Allo stato attuale dei modus operandi dell’homo sapiens inerenti l’interagire con gli altri e, in particolar modo, il relazionarsi alle persone dell’altro sesso, i comportamenti e le logiche sottostanti sono condizionati dalla conoscenza tacita e dagli istinti della natura propria della nostra specie e del mondo animale. Ciò, nonostante lo sviluppo culturale e concettuale dell’uomo.
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Maynard Dixon - forgotten man |
Tutto questo implica che il mancato adattamento alla dimensione interpersonale comporta conseguenze analoghe a quelle del non adattamento all’ambiente fisico. Nel mondo delle relazioni sociali si traduce nell’isolamento sociale, nella condizione della solitudine, in carriere che non si sviluppano.
I sistemi motivazionali, che percepiamo come istinti innati, sono supportati dalla forza preponderante di quelle conoscenze tacite che sono patrimonio ereditario delle specie viventi.
In precedenti articoli, ho spiegato come anche i sistemi motivazionali sociali di più recente formazione, in termini evoluzionistici, non sono da considerarsi scollegati dai processi motivazionali comparsi nelle fasi evolutive precedenti la formazione della neocorteccia.
In effetti, tutti i processi cerebrali che si aggiungono a ogni nuova fase evolutiva non sono sostitutivi di quelli precedenti, né si sovrappongono a essi: sono integrativi e hanno la funzione di rispondere con maggiore efficacia alla crescente complessità degli organismi viventi e della loro interazione con l’ambiente, compreso quello sociale.
Così, il sistema motivazionale sessuale che include la formazione di coppie stabili e i comportamenti legati al corteggiamento sono espressione, in primo luogo, di processi che si sviluppano nell’area limbica e, dunque automatici, emotivi e non razionali.
In questi casi, la razionalità, propria dei processi neurali neocorticali, subentra come fattore integrativo che affina con le tecniche comportamentali che si sono sviluppate con la comparsa del linguaggio e dei significati semantici. Ciò, però, in coerenza con quelle conoscenze tacite e insite nelle specie, di origine limbica.
In altre parole, cambia lo “stile” del corteggiamento ma non la sua funzionalità istintiva: si potrebbe dire con una metafora che il lupo perde il pelo ma non il vizio.
Ragionamento analogo è da farsi in relazione al sistema motivazionale del rango (o competizione), così come per gli altri sistemi motivazionali di più recente formazione.
Lo sviluppo culturale di concettualizzazione non si è, ancora, tramutata in una evoluzione biologica del nostro organo cerebrale per cui non hanno sostituito i suoi processi automatici attuali con altri di diversa caratterizzazione.
Ecco perché la cultura umana, nonostante abbia sviluppato concetti che tendono al superamento delle forze istintive innate, non si è sostituita a queste ultime lasciando invariato il quadro generale degli attuali processi neurali automatici.
Una persona timida, o un ansioso sociale in generale, richiamandosi a nuove congetture in contrasto con gli attuali processi neurali (biologici) di origine neocorticali e limbici, e rimanendo ferma sulle concettualizzazioni di sola ed esclusiva natura culturale, si ritrova con un pugno di mosche.
Tuttavia, relazioni di attaccamento funzionali ed educazioni assertive acquisite prima del periodo adolescenziale, favoriscono lo sviluppo cognitivo di modelli comportamentali che, talvolta, possono apparire liberi dai condizionamenti innati, di modo che, tali persone sembrano “disinibite” rispetto alla grande maggioranza degli individui.
In realtà anche la persona apparentemente disinibita obbedisce alle leggi innate del comportamento. Infatti, sebbene capaci di iniziativa fuori dagli schemi culturali maggioritari, queste persone, conservano sistemi di valutazione automatica, degli altri e di sé, coerenti alle cognizioni primarie e cognitive innate.
Per rendere meglio tali concetti, si prenda in esame il comportamento di donne che, quando interessate a un uomo, sono capaci di iniziativa e di esprimere, esplicitamente, il loro interessamento. In seguito, però, se l’uomo non risponde efficacemente alle loro attese, e coerenti con i modelli innati, queste perdono interesse.
Diverso è il caso di persone problematiche o ansiose o con carenze affettive che appaiono disinibite. Queste reagiscono a credenze di base disfunzionali che le definiscono non amabili, non attraenti, o in qualche modo inadeguate. In questi casi, il comportamento disinibito è la conseguenza di credenze disfunzionali intermedie doverizzanti o condizionali che dettano criteri comportamentali che hanno lo scopo di supplire alle presunte inadeguatezze.
Tali persone obbediscono a regole del tipo: “devo essere accondiscendente per essere accettata/o”; “bisogna sempre mostrarsi disponibili se non si vuol restare soli”; “devo mostrarmi aperta/o se voglio incutere interesse”. Purtroppo questi comportamenti “aperti” non riescono a evitare che poi, nel corso del tempo, i nodi vengano al pettine con le conseguenze negative che comportano.
Tuttavia esistono sempre delle eccezioni. A esempio, possono instaurarsi rapporti di coppia funzionanti tra due persone problematiche quando la necessità e il timore della solitudine inducono a scelte di compromesso; in tali casi si verifica l’adattamento all’altro/a e l’accettazione reciproca, anche se, in ciascuno di essi permangono le problematicità.
L’adattamento all’ambiente, compreso quello sociale, è funzionale solo quando è coerente con la conoscenza tacita innata automatica che non riflette schemi cognitivi disfunzionali.
Negli ansiosi sociali e, dunque, anche nelle persone timide, l’adattamento alla dimensione interpersonale è reso difficile, o impossibile, per via del condizionamento emotivo che è supportato dagli schemi cognitivi disfunzionali; questi due fattori sono interagenti tra loro e generano processi circolari che si auto alimentano.
L’individuo timido è preda delle paure, dei pensieri previsionali negativi, delle credenze disfunzionali su sé stessi e/o sugli altri. Ciò li porta a essere “bloccati” nell’interazione con gli altri e questo produce problemi e difficoltà di adattamento.
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