Uno dei fattori psicologicamente più invalidanti è la tendenza della persona timida e, in generale, negli ansiosi sociali, è quell’insieme di pensieri negativi rivolti al giudizio negativo di sé stessi e delle proprie qualità.
“Mi faccio schifo”; “sono una persona fallita”; “sono incapace di amare”; “non servo a niente”; “sono un incapace”; “non farò mai nulla di buono nella mia vita”.
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Hopper Edward - Donna al sole |
Queste, e tanti altri tipi di frasi, sono l’espressione di un giudizio senz’appello nei confronti della propria persona.
Certo, ci sono casi in cui il soggetto timido scarica sugli altri le cause o le colpe della propria condizione. Ma nella maggior parte degli individui timidi, si vive un senso di colpevolezza della propria condizione, ma soprattutto, si tende a individuare le cause della propria sofferenza interiore puntando l’indice verso questa o quella peculiarità apparente di sé.
Dato che la persona diventa timida per via di cognizioni inconsce negative su sé, l’indice puntato è indirizzato proprio verso quelle credenze di base disfunzionali che riguardano sé stessi, sé stessi con gli altri e gli altri.
Senza rendersene conto, la persona timida, indirizza le sue valutazioni negative sul sé guardando ciò che, in realtà, è solo evidenza apparente. I comportamenti disfunzionali non sono causati da inadeguatezze proprie, ma da strutture cognitive inconsce che hanno cominciato a formarsi in tenera età.
L’ansioso sociale che prova giudicare o valutare la propria persona, in tale operazione, è coinvolto emotivamente. Le sue valutazioni non possono che essere il frutto di pensieri emotivi, mai di pensieri oggettivi.
Ecco, dunque, che l’accettazione di sé assume una valenza prioritaria.
Accettarsi non significa arrendersi o rassegnarsi alla propria condizione. L’accettazione è la presa d’atto di una condizione oggettiva su cui non vanno ricercate colpe o colpevoli.
Accettarsi significa dirsi “ok, adesso son fatto così, ora come posso cambiare le cose?”.
Accettarsi significa non esprimere alcun tipo di giudizio o valutazione sulla propria persona. L’accettazione è orientata al problem solving.
L’accettazione di sé è il distacco dalla tendenza mentale di associare valori negativi a ogni evento della propria vita sociale e di ciò che ne deriva. Questo permette alla persona di riconciliarsi con la realtà al di là delle proprie spinte emotive, di approcciarsi alle esperienze con spirito libero. Il mondo reale è ciò che è, nella sua oggettività, scevro di condizionamenti emotivi.
Liberandosi da un atteggiamento mentale giudicante, l’accettazione ci permette di guardare dentro noi stessi come osservatori neutri, come se ci si guardasse dall’esterno.
Ciò permette di valutare comportamenti e conseguenze in maniera contestuale, inserendoli nell’ambito situazionale in cui si manifestano: anziché piangersi addosso, odiarsi o respingersi, ci si spinge verso la ricerca di soluzioni.
Ma non è tutto qui. L’accettazione di sé è il più importante atto d’amore verso la propria persona. Senza questo gesto d’amore verso di sé non è possibile una soluzione per la timidezza.
Una cosa, però, deve essere chiaro: l’accettazione non è qualcosa che bisogna attendere che giunga, non è una cosa che va conquistata, e nemmeno meritata, va fatto, punto e basta.
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