La percezione di sé come persona in qualche modo sbagliata è alla base del senso di colpa.
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Nicoletta Spinelli - SENSI DI COLPA |
Da un punto di vista neuropsicologico, il senso di colpa è afferente all’attivazione dei sistemi motivazionali dell’accudimento, a quello cooperativo, a quello di rango (attraverso la vergogna). Si tratta dunque di una emozione sociale.
Proprio la sua natura sociale ci dà l’idea della sua dimensione interpersonale, ma anche che è il prodotto di un processo cognitivo.
Come processo cognitivo, può partire dall’interno nel senso che è riferito a comportamenti e pensieri (ma anche desideri) che sono giudicati da sé stessi, oppure essere indotto da stimoli provenienti dall’esperienza relazionale.
Il senso di colpa verso l’interno. È chiaramente rivolto a sé stessi. Si manifestano idee che hanno come tema l’aver contravvenuto a regole etiche e/o comportamentali in uso in un determinato gruppo di riferimento. Queste idee di trasgressione hanno come riferimento valori soprattutto soggettivi che assumono particolare importanza per il soggetto.
L’auto colpevolizzazione nel senso di colpa verso l’interno è strettamente correlata alle credenze di base legate all’idea di incapacità, inabilità nell’interazione sociale, dell’asocialità, del fallimento, dell’essere inferiori, dell’essere “difettosi”. Si configura, quindi, come espressione del giudizio (negativo) di sé che, per lo più, resta implicito nel dialogo interiore, quasi una valutazione di fondo permanente.
Il senso di colpa dall’esterno. Ha a che fare con pensieri che riguardano comportamenti attuati (a volte anche solo pensati) dal soggetto, valutati dallo stesso come inopportuni, arrecanti disturbo agli altri, o che siano stati eticamente o moralmente scorretti, lesivi o ingiusti.
Spesso, sono indotti strumentalmente dagli altri, come a esempio accade quando una figura di riferimento (in genere i genitori) tenta di indurre i figli a modificare i comportamenti facendo ricorso a espressioni verbali manipolanti (a esempio “così mi fai soffrire”; “vuoi farmi venire un colpo al cuore”; “mi fai fare brutte figure”; “con tutto quello che faccio per te”). Talvolta il senso di colpa fa riferimento all’idea di non essere come gli altri, una differenza vissuta come colpa.
Anche qua, c’è correlazione con le credenze negative del sé che, oltre a far riferimento alle credenze di base che ho già indicato, sono attinenti anche all’idea di non amabilità, di non essere meritevoli di amore, interesse o attenzione da parte degli altri.
Che siano verso sé stessi o indotti dall’interazione sociale, i sensi di colpa sovente si manifestano in alcune forme di distorsioni cognitive ricorrenti.
La personalizzazione. Con questa forma di espressione cognitiva si riconduce sempre la colpa a sé stessi, persino quando non vi sono elementi che dimostrano oggettivamente un personale coinvolgimento colposo.
Il ragionamento emozionale. Tipico del pensiero emotivo è il considerare vero tutto ciò che è percepito (a esempio “se lo sento vuol dire che è vero”; “se mi viene di pensarlo è vero”). In questi casi l’emozione vissuta e percepita si sostituisce al pensiero razionale, alla valutazione oggettiva dell’esperienza. Possiamo sintetizzarla con l’espressione: La colpa c’è perché la sent0.
L’esagerazione. Una sopravvalutazione, in questi casi negativa, dei propri comportamenti, e delle qualità personali.
Queste distorsioni cognitive inducono a una ipercriticità spietata verso sé stessi, spesso davvero molto ingenerosa, è chiaro che ciò sottende la non accettazione di sé che costituisce un grosso ostacolo nell’individuare le reali cause e origini delle proprie sofferenze interiori.
Generalmente il senso di colpa, essendo una emozione e, quindi, di derivazione limbica, non conduce a una cosciente consapevolezza dei fattori causali. Chi vive il senso di colpa avverte l’emozione e la riconduce a fattori causali riguardanti le proprie qualità personali, ovviamente, viste in negativo.
Una emozione a essa collegata è la vergogna, la quale può essere sia conseguenziale, sia anticipatoria.
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