Molte sono le cause che comportano l’insorgere della depressione. Può scaturire da eventi traumatizzanti, così come può essere un processo che deriva da forme di ansia sociale quando trasbordano dal proprio peculiare continuum.
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Derealizzazione, demotivazione, senso di vacuità di ogni tentativo di uscita dal tunnel, sono condizioni umorali di fondo che corrodono le energie mentali e psichiche fino ad annichilire la volontà.
I sentimenti dominanti della depressione sono il senso della perdita e l’emozione dell’abbandono.
La morte di una persona, considerata punto di riferimento essenziale, può produrre un vuoto affettivo che non si riesce a colmare, un repentino mutamento delle condizioni di vita materiale e sociale, il forzoso abbandono di aspirazioni e obiettivi dettate dalle necessità, la cessazione obbligata e repentina di abitudini sociali che procuravano piacere.
In molti casi, tutti questi fattori sono concomitanti e, in tali casi, il sentimento della perdita è dirompente.
La perdita di una condizione economica.
La perdita di attuare abilità e capacità che precedentemente permettevano agevolmente il proprio realizzarsi. Questo tipo di sentimento della perdita è, in genere, più marcato con l’avanzare di questo disturbo dell’umore.
Nel momento in cui, la persona depressa affonda nella demotivazione, nella derealizzazione, nel senso di inutilità di ogni tentativo di reagire, vede il venir meno della sua forza di volontà. Sa che dovrebbe reagire, ma non ci riesce, le sue energie psichiche non glielo consentono.
Così vive questo tragico passaggio dal fare al non fare come perdita di capacità, di abilità, persino di valore della propria persona. Il pensiero del fallimento di sé come persona è lancinante.
La perdita come fine di una relazione di coppia in cui il/la partener costituiva una figura di riferimento affettivo in cui andavano a confluire attese, speranze ed equilibrio interiore. In questi casi si innesta il sentimento dell’abbandono.
La persona depressa precipita, da un lato in una perdita di fiducia negli altri in termini di affettività e, dall’altro, quelle emozioni di sofferenza provate che, una volta memorizzate in termini emotivi, nel ricordo sono amplificate nella loro intensità e gravità, inducendola a vivere nel terrore di rivivere nuove esperienze affettive.
Purtroppo questo rifiuto dell’affettività dettato dalla paura, genera nuova sofferenza di fondo e, poiché subdola, è più distruttiva perché impedisce ai sistemi motivazionali dell’attaccamento e della sessualità (formazione della coppia) di raggiungere il loro compimento.
Evitare la sofferenza genera sofferenza.
Ciò comporta un insieme di disturbi: irritabilità, derealizzazione, demotivazione, apatia, senso di vuoto, in alcuni casi, persino stati paranoici ed episodi schizofrenici.
Il sentimento dell’abbandono, come accennavo, può sfociare in una mancanza di fiducia verso gli altri. Subentra la diffidenza.
Il soggetto, monitora l’altro/a alla ricerca di elementi che dimostrino la validità della sua idea di non affidabilità della persona controllata e giunge anche a metterla alla prova ottenendo, però, incomprensione e allontanamento.
La scarsa fiducia induce a pensieri previsionali negativi che rafforzano la convinzione della necessità di evitare di farsi coinvolgere emotivamente in una relazione.
La condizione depressiva comporta la perdita di contatto con le frequentazioni amicali e, soprattutto nei periodi ciclici di picco delle crisi, l’evitamento da parte delle persone nei confronti dell’individuo depresso rafforza il sentimento dell’abbandono: subentra il dolore della non appartenenza.
Negli ambienti lavorativi, la persona depressa sconta anche il distanziamento o persino l’avversità degli altri.
I sentimenti della perdita e dell’abbandono, generando una condizione umorale di fondo stabile e costante si manifesta attraverso la tristezza che è l’emozione principale che caratterizza la depressione.
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