23 febbraio 2020


Con un sistema di cognizioni strutturali disfunzionali sul sé, sul sé con gli altri e sugli altri, l’insicurezza, l’indecisione, la paura dell’insuccesso, la bassa autostima, conferiscono a tutti i processi logici di analisi del momento contingente, delle valutazioni sulle capacità proprie a farvi fronte con efficacia e dei pensieri di previsione, un senso di precarietà assoluta.
Elisabetta Fontana - caos

L’idea che i propri comportamenti (ciò che si dice e ciò che si fa) non possano soddisfare gli intenti e gli scopi che si vogliono perseguire, costituisce una ragione sufficiente per innescare la paura del fallimento e di gravi conseguenze: è un ostacolo che appare immane, insormontabile.


L’incertezza del risultato spinge l’ansioso sociale a pensieri previsionali in chiave negativa, e ciò anche se si possiedono capacità e abilità sufficienti per operare con successo.


17 febbraio 2020


L’autostima esprime il livello di fiducia in sé stessi. 


Ha, dunque, a che fare con le credenze di base che definiscono le qualità possedute, la capacità di far fronte agli eventi e alle situazioni con efficacia, l’abilità di districarsi nelle relazioni interpersonali in modo funzionale agli scopi, l’essere pari con gli altri, l’essere amabile, interessante come persona, essere meritevole di attenzione e stima da parte degli altri.

Elisabetta Fontana - Anima a brandelli

Maggiore è il grado di autostima, maggiore è il sentire di poter confidare nelle proprie potenzialità e di poterle esprimere fattivamente.


Nelle persone con ansia sociale, quindi anche in quelle timide, si attivano credenze e schemi cognitivi disfunzionali.

Ciò comporta che ritenendosi o percependosi inadeguati, in uno o più campi del vivere sociale, il loro livello di autostima si abbassa in ragione della forza persuasiva delle credenze inconsce personali possedute su sé stessi e/o sugli altri, e dell’intensità delle perturbazioni emotive provate.



11 febbraio 2020


Allo stato attuale dei modus operandi dell’homo sapiens inerenti l’interagire con gli altri e, in particolar modo, il relazionarsi alle persone dell’altro sesso, i comportamenti   e le logiche sottostanti sono condizionati dalla conoscenza tacita e dagli istinti della natura propria della nostra specie e del mondo animale. Ciò, nonostante lo sviluppo culturale e concettuale dell’uomo.
Maynard Dixon - forgotten man

Tutto questo implica che il mancato adattamento alla dimensione interpersonale comporta conseguenze analoghe a quelle del non adattamento all’ambiente fisico. Nel mondo delle relazioni sociali si traduce nell’isolamento sociale, nella condizione della solitudine, in carriere che non si sviluppano.



6 febbraio 2020


Nelle sofferenze interiori, che hanno una base psicologica di adattamento alla dimensione interpersonale, è tutto il cervello a essere coinvolto. Settori diversi per funzioni e geografia cerebrale si rimpallano informazioni, stimoli neurali, producendo contaminazioni e condizionamenti e generando processi circolari che finiscono per autoalimentarsi.

Le aree cerebrali coinvolte, in modo preponderante, sono quella limbica e la neocorteccia: sostanzialmente, quelle deputate alla generazione delle emozioni, dell’elaborazione inconscia, automatica e veloce e della elaborazione cosciente che, necessitando di processamenti logici, è meno veloce della prima. Le potremmo anche suddividere in aree di processi analogici e aree di processi digitali.


I circoli viziosi possono essere innescati sia dai processi digitali (neocorteccia evolutivamente più recente), sia da quelli analogici (area limbica che nel percorso evolutivo si è formata successivamente al cervello rettiliano). Comunque sia, la miccia è accesa sempre e soltanto dagli stimoli interni o esterni che pervengono alla massa cerebrale.

circolo vizioso della timidezza e altre forme di ansia sociale

Il circolo vizioso è, dunque, un sistema auto riproducente di processi neurali emotivi e cognitivi interagenti tra loro che innescano in modo circolare l’alternanza ricorsiva di insiemi di pensieri ed emozioni operanti a rotazione in modo continuo, e in cui ciascuno di tali fattori è, allo stesso tempo, causa d'innesco e conseguenza dell’innesco dello stesso fenomeno circolare.


E comunque, nelle persone afflitte da forme di ansia sociale, qualunque sia l’area cerebrale inizialmente attivata, è l’attività di pensiero cosciente (primario o quella di ordine superiore), insieme alla memoria, a far sì che uno stimolo sia sopravvalutato o sottovalutato nei processi di stima del rischio o di pericolo. In altre parole, non è lo stimolo in sé, ma l’interpretazione dello stimolo a spaventare le persone.


Facciamo un esempio. Aleppo vorrebbe approcciarsi a una ragazza con cui vorrebbe instaurare un rapporto di coppia. È in strada e la vede, vorrebbe avvicinarsi. Nella sua mente giunge un primo pensiero: “a lei non gli interesso, magari le do anche fastidio”. Il cuore comincia a battergli forte. Un altro pensiero si fa strada, “mi vede come una nullità”.

Avverte un senso di vergogna. Il cuore continua a battere forte. Lei è ora più vicino, una decina di metri e il suo sguardo va nella sua direzione. “Mi sta guardando, sta pensando male di me” e comincia ad arrossire. Avverte questa vampata di calore, la paura del fallimento lo sta divorando, abbassa la testa. “Che figura che sto facendo” e volta lo sguardo altrove, vorrebbe nascondersi. S’incrociano e lui passa oltre. “Sono proprio un fallito, un buono a niente”. Si rattrista, si odia, come vorrebbe prendersi a schiaffi! Lei non è più in vicinanza, ormai distante. Il battito cardiaco si placa, subentra l’angoscia, il rammarico per non essere stato capace di agire, di far qualcosa.


I suoi pensieri negativi automatici hanno frugato nella memoria, alle idee che ha di sé, idee che lo definiscono, in vari modi, inadeguato. Dalla neocorteccia partono impulsi diretti all’area limbica, il luogo delle emozioni, e l’’ansia lo ha travolto. Dai centri emotivi partono nuove informazioni verso la neocorteccia e l’’idea di inadeguatezza gli hanno fatto prevedere un fallimento, così il cuore ha cominciato a impazzire di paura. Più pensa negativo, più le emozioni incalzano. Il solo modo per allontanare ansia e paura è allontanarsi dal pericolo di una brutta figura.


Ecco, i pensieri negativi innescano l’ansia e la paura e queste inducono a nuovi pensieri negativi che, a loro volta, buttano benzina sul fuoco aumentando l’intensità dei flussi emotivi.

Pensieri ed emozioni si alimentano vicendevolmente, solo l’evitamento, la fuga, placano la paura. Ma un altro circolo vizioso entra in azione, è un gioco al massacro di sé. Ci si valuta negativamente e altre emozioni si fanno strada, così il soggetto continua a valutarsi in negativo, e nuove emozioni fanno capolino. 


Sono i circoli viziosi della timidezza.