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Escher: relatività |
Quella della prestazione, è spesso il patema d’animo del soggetto timido. Si presenta quando bisogna fare una presentazione di un progetto, una relazione di lavoro, prendere la parola ad un convegno, oppure nelle circostanze in cui ci si appresta a sostenere un esame o ad affrontare un colloquio di lavoro, se si ha da fare una performance come suonare, cantare o ballare. In tanti di questi contesti sociali, la presenza di una pluralità di persone costituiscono un fattore di accentuazione dello stato ansioso.
Come per tutte le situazioni ansiogene, a scatenare il malessere sono i pensieri, figli del sistema cognitivo.
Alla base, dunque, ci sono credenze che, a seconda dei casi, vertono su considerazioni del tipo:
- Il proprio valore dipende dall’approvazione e dal giudizio altrui;
- Il non essere perfetti, precisi, efficienti, è una dimostrazione di inettitudine, di incapacità, di nullità;
- Il commettere degli errori è una prova di incompetenza, di inadeguatezza;
- Qualsiasi errore, imprecisione, farfugliamento, incespicamento, induce gli altri inevitabilmente a giudizi negativi;
- Che la vita scorre su di un filo di lana oltre il quale c’è il baratro;
Da qui la necessità, fortemente avvertita, di essere sempre il migliore, di non commettere mai degli errori, di avere sempre una preparazione senza falle, di dover riscuotere obbligatoriamente apprezzamento e approvazione da parte degli altri, ma anche alla necessità di dover pensare continuamente al perenne rischio di fallimento, di pericolo, di paura, di disapprovazione, di esclusione.