31 gennaio 2012

La timidezza del quotidiano si manifesta quando si percepisce la propria diversità nell'ordinarietà delle relazioni, avvertita come incapacità di fare ciò che per gli altri è cosa normale e abituale.


Diversamente dalle altre tipologie della timidezza, in quella del quotidiano, il soggetto non deve porsi da sé al centro dell'attenzione, né esservi posto dagli altri, si tratta in genere di avere ruoli di comprimari.


Nel suo dialogo interiore, il timido da quotidiano, tende a confrontare se stesso con gli altri, percepiti come individui decisamente abili a relazionarsi e a saper gestire tali rapporti.
Paul Cézanne - Le grandi bagnanti
Questi tipi di persone timide vivono con grande disagio le situazioni di stallo, i silenzi nelle conversazioni, i vuoti d'attività. Sono a disagio nelle conversazioni d’intrattenimento, nel chiacchierare caratterizzato dal pour parler, nelle discussioni banali e frivole o in quelle piene di battute, ma temono anche gli sguardi.



27 gennaio 2012

La giornata della memoria deve essere per tutti noi l'occasione per meditare su quanto sia facile, per ogni popolo e per ogni individuo, precipitare nella negazione della vita, dei diritti umani, rinnegare ogni spirito di civiltà, di fratellanza, di pace, di rispetto.
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Un rischio sempre molto presente, soprattutto in tempi in cui si dà troppo spazio alla xenofobia, all'omo fobia, all'odio razziale, religioso, all'insofferenza ideologica e verso le diversità.
"Ognuno è ebreo di qualcuno. 
Oggi i palestinesi sono gli ebrei di Israele." 
(Primo Levi)
Un rischio immanente anche quando si antepongono gli interessi materiali a quelli umani.
La timidezza d'azione esprime il timore che i propri comportamenti possano non essere graditi agli altri.


Questa forma di timidezza è riferita all'ipotesi che l'individuo timido assuma il ruolo di operatore attivo nelle relazioni interpersonali, che si ponga da sé, al centro dell'attenzione, con la propria iniziativa o partecipazione, in attività sociali che possono anche essere una semplice discussione.


 Ciò che preoccupa le persone timide caratterizzate da questa tipologia, è che le controparti possano reagire agli stimoli provenienti dai loro comportamenti, generando ripercussioni negative.


Max Ernst - gli uomini non ne sapranno niente
I timidi d'azione hanno paura di arrecare agli altri, fastidio, offesa, danno, irritazione, contrarietà, disturbo. 
Il timore che provocare queste emozioni o sentimenti ai loro interlocutori è generato, a sua volta, da un secondo livello di preoccupazione che propone, come previsione di reazione, la generazione di conflitti, di essere giudicati negativamente, di provocare perdita di stima nei propri confronti. 
Tali risposte negative provenienti dall'esterno, procurano infine, il timore di restare isolati, emarginati, essere respinti, suscitare la non accettazione della propria persona, precipitare nella solitudine, del crollo delle proprie possibilità di sviluppare relazioni significative e positive, di non aver accesso a livelli gratificanti nelle attività  professionali e lavorative.



18 gennaio 2012

La timidezza di visibilità è quella che descrive una persona che teme di incorrere nello sguardo degli altri, di apparire, per l'appunto, pubblicamente visibile.


Contrariamente alla timidezza da prestazione dove il soggetto timido si pone, quindi da sé, al centro dell'attenzione, nella timidezza da visibilità l'individuo timido teme tutte quelle azioni che lo fanno sentire come essere posto, da parte degli altri, al centro dell'attenzione.


Chi ha questa caratteristica, ad esempio, non riesce a reggere l'incrocio degli sguardi, ad alzarsi in un ambiente quando gli altri sono seduti, uscire dal treno o dall'autobus quando gli altri non lo fanno, e così via. Queste persone sentono di avere gli occhi del mondo addosso, una platea che ride di lui, che lo giudica dall'alto in basso senza attenuanti e senza rispetto.
Avvertono l'imbarazzo di distinguersi visivamente dagli altri, nel corso del vivere quotidiano, di diventare, contrariamente alla propria volontà, l'oggetto dello sguardo altrui.


Dali - solitudine eco antropomorfica
Chi vive questa condizione, è una persona che preferisce l'invisibilità, l'anonimato, potersi confondere tra le cose e le persone, sfuggire agli occhi e all'attenzione degli altri.


Coloro che sono afflitti da questo tipo di timidezza, temono di rendere evidente, all'esterno, la propria natura, di apparire deboli, "diversi", fuori dai ranghi sociali, un'entità estranea che quasi invade spazi e tempi non suoi, temono di incorrere nella valutazione e nel giudizio altrui.



9 gennaio 2012

Ci sono persone in cui si manifesta il loro essere timidi quando devono affrontare situazioni come il dover sostenere un esame, un colloquio di lavoro, quando devono esporre progetti o relazioni dinanzi a un pubblico o a dirigenti, quando devono esprimere pareri e idee, quando devono esibirsi in manifestazioni artistiche e culturali o anche sportive, quando è proiettato nella determinazione di un rapporto di coppia, nelle situazioni in cui deve instaurare nuove relazioni amicali, quando viene a trovarsi in rapporti sessuali.


Mi riferisco, quindi, a tutte quelle attività in cui il soggetto timido avverte il peso di dover dimostrare il proprio valore, le proprie capacità, abilità, competenze.


Max Ernst - la caduta dell'angelo
Tutte queste persone sono accomunate da una paura di base: il giudizio degli altri.


Per loro, l'essere giudicati negativamente, significa andare incontro a conseguenze che giudicano catastrofiche, che si traducono in isolamento sociale, nel rifiuto degli altri verso la propria persona, l'essere discriminati sia nelle relazioni amicali, sia nel mondo del lavoro, sia nel mondo delle attività sociali in generale.



4 gennaio 2012

Ci sono molte forme in cui può manifestarsi la timidezza. Infatti, non necessariamente, una persona è timida in tutti i campi dell'agire sociale. Si può essere timidi anche relativamente a specifiche e limitate situazioni, o in singoli o più campi della vita sociale. Oggi tratterò della timidezza della rivelazione di sé.


Essa è riferita all’esternalizzazione o esplicitazione di qualunque cosa riguarda la propria vita personale. 


L'individuo timido nella rivelazione di sé, può tranquillamente trovarsi a suo agio nelle conversazioni riguardanti il quotidiano, nel pour parler o di qualsiasi altro argomento, purché non si tocchi la propria sfera personale; se ciò accade egli, si blocca, perde la spontaneità conversativa, fino ad apparire reticente, comincia a manifestare comportamenti e sintomi d'ansia quali possono essere il farfugliare, tendenza a diventare sfuggente, il rossore in viso, un vistoso cambio delle espressioni facciali tendenti al rabbuiare o in altri atteggiamenti di evidente impaccio.


Norman Rockwell - il problema con cui noi tutti viviamo
La problematica del rivelare se stessi, in un soggetto timido, può essere rintracciabile nella paura di incorrere nel giudizio negativo degli altri, nella paura di non essere accettato o di essere rifiutato dagli altri.