Il temperamento
È principalmente innato. Lo si può descrivere sinteticamente come la tendenza a rispondere, con modi propri della persona, agli stimoli provenienti dall’ambiente.
Margherita Garetti - Metamorphosis . |
Le aree cerebrali primariamente coinvolte sono quelle limbiche, sub corticali. Ciò comporta che il temperamento caratterizza l’inclinazione a reagire emotivamente in determinati modi tipici del singolo individuo e che coinvolgono la qualità dell’umore, l’energia impiegata e l’attenzione prestata agli stimoli sia interni che esterni.
Date queste contaminazioni emotive e i tratti caratterizzanti l’individuo nelle modalità di sperimentazione e reazione agli stimoli, aspetti del temperamento sono individuabili nell’espressione delle emozioni, nell’apertura o inibizione verso il nuovo, nella tendenza personale a vivere la socialità.
Un legame diretto tra temperamento e comportamento è riscontrabile nei primi anni di vita. Ciò è dovuto al fatto che, in mancanza di una coscienza di ordine superiore, di un sé autobiografico e delle funzioni logiche proprie del neopallio (neocorteccia), l’infante agisce sotto gli impulsi automatici dei sistemi motivazionali che, in tale età, si esprimono sono prettamente su base emotiva.
Avendo una base biologica, il temperamento è stabile nel corso della vita della persona. Tuttavia, le espressioni comportamentali possono modificarsi in ragione dell’apprendimento e in funzione dell’ambiente fisico e sociale.
Il temperamento caratterizza le reazioni psicologiche di difesa, attacco o apertura in relazione alle interpretazioni degli eventi e alle emozioni provate. Ciò spiega perché l’essere umano quando è sottoposto agli stessi stimoli reagisce in modo che varia da persona a persona.
Da un punto di vista biologico, il temperamento ha una funzione, per così dire, omeostatica. In altre parole, l’organismo cerca nell’ambiente tutti quegli stimoli utili a raggiungere un livello ottimale per attivare le proprie funzioni che riguardano, a esempio, la ricerca del piacere, l’evitamento della sofferenza, l’elaborazione delle informazioni.
La personalità
Essa è definibile come la sintesi tra temperamento, carattere e cultura. Risultato dell’interazione tra i fattori genetici e quelli appresi.
L’aspetto biologico è dato dall’insieme delle inclinazioni affettive e comportamentali che costituiscono il temperamento che si evolve, nel corso della vita, in personalità.
A differenza del temperamento, la personalità è mutevole nel tempo. Infatti la componente culturale, che aggiunge conoscenze nel corso degli anni (quindi nuovi dati da elaborare), partecipa alla definizione della personalità.
Tuttavia, nei primi anni di vita, dalla nascita all’adolescenza, si forma l’imprinting di base della personalità.
Ciò significa che la storia emozionale e delle relazioni interpersonali, quindi gli schemi cognitivi, esprimono la componente fondamentale della personalità.
Va precisato che, oltre ai pensieri strutturali del sistema cognitivo sul sé e sugli altri, la crescita culturale intesa come insieme delle conoscenze apprese ed elaborate in profondità, influenza la formazione della personalità.
Il carattere
È la collezione dei comportamenti abituali.
Tali comportamenti, in quanto abituali e, quindi ripetuti con grande frequenza e per lungo tempo, acquisiscono in buona parte carattere automatico. È il risultato dell’adattamento dell’individuo alle consuetudini sociali, ai suoi valori e tradizioni.
Chiaramente, quando si parla di adattamento, ci si riferisce anche a quegli stimoli emotivi e cognitivi interiori che inducono l’essere umano ad adottare quei comportamenti (di difesa, attacco o apertura) che caratterizzano le ansie sociali.
Si comprenderà che i tratti distintivi di una persona sono riconoscibili proprio per via delle sue abitudini comportamentali che vanno intese anche come insieme delle usualità verbali.
Il carattere si forma attraverso le esperienze di interazione interpersonale acquisite nel corso dell’età evolutiva.
Anche il carattere è suscettibile di mutazione nel tempo, basti pensare a quelle persone che, avendo acquisito maggior sicurezza e/o autostima, modificano i propri comportamenti abituali.
Modificare il carattere non implica il mutamento automatico della personalità né, tantomeno, del temperamento che, abbiamo visto, ha una forte base genetica.
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