29 ottobre 2022


La nostra vita è regolata dalle emozioni che ci segnalano l’esigenza di soddisfare i bisogni necessari alla nostra sopravvivenza fisica o mentale. Queste sono prodotte da processi cerebrali chiamati sistemi motivazionali (o modelli operativi interni, o sistemi emotivi oppure sistemi operativi interni).

Goa - Emozioni celebrali

I sistemi motivazionali sono processi neurali automatici, quindi, non accedono ai livelli coscienti. Sono innati e formati lungo tutta la storia evolutiva del cervello. Quando un bisogno non è soddisfatto il sistema operativo interno di riferimento attivo produce emozioni di sofferenza.

Tra quelli che si attivano nella vita quotidiana di una persona vi sono i sistemi motivazionali dell’attaccamento e del rango.
Nel vivere quotidiano di una persona timida questi due sistemi motivazionali possono determinare grandi sofferenze.

Il sistema operativo interno dell’attaccamento è una derivazione evolutiva di quello della difesa e si attiva già alla nascita. Infatti, “l’attaccamento” ha lo scopo di ottenere cura e protezione. Con il crescere della complessità della vita animale, tale sistema compare con la formazione dell’area limbica del cervello e andava a soddisfare la necessità di fronteggiare l’incapacità di alimentarsi e difendersi del neonato e la sua fragilità.

Il sistema dell’attaccamento si è poi ulteriormente evoluto quando la socialità nelle specie animali si è affermata generando nuove esigenze. Nel corso dell’evoluzione “l’attaccamento” si è sempre più integrato e oggi è attivo per tutta la vita di individuo.

L’uomo sente il bisogno di conforto, sostegno, attenzione e cura da parte delle altre persone e ciò fa sì che si attiva, lungo tutto il corso della vita, il sistema motivazionale dell’attaccamento.

Laddove i bisogni affettivi e/o di appartenenza sociale (o familiare) di un individuo sono insoddisfatti, il sistema dell’attaccamento attiva quelle emozioni di sofferenza che, reiterate nel tempo, partecipano alla formazione del disagio sociale, delle varie forme di timidezza, delle forme depressive e altri disturbi psicologici.

La memorizzazione di tali esperienze emotive di sofferenza conduce alla formazione o rinforzo delle cognizioni di base disfunzionali che tendono a rappresentare il sé come non amabile, incapace, inabile, inferiore agli altri.

Giacché l’uomo è inserito in un contesto di relazioni sociali viene coinvolto anche il sistema del rango che va a intrecciarsi con quello dell’attaccamento.

Il sistema motivazionale del rango (detto anche competitivo) nasce come derivazione evolutiva del più antico sistema predatorio. Anch’esso compare con l’aumentata complessità della socialità nella vita animale.

Questo sistema influenza quei comportamenti finalizzati a definire le gerarchie sociali all’interno di un insieme di individui.

Un ansioso sociale, una persona timida i cui sistemi cognitivi del sé sono improntati alle idee dell’incapacità, della non amabilità, dell’inabilità sociale, vive la personale vita relazionale con la paura della non appartenenza, dell’esclusione, del fallimento. 

In tali condizioni, adotta comportamenti sostanzialmente passivi, timorosi; nel disperato tentativo di essere o sentirsi accettato, cede agli altri i livelli di rango sociale più alti e, percependosi inadeguato, finisce con l’essere perdente nella competizione.

Il soggetto timido, proprio nei domini dell’attaccamento e del rango, accumula la maggior parte della sofferenza per la propria condizione.


 

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