19 gennaio 2021


L’assertività è una cultura sul modo di vivere nel rapportarsi agli altri e a sé stessi. 

La sua teorizzazione nasce nel secondo ‘900, inizialmente, come strategia per far fronte all’inefficacia dei comportamenti nell’interazione interpersonale e all’insufficienza nell’apprendimento di forme di comunicazione sociale.

Maura Saviano - Sò volare....

La sua caratterizzazione culturale ed etica emerge nei suoi contenuti ideali: L’amore per sé stessi, il principio di libertà, i concetti di reciprocità e di responsabilità.

L’amore per sé stessi


Comporta il conferire valore alla propria persona al di là della propria condizione interiore, sociale ed economica. Aver cura della propria mente e del proprio corpo. 

Fondamentale, in tale processo, è l’accettazione di sé così come si è in ogni momento, avere compassione, comprensione e benevolenza di sé.

Nelle ansie sociali, questo aspetto è fondamentale. Infatti, l’ansioso sociale tende ad avere atteggiamenti mentali di cattiva, spietata autocritica; di negazione delle qualità positive della propria persona, di rigetto della sua corporeità, della propria personalità e carattere.

La persona assertiva pone sé stessa al primo posto senza ignorare il mondo sociale e l’ambiente in cui vive, l’umanità in cui è immerso.

Il principio di libertà


È chiaramente un principio di libertà sociale, non animale di cui troppi esempi emergono nella cultura contemporanea.

Esso si manifesta nella libera espressione dell’autodeterminazione della propria persona senza subire condizionamenti provenienti dal costume e dalla cultura esterna. Non si tratta di ignorare stimoli e istanze provenienti dal mondo sociale ma, semplicemente, di non farsene dominare, di non subirne passivamente o negativamente le influenze.

La persona assertiva adotta quei comportamenti e modi di comunicazione opportuni, strategici e necessari per affermare i propri diritti e ottenere rispetto.

Il principio di reciprocità


Il concetto di libertà non va inteso a senso unico. Se si vuole affermare la propria libertà di autodeterminarsi, bisogna che la si riconosca anche agli altri.

La base fondante di questo principio è il rispetto di chiunque entra in relazione con noi, in modo diretto o indiretto. Rispetto che si determina nei confronti degli altri: i loro diritti, sentimenti, le loro emozioni, idee.

Significa anche saper accettare le critiche e valutarle nel merito e nella loro costruttività, ma anche di valutarne l’uso manipolativo o gratuito.

Il principio di responsabilità


L’agire implica una scelta. Nel momento in cui si afferma la propria libertà si fa una scelta che comporta la responsabilità delle conseguenze che ne possono derivare.

Questo principio implica l’assumersi tali responsabilità.

Questa va esercitata tanto verso gli altri, quanto verso sé stessi: la sua negazione è respingere l’identità personale, è un atto di rinuncia ai propri diritti, quindi, al riconoscimento di questi da parte degli altri.

L’assunzione della responsabilità delle proprie scelte significa anche puntare a un rapporto comprensibile, diretto e chiaro per gli altri.

Gli ansiosi sociali temono profondamente l’assunzione di responsabilità delle proprie scelte in quanto soggette al giudizio altrui percepito, nei propri pensieri previsionali, di segno negativo e foriero di esclusione sociale, allontanamento, crisi dell’appartenenza sociale.

Il mancato esercizio del concetto di libertà e di responsabilità spinge l’ansioso sociale a comportamenti evitanti, passivi o, talvolta, aggressivi. Fattori, questi, che comportano il verificarsi proprio di ciò che si desidera evitare: la solitudine, l’isolamento, il ritiro sociale, la non appartenenza.

Nel caso dei comportamenti passivi, sottomessi, si ottiene anche di essere valutati come persone prive di carattere, di personalità, come soggetti da poter soggiogare, sfruttare, manipolare.

Essere assertivi comporta la disponibilità al mutamento del proprio carattere senza, tuttavia, negare la propria personalità, la propria identità: in fondo il carattere non è altro che l’insieme dei comportamenti abituali che, negli ansiosi sociali, si sono andati a costituire come comportamenti di fuga e di rinuncia come risposta all’emozione della paura e dei sintomi d’ansia. 



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