29 agosto 2011

Con la nascita e l'affermazione del comportamentismo e delle teorie cognitive, si aprono nuovi scenari nella comprensione della mente umana e nei processi di apprendimento dei modelli di comportamento. I ricercatori di queste due scuole di pensiero della psicologia si resero ben presto conto che parte dei problemi collegati ai disagi sociali, relativi al mondo delle relazioni interpersonali, erano da addebitare a un mancato o insufficiente apprendimento di modelli di comunicazione.

Molti soggetti che vivono il disagio dell'ansia sociale, nelle sue varie forme, mostrano carenze nella capacità di comunicare in modo efficace, di esprimere emozioni e sentimenti, proprie idee e pensieri, di partecipare in modo attivo alle conversazioni. Tali carenze hanno posto in evidenza che gli individui soggiogati da queste condizioni, per lo più non sanno come operare, cosa e come dire, quali forme espressive usare, quando utilizzarle, quali sono i limiti e gli eccessi.

Umberto Boccioni - Stato mentale
Dinanzi all'emergere di queste problematiche, la ricerca di forme terapeutiche che potessero farvi fronte, integrandosi con gli interventi di risanamento cognitivo e comportamentale, individuò i primi elementi fondanti dell'assertività.
Se Salter, nel 49, ne delinea il primo profilo, Wolpe - oltre a coniarne il nome e a dare una prima chiara definizione - ha il merito di concepirla come strumento complementare e comprimario nella terapia di ricostruzione cognitiva e comportamentale, egli infatti la associò alla tecnica della desensibilizzazione sistematica.

Giacché l'obiettivo primario della tecnica assertiva è quello di far apprendere dei modelli di comunicazione e comportamento, l'esercitazione è un elemento fondamentale del processo terapeutico di apprendimento, e la forma recitata è apparsa ai terapeuti il modo migliore di procedere. È così che nasce il psicodramma. Il paziente recita il ruolo di se stesso calato in situazioni tipiche in cui egli mostra disagio e sofferenza, e al contempo, vive tale performance da una condizione esterna a se stesso, in tal modo si vengono ad attenuare le tensioni emotive, gli stati d'ansia; il soggetto affronta i propri problemi nella gestione della comunicazione interpersonale con un livello di distacco emotivo che gli permette di vivere (e apprendere) in modo razionale il rapportarsi agli altri. La tecnica più usata, per l'esercizio individuale, è il cosiddetto "copione"; l'esercitante scrive un copione calato sulla sua condizione e lo recita.


22 agosto 2011


Il concetto di assertività può esprimersi in questo modo: affermare ed esprimere se stessi e i propri diritti senza ledere quelli degli altri.

L'assertività nasce come strumento e tecnica per far fronte a carenze nell'apprendimento di forme della comunicazione e dei comportamenti sociali all'interno delle relazioni interpersonali.
Eugène Delacroix - La Libertà che guida il popolo
Nel corso del tempo, l'assertività ha acquisito valore culturale, tanto da essere oggi considerata anche una filosofia di vita.
In questo primo articolo sull'assertività parlerò di questo. Inizio proprio dei suoi principi, perché senza comprenderne i significati e i sensi che la ispirano, i modi operativi, le tecniche, e gli esercizi che le hanno dato vita, non possono sortire alcun risultato positivo. Ciò perché applicare modalità comportamentali e tecniche proprie dell'assertività in modo meccanico, genera comportamenti asettici incomprensibili, scollegati con la realtà umana e sociale delle persone con cui si entra in relazione, ma soprattutto senza avvertire - dentro di sé - le giuste motivazioni razionali, gli obiettivi reali, la giusta interpretazione degli eventi.

Il valore culturale ed etico emerge con chiarezza nei suoi contenuti ideali: libertà, amore verso se stessi, reciprocità, responsabilità.

Il principio di libertà è intesa come libera manifestazione ed espressione dell'autodeterminazione dell'individuo, non soggiogata dai condizionamenti sociali, culturali, dai costumi locali o dominanti, dalle pressioni provenienti dall'esterno. L'uomo assertivo non ignora o rigetta gli stimoli e le istanze provenienti dal mondo sociale, semplicemente non se ne fa dominare, influenzare negativamente o passivamente; egli è conscio dei propri diritti e adotta quei comportamenti necessari, opportuni e strategici per ottenerne il rispetto.

2 agosto 2011


Dietro l'autostima c'è il concetto di sé, l'interpretazione che ciascun individuo fa della propria persona. Quest’attività interpretativa è un processo che dura tutta la vita, ma la fase più determinante si verifica nel periodo adolescenziale in cui si ha una più incisiva relazione tra il fattore somatico e quello psicologico, interrelazione che trasforma - attraverso una serie di mutamenti - l'adolescente in uomo/donna.

L'adolescente smette di riconoscersi nel bambino/a che è stato/a e si trova proiettato in una diversa percezione della propria identità, sia in termini fisici, sia in quelli psichici.

Se negli adolescenti, la definizione della stima di sé è influenzata, oltre che da fattori derivanti dal sistema cognitivo, anche - come emerge uno studio della dr.ssa Susan Harter - da elementi quali, l’accettazione sociale da parte dei coetanei, l'aspetto fisico, le capacità scolastiche, l'abilità atletica; già nel periodo post adolescenziale e nell'età adulta, l'autostima tende a riferirsi - in particolar modo - alla percezione delle proprie capacità di relazione interpersonale, e abilità operative in determinati campi considerati dal soggetto di particolare importanza.

L'autostima, dunque, esprime la convinzione interiore del valore di sé e il livello di coscienza dei limiti, dei pregi e dei difetti della propria persona, ma anche del grado di consapevolezza della propria unicità.

Nel processo di elaborazione dell'autostima entrano in gioco tre componenti principali:

Lucas Cranach - La fontana della giovinezza

  • La componente cognitiva che esprime l'idea che si ha di sé dal punto di vista dell'aspetto fisico, del livello di conoscenze, dall'analisi riferita al conseguimento dei propri obiettivi, degli aspetti professionali.
  • La componente emotiva che riguarda i sentimenti e le emozioni indirizzati verso la propria persona.
  • La componente che esprime il proprio comportamento nei confronti di se stesso e che, in particolar modo, riguarda il rispetto e la soddisfazione di sé.


L'autostima, rispecchiando il grado di fiducia riposta verso i mezzi e le capacità proprie, determina la motivazione ad attivare risorse cognitive e comportamenti, necessari per avere un controllo sugli eventi che si manifestano nella propria vita.

Motivazione e autostima interagiscono tra loro, influenzandosi vicendevolmente.

Una persona che considera scarse le proprie capacità, manifesta anche un basso livello di motivazione nel perseguire gli obiettivi che si propone e, di conseguenza, ridisegna i propri scopi puntando al ribasso e stabilisce i comportamenti da attuare, nelle situazioni che lo riguardano, ispirati - per lo più - a scelte elusive.

Gli ansiosi sociali e, quindi, le persone timide - per le caratteristiche che li contraddistingue - sono inevitabilmente poco motivati nel raggiungimento di quegli scopi desiderati che implicano una condizione di disagio che li conduce – poi - a un comportamento evitante. La loro demotivazione deriva, ovviamente, dalla scarsa autostima. Essi hanno poca fiducia nelle proprie capacità e potenzialità, tendono a sottovalutare le abilità e le competenze in loro possesso e a sopravvalutare la complessità e la difficoltà delle problematiche cui devono far fronte.

La costruzione dell'autostima poggia le sue radici sulle credenze che costituiscono il sistema cognitivo; ma le valutazioni, che ciascun individuo fa su se stesso, finiscono con l'influenzare - attraverso il meccanismo del rinforzo - le credenze stesse, condizionando sia la formazione dei pensieri e dei comportamenti, sia lo stile di relazione interpersonale.
Nel processo di previsione degli eventi, l'autostima gioca un ruolo fondamentale, in quanto influisce sul comportamento sia in modo diretto, sia in modo indiretto per mezzo degli effetti prodotti dal comportamento stesso.