![]() |
Emilio Longoni: L'oratore dello sciopero |
È possibile superare la paura di parlare in pubblico, o quantomeno si può imparare a gestirla in modo adeguato.
Ma come nasce questo timore che a volte si trasforma in vero e proprio terrore?
È uno dei casi tipici dell’ansia da prestazione. Esporsi al pubblico per molti equivale al dover dimostrare in modo inequivocabile competenze ed abilità che sono sottoposte al severo giudizio degli altri. L’oggetto della paura non è la prestazione in sé, ma le conseguenze immaginate di una cattiva esecuzione. La persona ansiosa concentra tutta la sua attenzione sui possibili eventi o fenomeni negativi, riferiti a se stessa, che possono manifestarsi l’intervento pubblico e la valutazione delle ripercussioni, sempre negative, che tali fattori generano come reazione altrui nei suoi confronti. Dunque, da una parte, l’ansioso pensa ai fenomeni fisiologici e psicologici, avvertibili dal pubblico, come il tremore, l’eccessiva sudorazione, il rossore al volto, il balbettare, l’incespicare sulle parole, il blocco della funzione vocale, l’amnesia nervosa, la visibilità del proprio stato ansioso; dall’altra parte pensa al giudizio degli altri che ne conseguirebbe anche in termini catastrofici, come il perdere la faccia, la credibilità, il crollo del valore personale e/o professionale, l’essere considerato incompetente, incapace, falso, non valido, inetto, la perdita del proprio ruolo sociale e/o professionale, la perdita del lavoro, il fallimento, l’emarginazione, la povertà, l’umiliazione.