28 aprile 2020


Nelle ansie sociali, quindi anche nella timidezza, si registra un ampio ricorso nell’applicazione di logiche nel pensare e schemi mentali che, oltre a contenere errori di costruzione logico razionale, hanno la caratteristica di essere disfunzionali.

Il primo a evidenziare l’uso di queste idee disfunzionali fu Albert Ellis che le chiamò “idee irrazionali”, sottolineando il carattere illogico di tali idee; Aaron Beck le chiamava “distorsioni cognitive” che, così, stigmatizzava le peculiarità distorsive dell’interpretazione di fatti ed esperienze proprie di tali schemi logici.
Rosanna Candido - ha perso la testa

Gli errori di costruzione logico-razionali sono fallacie logiche e, in quanto tali, questi processi mentali capitano a tutti, anche perché, in gran parte sono appresi negli ambienti sociali in cui si nasce e si cresce (soprattutto in famiglia).


Tuttavia il loro uso, mentre nella normalità, è sporadico, occasionale, nei disagiati sociali si verifica con grande frequenza, quasi sistematica. In pratica tra normalità e disagio la differenza è quantitativa.


La loro disfunzionalità sussiste in quanto non favoriscono il raggiungimento degli scopi essenziali, e perché hanno, in comune, alcuni fattori che li caratterizzano.


  • Producono sofferenza interiore in quanto favorisce il persistere degli stati emotivi sottostanti il disagio esistenziale; 
  • Tendono a codificare gli input informativi in maniera deformata, a interpretare in modo distorto la realtà oggettiva confermando la validità degli schemi cognitivi disfunzionali;
  • Le modalità interpretative sono assai poco differenziate tra loro;
  • Non permettono l’invalidazione delle cognizioni disfunzionali attraverso l’esperienze della vita reale; per cui le credenze a sola base emotiva e non razionale diventano impermeabili alle nuove informazioni e, quindi, impenetrabili ai processi cognitivi di reiscrizione dei dati di conoscenza.


20 aprile 2020


Nelle ansie sociali, quindi nella timidezza, l’arrossire è una manifestazione di imbarazzo o vergogna.

Massimo Orsi - vergogna

A livello neuropsicologico si verifica quando sono attivati uno o più sistemi motivazionali: Rango sociale o competitivo, cooperazione e, se associato a uno dei due precedenti sistemi, quello sessuale. Si tratta, dunque dei sistemi motivazionali evolutivamente più giovani e legati alla socialità.


Le emozioni di sofferenza collegati ai sistemi motivazionali subentrano per effetto del mancato raggiungimento degli scopi perseguiti, la percezione di fragilità avvertita.


14 aprile 2020


Nel momento in cui una emozione si esplicita in segni fisici, movimenti e posture osservati da terzi individui che ne ricevono una “impressione”, l’espressione emotiva diventa linguaggio. Il linguaggio non verbale è, dunque, espressione diretta degli stati emotivi.

Sulla scena della vita animata compare con le prime forme di organismi pluricellulari complessi del mondo animale. Lo ritroviamo persino nei rettili inferiori il cui cervello è composto dal tronco encefalico (detto anche cervello rettiliano). 

antony williams - kelly in profile

Con l’evoluzione delle specie animali anche il cervello si espande e, con la comparsa dei mammiferi, vede la formazione dell’area limbica in cui le emozioni espandono il loro raggio di azione generando le due emozioni di base, il piacere e la sofferenza.


I rettili non provano né piacere, né sofferenza, uccelli e mammiferi sì. Anche il linguaggio non verbale muta e si evolve di pari passo con l’evoluzione dell’apparato cerebrale.


6 aprile 2020


La percezione di sé come persona in qualche modo sbagliata è alla base del senso di colpa. 

Nicoletta Spinelli - SENSI DI COLPA

Da un punto di vista neuropsicologico, il senso di colpa è afferente all’attivazione dei sistemi motivazionali dell’accudimento, a quello cooperativo, a quello di rango (attraverso la vergogna). Si tratta dunque di una emozione sociale.


Proprio la sua natura sociale ci dà l’idea della sua dimensione interpersonale, ma anche che è il prodotto di un processo cognitivo.


Come processo cognitivo, può partire dall’interno nel senso che è riferito a comportamenti e pensieri (ma anche desideri) che sono giudicati da sé stessi, oppure essere indotto da stimoli provenienti dall’esperienza relazionale.