14 aprile 2021

I PARTE

Classificazione in base alle dimensioni pubblica e privata


Contrariamente a quanto si possa pensare ci sono molti tipi di timidezza. Alcuni di questi hanno caratteristiche tali da non essere visibili all’esterno e, talvolta, il soggetto timido stesso non si ritiene tale, preferendo indirizzare la casistica della propria condizione verso non ben delineate forme di sofferenza interiore.

Anke Gladnick - Kintsugi

In realtà, con il termine timidezza va inteso come categoria indicativa di una pluralità di disagi che si manifestano, in termini comportamentali, nella dimensione interpersonale.

Gran parte delle persone timide sono consapevoli di esserlo e tale consapevolezza si indirizza verso le dimensioni pubblica e verso sé stesse. 

Nella dimensione pubblica prevale il timore derivanti dalle possibili conseguenze e sofferenze relative a come si viene percepiti dagli altri, dalle impressioni suscitate in questi e dalle loro reazioni sia comportamentali che mentali.

Nella dimensione privata il pensiero è concentrato su sé stessi, al proprio modo di essere e alle personali potenzialità espresse; processi indirizzati verso valutazioni negative del sé.

Partendo dalle dimensioni pubblica e privata, alcuni studiosi distinguono le persone timide in timidi introversi e timidi estroversi. Se nei primi la timidezza appare evidente agli altri, nei secondi, essa non sembra individuabile.

Qui è bene precisare che le categorie junghiane di introversione ed estroversione non sono da considerare fattori strutturali della timidezza in quanto queste, fanno riferimento a una indole probabilmente innata dell’individuo e che, pertanto, non hanno a che fare con i sistemi cognitivi che si costituiscono in funzione dell’interazione con i caregiver.

Bernardo Carducci propone una classificazione della timidezza articolata in sei classi:

  • I timidi introversi o pubblicamente timidi. Qui prevale la dimensione pubblica e la timidezza appare evidente all’esterno. In questi casi la timidezza è caratterizzata da comportamenti evitanti, da estraniazioni, dalla tendenza a non partecipare in modo attivo nelle situazioni sociali, dal fare scena muta, nel non esprimere opinioni, pensieri ed emozioni, nell’evitare l’incrocio degli sguardi. Tali persone hanno un forte timore del giudizio negativo degli altri. Spesso utilizzano la propria timidezza come alibi nell’attuazione dei propri comportamenti evitanti.
  • I timidi estroversi o privatamente timidi. Quella timidezza prevale nella dimensione privata. Questi individui possono persino apparire come persone estroverse. Hanno spesso comportamenti spavaldi, baldanzosi, audaci. I loro comportamenti timidi si verificano, generalmente, fuori dalle relazioni abituali ma possono anche avere momenti di blocco dovuti ai loro pensieri intimi negativi, ai rimuginii.
  • I timidi transitori. Generalmente, la timidezza si manifesta durante l’età adolescenziale e, col passare degli anni, tende a scomparire o a ridursi a fenomeno pressoché ininfluente. Ciò accade perché con l’esperienza si acquisisce maggiore consapevolezza di sé e una maggiore fiducia nei propri mezzi. La timidezza transitoria può anche manifestarsi in periodi della vita particolarmente difficili superati i quali si ritorna alla normalità. 
  • I timidi cronici. Tali persone si descrivono come timidi da sempre o da lunghi periodi di tempo. La timidezza si manifesta nella maggior parte delle situazioni sociali e nelle interazioni interpersonali. Dati questi tratti caratteriali sono facilmente etichettate come persone timide sia in ambiente familiare che in quello esterno. La loro idea di sé come persona incapace è molto marcata e radicata. Generalmente, ritengono di non avere alcuna possibilità di mutare la propria condizione.
  • I timidi di successo. Queste persone riescono a condurre una vita attiva in quanto hanno acquisito piena consapevolezza di sé e dei propri mezzi. Si tratta di persone che hanno appreso le giuste strategie per far fronte, efficacemente, alle situazioni di disagio. Generalmente non sono dominati da pensieri negativi su sé stessi.
  • I cinicamente timidi. Si tratta di persone che hanno una vita da ritiro sociale. Vivono, quindi, una vita in solitudine, di esclusione sociale. Tendono a nutrire rancori e rabbia verso gli altri che giudicano come soggetti indisponibili, discriminatori, superficiali, portatori di valori scadenti e di scarso valore morale. Nutrono verso gli altri sentimenti di superiorità.

Zimbardo, collegandosi sempre alla distinzione tra dimensione pubblica e privata, propone di suddividere la timidezza in tre classi:

  • Le persone timide in cui prevale la dimensione pubblica. Sono persone che temono di infrangere le regole sociali e di non essere in grado di rispondere efficacemente alle aspettative degli altri.
  • Le persone timide in cui prevale la dimensione privata. Tendono a stare da sole e a non relazionarsi con gli altri.
  • Le persone timide che non hanno una dimensione dominante. Mostrano scarse abilità sociali, sono esitanti nelle interazioni sociali e sono caratterizzata da una bassa autostima.

Difficilmente inquadrabile è, invece, la timidezza situazionale. Si tratta di una timidezza occasionale. Una identica situazione può produrre, nella stessa persona, sia una condizione di disagio, sia una condizione di normalità. Molto dipende dallo stato emotivo o umorale del momento, dalle circostanze coagenti, dal tipo di persone con cui si interagisce.



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