17 giugno 2020


Se l’indecisione è uno stato di stallo mentale vissuto nel presente, l’insicurezza è una condizione più profonda e permanente che può diventare un tratto caratteriale della persona.

E. Giannelli - identità alterate

Si tratta di una condizione mentale di fondo che attinge a una scarsa fiducia nei propri mezzi. Non a caso, bassa autostima e insicurezza sono strettamente collegate.


La paura è l’emozione dominante che condiziona sia il pensiero rendendolo emotivo, sia i comportamenti.


La persona timida, e gli ansiosi sociali in generale, sono pervasi da diverse paure:


  • Di essere incapaci di fronteggiare le situazioni con efficacia.
  • Di non essere sufficientemente abili nel relazionarsi agli altri.
  • Di sbagliare.
  • Di incorrere nel giudizio negativo altrui.
  • Di avere comportamenti non adeguati alle circostanze.
  • Che le proprie presunte incapacità o inabilità sociali appaiano evidenti agli altri.
  • Di arrecare danno a sé stessa.
  • Di subire danni arrecati da altri in conseguenza di propri comportamenti inefficaci.
  • Che la propria timidezza o ansia si manifesti in modo visibile.
  • Di essere inopportuno.
  • Di subire un rifiuto o l’esclusione.
  • Di non essere all’altezza delle situazioni o delle persone con cui interagisce.
L’insicurezza, dunque, si configura come espressione del timore della sofferenza. È una condizione di stallo tra la scelta di vivere l’esperienza e il rischio considerato immanente e certo (o quasi) della sofferenza. È uno stato di crisi nella scelta tra il perseguimento dello scopo  o dell’antiscopo. È un conflitto tra pensiero razionale e pensiero emotivo.

L’insicurezza è attinente al sistema cognitivo di definizione del sé, del sé con gli altri e degli altri, quindi, alle credenze di base e a quelle intermedie.


Benché affonda le sue radici nel sistema cognitivo sostanzialmente inconscio, e nonostante attinga alla propria storia emotiva e degli insuccessi vissuti, l’insicurezza si riferisce al futuro.


Questa è la ragione per la quale la mente della persona insicura è pervasa da continui flussi di pensieri automatici negativi, di tipo previsionale e di valutazione di sé.


Giacché i pensieri automatici previsionali degli ansiosi sociali valutano le sole ipotesi negative di svolgimento dell’esperienza prossima a venire e, quindi, di esiti e conseguenze negative, percepiscono il futuro come luogo insicuro, portatore di insidie.


Le persone insicure si percepiscono fragili, vulnerabili, precari, limitati nelle possibilità. Sentono il pressante bisogno di certezze perché sono le uniche a garantire loro un “attracco sicuro”.


L’incertezza, la variabilità delle configurazioni della realtà futura, l’indeterminazione, le spaventano poiché ritenute espressione di rischio. Si tenga presente che il rischio, nei pensieri previsionali, coincidono con l’idea dell’insuccesso con un livello di probabilità quasi pari a 100 o certo.


È chiaro che, avendo credenze sul sé come individuo incapace, inabile socialmente, non amabile o non interessante come persona, gli ansiosi sociali non possono che sviluppare pensieri di tipo previsionali incentrati sul fallimento, sull’esclusione sociale, sull’essere giudicati negativamente, su un futuro di solitudine.


Provenendo da una attività valutativa del sé in chiave negativa, le persone timide vivono tutte le esperienze ansiogene all’insegna della paura, dell’attivazione dell’inibizione ansiogena.


Nonostante il loro desiderio di appartenenza sociale, di vita attiva e costruttiva, il soggetto timido alla fine sceglie la strada dell’evitamento che diventa il suo modus operandi ogni qual volta è pervaso dal sentimento dell’insicurezza.



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