenza dell’origine profonda e delle causalità che producono i tratti caratteriali personali.
Dunque, si definisce carattere l’insieme dei comportamenti abituali.
Da tale definizione si evince che un tratto caratteriale, essendo abituale, è suscettibile di modificazioni e, questo, è ancor più vero per i comportamenti abituali appresi, in quanto è sempre possibile apprendere nuovi comportamenti e accantonare quelli superati.
Benché la personalità sia una sintesi tra temperamento, carattere e sistema culturale, modificare un carattere non significa e non implica l’automatica alterazione della personalità che è cosa ben diversa: carattere e personalità non sono sinonimi.
Modificare tratti del carattere significa semplicemente adattare il proprio comportamento agli scopi e ai bisogni in modo efficace e funzionale; sempre che, ovviamente, tali modifiche non risultino inadeguati.
Questo aspetto è molto importante ma risulta essere anche problematico per gli ansiosi sociali che spesso fanno coincidere, inconsciamente, il concetto di carattere con quello della personalità e, di conseguenza, oppongono una serrata resistenza a ogni tentativo psicoterapeutico di favorire, nel soggetto, il ricorso a comportamenti funzionali.
La dimensione culturale del carattere si esplicita attraverso quei comportamenti e atteggiamenti mentali, frutto della storia delle interazioni interpersonali dell’individuo, che sono espressione dell’insieme delle credenze che sono andate a incidere, influire, sul modus pensandi e, di conseguenza, sul modus operandi; sono anche il risultato di comportamenti e assunzioni apprese (soprattutto in ambito familiare) e assimilate come proprie e, perciò, adottate abitualmente.
Dunque, la chiave del carattere è l’abitudinarietà.
Non a caso, individuiamo il carattere di una persona attraverso i suoi tipici comportamenti e atteggiamenti mentali.
Possiamo comprendere il carattere di una persona solo se conosciamo la sua storia emotiva, psichica, culturale e relazionale.
Detto ciò, non possiamo escludere che eventi traumatici particolari, a esempio derivati da uno stupro, da perdite estremamente importanti, da eventi di guerra ecc., anche se non reiterati, vadano a incidere sul carattere di una persona.
Tuttavia, in questi casi, la reiteratività e la sua conseguente abitudinarietà, è di natura prettamente psichica. Si verificano, cioè, attività mentali con frequente ricorso al meta pensiero (soprattutto la ruminazione), modifiche o rinforzi di credenze di base o intermedie; tutti fattori che determinano mutamenti dei comportamenti.
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