17 febbraio 2020


L’autostima esprime il livello di fiducia in sé stessi. 


Ha, dunque, a che fare con le credenze di base che definiscono le qualità possedute, la capacità di far fronte agli eventi e alle situazioni con efficacia, l’abilità di districarsi nelle relazioni interpersonali in modo funzionale agli scopi, l’essere pari con gli altri, l’essere amabile, interessante come persona, essere meritevole di attenzione e stima da parte degli altri.

Elisabetta Fontana - Anima a brandelli

Maggiore è il grado di autostima, maggiore è il sentire di poter confidare nelle proprie potenzialità e di poterle esprimere fattivamente.


Nelle persone con ansia sociale, quindi anche in quelle timide, si attivano credenze e schemi cognitivi disfunzionali.

Ciò comporta che ritenendosi o percependosi inadeguati, in uno o più campi del vivere sociale, il loro livello di autostima si abbassa in ragione della forza persuasiva delle credenze inconsce personali possedute su sé stessi e/o sugli altri, e dell’intensità delle perturbazioni emotive provate.



A esempio, una persona che si ritiene incapace, si approccia alle situazioni sociali non sentendosi all’altezza di fronteggiare le circostanze in modo efficace. Percependosi inadeguata, la fiducia nelle sue capacità crolla.

In questi casi ella è bombardata da emozioni di sofferenza (paura, senso di impotenza, sconforto ecc.) e da pensieri automatici negativi sia riferiti alla definizione del sé, sia in forma previsionale.


Diventa oggetto del circolo vizioso innescato da processi emotivi e cognitivi. Di conseguenza, i suoi pensieri previsionali automatici sono tutti di segno negativo.


Ovviamente, questa negatività, che pervade la sua mente, è coerente col suo sistema di credenze disfunzionali


L’autostima, come avrai già compreso, non sussiste di per sé, ma è sempre la diretta conseguenza delle cognizioni tacite e/o esplicite riferite al sé.


Tuttavia, in alcuni casi, quando le credenze disfunzionali sul sé o sugli altri generano senso di superiorità, autosufficienza e spavalderia può verificarsi una emozione di autostima alterata che segna una condizione di squilibrio emotivo e il soggetto timido va incontro al serio rischio di ulteriori insuccessi relazionali che vanno a confermare e rafforzare l’idea di validità delle credenze di base disfunzionali e i pensieri strutturali che da queste derivano.


L’autostima, soprattutto quando è bassa, non è, tuttavia, dimostrazione di effettive inadeguatezze. 


Da questo punto di vista, la fiducia in sé non è un sistema di certezze oggettive.


Affondando le sue radici in un sistema di credenze inconsce, quindi a base emotiva e non razionale, è l’espressione del percepirsi in un determinato modo, ma non è la rappresentazione della realtà.

In tal senso l’autostima è un processo emotivo.


In una persona con buona autostima, la certezza non costituisce una prerogativa necessaria, ella confida sulle proprie qualità e sulla capacità di essere in grado di ricorrere agli strumenti giusti e di saperli utilizzare efficacemente.  Al contrario, un soggetto timido avverte un forte bisogno di certezze senza le quali si sente in balia del rischio dell’insuccesso percepito come immanente e fortemente concreto, tale da diventare, questa sì, una certezza.


Un individuo timido che ha una bassa autostima non è necessariamente privo di capacità, abilità, amabilità, interesse agli occhi degli altri: il senso di inadeguatezza sta nella sua mente, non nel mondo reale. 


In conclusione, possiamo definire l’autostima un processo cognitivo a base emotiva che ci segnala del nostro livello di capacità a fronteggiare eventi e situazioni.


0 commenti:

Posta un commento

Grazie per il commento