II parte
Il variegato mondo delle emozioni
Il modo più comune di categorizzare le emozioni è quello di suddividerle in primarie e secondarie, ma da un paio di decenni si è fatta strada una suddivisione ternaria. Io mi riferirò a quest’ultima.
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Alexandra Levasseur - s.t. |
Abbiamo tre categorie di emozioni, primarie o universali, secondarie o sociali, di fondo.
- Le emozioni primarie o universali. Gioia, tristezza, paura, rabbia, sorpresa, disgusto. Sono tutte osservabili, nel senso che possiamo percepire tali emozioni negli altri soprattutto attraverso le espressioni facciali e il linguaggio non verbale in generale. Il fatto che siamo in grado di avvertire tali stati emotivi negli altri, non significa però che possiamo comprendere gli stati mentali che comportano nel soggetto che le vive nella sua soggettività. Chiaramente, ogni emozione primaria si coniuga in diverse in diverse sfumature (vedi elenco delle emozioni). Variazioni che dipendono dal sistema motivazionale attivato e dal grado di intensità. Nelle ansie sociali, l’emozione dominante è la paura, soprattutto collegata al sistema motivazionale del rango o competizione.
- Le emozioni secondarie o sociali. Imbarazzo, gelosia, orgoglio. Comparse nel corso dell’evoluzione della specie con lo sviluppo della socialità, quasi sempre collegate al sistema motivazionale del rango, dell’accudimento e del cooperativo.Possono anche essere considerate delle varianti evolutive delle emozioni primarie. L’imbarazzo, come la vergogna, sono anch’esse tipiche delle ansie sociali.
- Le emozioni di fondo. Benessere, malessere, calma, tensione. Possono essere stati di innesco delle emozioni, oppure elementi costitutivi di queste. Mentre le emozioni primarie e secondarie hanno una durata molto breve, quelle di fondo sono più prolungate e visibili. Quando le emozioni di fondo si protraggono per ore o giorni, sfociano nella forma dell’umore.
Essendo collegate ai sistemi motivazionali, le emozioni hanno, come scopo primario, la preparazione all’azione.
L’emozione è, in primo luogo, un processo di valutazione automatico e inconscio legato alla parte di memoria in gran parte innata o formatesi per apprendimento dell’esperienza “fisica”. Nell’uomo, a questa dimensione tutta biologica, si aggiungono i processi di valutazione cosciente per mezzo delle attività di pensiero.
Questo doppio livello ci differisce dalle altre specie animali.
Mentre in questi ultimi l’emozione è un processo solo biologico che ha tempi di risposta assai veloci, nell’uomo, l’interazione tra funzione biologica e funzione mentale, genera processi circolari: la mente influenza la funzione biologica e questa influenza le funzioni mentali innescando processi reiterati che possono aumentare o ridurre l’intensità dell’emozione.
Quando il pensiero entra in gioco nella valutazione dello stimolo, assegna valori, sensi e significati all’esperienza. Ma a sua volta, in questa attività di valutazione è influenzata dai processi biologici dell’emozione.
Da questo processo di interazione, lo stimolo può essere valutato in modo oggettivo, ma anche sopravvalutato o sottovalutato.
Ad esempio, nelle persone timide e negli ansiosi sociali in generale, la paura è indotta da una esagerata sopravvalutazione della pericolosità di una situazione e, quindi, il rischio che si possa subire un danno diventa una certezza anche quando la possibilità che possa verificarsi il rischio è a bassa probabilità o addirittura inesistente.
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