26 ottobre 2020


Va posta a premessa di questo tema che gli esseri viventi, e la specie umana più delle altre, sono dotati di un insieme di sistemi innati che sono alla base, come induttori, dei loro scopi. Si tratta dei sistemi motivazionali a cui sono strettamente e direttamente collegate le emozioni.

Goa - L illusione di vivere

Il bisogno di perseguire gli scopi innati o la loro mancata soddisfazione genera emozioni di sofferenza (paura, tristezza, inquietudine, ansia, ecc.), mentre il raggiungimento dello scopo provoca emozioni di piacere (gioia, euforia, senso di soddisfazione, ecc.).

In questa trattazione, date le finalità peculiari di questo blog, farò riferimento implicito principalmente ai sistemi motivazionali sociali e dell’attaccamento.

In tal senso, gli scopi degli esseri umani sono l’accettazione sociale (quindi il bisogno di appartenenza e l’istinto gregario), l’affettività, la coppia, la cooperatività, la complicità, la partecipazione.

Data la complessità della società umana, delle relazioni che intercorrono tra i suoi membri, e le particolari condizioni psicologiche e cognitive degli ansiosi sociali, gli scopi diventano il terreno in cui si consumano le sofferenze.
Il raggiungimento di molti scopi è, per la persona timida, impresa assai ardua. 

Crizia vorrebbe conquistare il cuore dell’uomo che ama, Ettore desidera essere attore attivo nelle conversazioni tra amici e conoscenti, Egidio ambisce a far parte del gruppo di riferimento, Regina vorrebbe essere presa in considerazione dalle persone.

Nel perseguire queste e altre aspirazioni, gli ansiosi sociali si scontrano con le emozioni della paura e subiscono i condizionamenti mentali delle proprie credenze disfunzionali sul sé, sul sé con gli altri e sugli altri.

Il timore del giudizio negativo altrui, del fallimento, dell’essere rifiutati o esclusi e i pensieri automatici negativi e previsionali che alimentano o sottendono tali emozioni, sono le cause determinanti che inducono, gli ansiosi sociali (quindi anche le persone timide) a perseguire l’antiscopo piuttosto che lo scopo desiderato.

L’antiscopo si configura come l’obiettivo antagonista della finalità che si vorrebbe perseguire; è la negazione e/o la rinuncia al raggiungimento dello scopo. Sfocia quasi sempre nel comportamento evitante.

Possiamo anche descriverlo come resa alle emozioni e ai pensieri negativi previsionali che si frappongono tra sé e la meta a cui si aspira.

La paura della sofferenza è molto potente e la persona timida vi soccombe in modo quasi sistematico, reiterato.

Crizia ha avuto esperienze di coppia conclusasi con enorme sofferenza interiore e che oggi la memoria conserva conferendole il ricordo di una sofferenza non sopportabile, non gestibile e che la condurrebbe alla perdita di controllo della propria persona o a un danno fisico o psichico disabilitante. Per questo motivo, Crizia evita di farsi coinvolgere in esperienze affettive nonostante ne avverte il bisogno che ha trasformato in sogno, in scopo idealizzato che rasenta la perfezione.

In un caso come questo entrano in gioco credenze di base, o assunti, legati a idee come l’inaffidabilità degli altri, gli affetti come bombe a orologeria, l’impossibilità dell’amore sincero, l’amore come chimera utopistica, che ogni rapporto di coppia sia destinato alla sofferenza.

In termini logici l’ansioso sociale sa che esistono anche possibilità positive, ma la mancanza di certezze assolute lo conducono a scelte dettate dal pensiero probabilistico negativo e, dunque, al pensiero emotivo.

Ettore, durante le conversazioni tra amici, è pervaso da pensieri automatici negativi, i quali, innescano le emozioni della paura. Pensa di non essere all’altezza, o di essere un incapace, un fallito, di incorrere nei giudizi negativi degli altri, di non sapere che dire. I suoi pensieri previsionali lo spingono a presagire il suo fallimento, le brutte figure, di apparire stupido. Le sue credenze intermedie gli fanno pensare che se apre bocca possa dire sciocchezze o cose senza senso e, quindi di essere giudicato male.
Preso da questi pensieri e dalla paura, fa scena muta: Sacrifica il suo desiderio di partecipare a favore dell’antiscopo.

Egidio, che vorrebbe essere accettato dal gruppo, si sente inabile a giostrarsi nell’interazione con gli altri. Pensa di non essere capace, che le sue peculiarità caratteriali non sono adatte al mondo d’oggi. Pensa che non sa come approcciarsi, cosa fare o cosa dire. Si sente escluso. Così decide di evitare le situazioni ansiogene. Anche lui finisce per perseguire l’antiscopo e rinuncia alla sua aspirazione di far parte attiva del gruppo di cui vorrebbe far parte.

Regina non si sente accettata, si sente ignorata, invisibile e non riesce ad agire per valorizzarsi. Avverte sé stessa come una sfigata, una persona vuota che non ha interessi da condividere con gli altri. La sua idea di incapacità e la tristezza che la pervade fanno sì che lei preferisca il ritiro sociale precludendosi la possibilità di far percepire agli altri la sua importanza come persona. Così, persegue, senza rendersene conto, l’antiscopo.

Il perseguimento dell’antiscopo si manifesta attraverso comportamenti di auto isolamento, di assenza, di mutismi, di inattività nelle relazioni interpersonali. Tuttavia, non è una scelta consapevole, piuttosto una reazione emotiva fatta di comportamenti automatici ed emotivi

L’ansioso sociale non è cosciente di perseguire l’antiscopo.

Purtroppo paga a caro prezzo il suo agire in direzione dell’antiscopo.

L’assenza di relazioni interpersonali cui si aspira e che non si realizzano, riducono le esperienze che potrebbero essere condivise con gli altri. La demotivazione che diventa uno stato umorale di fondo lo privano della creazione o ricerca di interessi, e anche questo riduce le possibilità di condivisione di esperienze e conoscenze.

Demotivazione e una vita sociale scarna, costituiscono il mancato soddisfacimento dei bisogni alla base dei sistemi motivazionali e ciò produce uno stato di sofferenza che si presenta come sfondo permanente che caratterizza anche le espressioni facciali abituali.

La sofferenza come sfondo nella vita quotidiana è corrosiva. Inaridisce le persone che finiscono col percepire sé stessi sempre più vuoti e il mondo circostante sempre più privi di interesse. In certi casi rende le persone più irascibili, nervosi, polemici, aggressivi anche se, in genere, ciò si manifesta a livello verbale. La vita appare sempre più senza senso.



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