Tra le cause delle ansie sociali, come la timidezza, vi è il mancato o insufficiente apprendimento dei modelli relazionali.
I modelli relazionali riguardano sia il comportamento, sia l’espressione verbale e non di emozioni, sentimenti, idee, pensieri, in breve, la comunicazione interpersonale.
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Da. De. - La fatica dell'essere |
Ho già scritto, in passato, che la comunicazione è verbale e non, comportamentale.
Tuttavia, quando si parla di modelli relazionali di comunicazione, ci si riferisce a quelli che sono stati appresi durante le esperienze di interazione a partire da quelle in ambito familiare.
Apprendere tali modelli non è sufficiente per interagire con efficacia nelle relazioni sociali, è necessario che essi vengano esercitati di modo che diventino modi di interazione abituali e agevoli. Non solo, attraverso l’esercizio, si apprende a riconoscere il significato e le intenzioni degli altri quando questi adottano modelli relazionali.
Molti modelli relazionali sono universali, altri sono caratteristici della cultura e la storia di un popolo, una etnia, un gruppo.
Le persone relazionandosi tra loro creano, a loro volta, modelli comunicativi verbali e non verbali. Ciò è ancora più vero all’interno dei gruppi.
Comunque, gran parte dei modelli di relazione si apprendono in tenera età. Già i bambini, relazionandosi tra loro o con genitori e familiari, apprendono modelli di interazione sociale.
Gli ansiosi sociali, quindi, anche le persone timide, per via dei comportamenti (ciò che si dice e quel che si fa) inibiti acquisiti proprio per la loro condizione cognitiva, ansiosa ed emotiva, non apprendono a sufficienza i modelli sociali di comunicazione e, anche quando sono in possesso di tali abilità, non le esercitano.
Il mancato esercizio delle abilità sociali di comunicazione comporta l’arrugginimento delle stesse, tanto da non riuscire a farvi ricorso.
Ogni modello di comunicazione, verbale e comportamentale, per attuarlo bisogna conoscerlo. È una conoscenza che si apprende in diversi modi: l’ascolto, l’osservazione, l’emulazione, l’imitazione, l’associazione per similitudine. In pratica attraverso le esperienze di interazione, dirette o indirette, sia con le figure di riferimento (genitori), sia con gli altri.
Ma cosa compromette l’apprendimento delle abilità sociali?
I genitori troppo protettivi e/o apprensivi, impediscono al bimbo di fare esperienza di socializzazione. L’infante, il fanciullo e l’adolescente poi, non ha l’occasione di apprendere modi di interazione sociale con i suoi pari.
Nell’età infantile e nella fanciullezza, i genitori sono le figure di riferimento primario dalle quali si apprende a comunicare e relazionarsi. Se i modelli comportamentali e di espressione verbale di tali figure sono carenti, anassertivi, il minore ne assorbe le disfunzionalità facendole proprie.
La trasmissione genitoriale di motti, assunzioni e leit motiv i cui contenuti sono improntati alla repressione delle espressioni cognitive, emotive e dei sentimenti, rendono quasi impossibile la comunicazione interpersonale.
Il mancato apprendimento delle abilità sociali, tuttavia, non compromette le capacità di apprendere, non determinano bassi quozienti di intelligenza, né sono espressione di incapacità o di ridotte capacità espressive. Il problema è la non conoscenza di modelli relazionali.
Le persone timide, inoltre, avendo schemi cognitivi strutturali disfunzionali, sono pervasi da pensieri negativi, dall’emozione della paura e dall’insorgere dell’ansia, fattori che impedisce loro di esercitare anche quelle abilità sociali di cui sono in possesso.
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