30 luglio 2013

Quando gli schemi cognitivi, alla base della timidezza o altre forme di ansia sociale, si formano prima dell’età adolescenziale, anche se restano latenti, abbiamo a che fare con credenze di base che sono andate a formarsi in età, nelle quali il livello di sviluppo, non è sufficiente a far rendere cosciente il soggetto dei limiti della convinzione che va costruendo; età nelle quali non è possibile cogliere la validità, relatività e contestualità di quelle interpretazioni che accettano e che assumono come proprie.

È il caso della gran parte delle persone timide e degli ansiosi in generale.

Ciò è tanto più vero, quanto minore è l’età del soggetto. Per comprendere meglio il significato di quanto affermato, farò qualche passo indietro per accennare brevemente la fase di sviluppo delle capacità intellettive dell’uomo. 


Max Ernst - due bambini minacciati da un usignolo
Prima dei quattro anni, il bambino è in una fase pre-concettuale, a qualsiasi cosa che giunge alla sua attenzione, egli attribuisce vita animata. Prima dei sette anni, conferisce alle cose proprietà intrinseche e, non avendo ancora sviluppato la capacità di pensare in modo deduttivo e induttivo, a quanto non riesce a dare una spiegazione, gli conferisce significati e sensi in modo emotivo; pertanto, per fare un esempio, se gli si dice che è stupido o che è cattivo, assume tali dichiarazioni come caratteristiche proprie e innate: la sua mente forma credenze di base riguardante il sé che lo definiscono come tale. 

È solo tra i sette e i dieci anni che, il bambino, comincia a categorizzare e a ragionare in astratto, ma ancora non riesce a relativizzare e a contestualizzare in modo compiuto le proprie esperienze.

Il pensiero è, dunque, ancora in una fase di strutturazione, stadio che si completa con l’ingresso nell’età adolescenziale che rappresenta il momento del passaggio alla fase del suo esercizio compiuto.


23 luglio 2013

Il coinvolgimento emotivo tende a investire la persona timida in tutti gli ambiti sociali, negli eventi e nelle situazioni in cui, in qualche modo, sente o ritiene di farne o di doverne far parte.

Quando alla base delle sue disfunzioni cognitive c’è il problema dell’accettazione, il soggetto timido è spinto in una continua verifica del livello di gradimento, di accoglienza e disponibilità da parte dei gruppi sociali e delle persone cui si riferisce. 

Questo continuo verificare per vedere se si è accettati dagli altri, induce l’ansioso sociale a considerare un’ampia varietà di situazioni, eventi e comportamenti altrui come strettamente correlati alla propria persona. Egli non riesce a separare gli eventi sociali da sé. 

L’idea che gli altri abbiano una propria vita privata, costituita da una pluralità di relazioni sociali indipendenti tra loro, che abbiano una propria autonomia, una varietà d’intenti, interessi e obiettivi, è cosa che l’ansioso sociale non annovera tra le ipotesi interpretative degli eventi oggetto del suo indagare.

Joan Miro - La finestra di avviso
In tali situazioni, l’attenzione delle persone timide non è orientata all’oggettività delle situazioni e dei comportamenti altrui, è incentrata su se stessi, sulla relazione tra essi e gli altri, sulla percezione di sé come soggetti immeritevoli di accettazione sociale.

La loro interpretazione degli avvenimenti è caratterizzata da personalizzazione degli stessi, intesa come risposta altrui nei propri confronti. Esse sono condizionate dai loro timori, non si tratta d’interpretazione della realtà oggettiva, ma dell’intendere emotivo del reale.

Il mancato invito a un evento, la scarsa attenzione relazionale proveniente dagli altri, e altre situazioni similari, costituiscono - per le persone timide - una dimostrazione di rifiuto sociale: esse si sentono emarginate, ignorate, considerate di scarso valore, non importanti, non amate.


17 luglio 2013


Il problema del controllo

Le persone che temono il dominio altrui o di perdere la padronanza di se stessi, in termini di comportamenti o in termini di governo del proprio corpo o della propria mente, hanno il problema del controllo.

Anche in questo caso la formazione di questo problema è, fondamentalmente, di origine ambientale. Le cause possono essere diverse:
Joan Mirò - la scala della fuga

  • Può essere cresciuto in un ambiente in cui le figure di riferimento hanno avuto nei suoi confronti comportamenti incostanti, disattenti, incoerenti, instabili, ambigui.
  • Il soggetto può aver avuto un genitore particolarmente dominante.
  • Può essere cresciuto in un ambiente dove la perdita del controllo costituisce un problema considerevole.
  • Il soggetto può essere cresciuto in un ambiente in cui i genitori o uno di essi erano vittime di alcolismo, tossicodipendenza, di altre patologie socialmente invalidanti.
  • Il soggetto può aver avuto genitori in condizioni di povertà, disoccupazione o comunque in gravi condizioni sociali tali da non aver permesso un rapporto equilibrato con i figli.


Il problema di controllo di “prima istanza” è un aspetto più collegabile ad altre forme di disturbi d’ansia, ma è meno accentuato nelle forme di ansia sociale. 

Infatti, nell’ansia sociale, quella del controllo può essere un problema di “seconda istanza”, derivante dal problema di accettazione o di competenza. In questi casi, la fenomenologia è diversa: la preoccupazione non è tanto il timore di perdere il controllo di sé o di essere dominati, ma è dettata dall’ossessione di non incorrere nei giudizi negativi altrui

Il bisogno di accettazione, nelle persone timide e negli ansiosi sociali in generale, induce a un continuo controllo, sugli altri e su se stessi, per verificare la propria accettabilità ma anche per attuare quei comportamenti finalizzati all’accettazione sociale. 
I timidi che hanno il problema della competenza, sono indotti a forme di controllo orientate a verificare la qualità, le espressioni e i sintomi fisiologici legata ai propri comportamenti sociali, alle proprie performance; infatti, la loro preoccupazione è quella di evitare di lasciar trasparire o di trasmettere un’immagine negativa di sé.

Per una persona timida le gratificazioni e il riconoscimento sociale assumono particolare importanza in quanto testimoniano il livello di accettazione o di valore quotato della propria persona. In tal senso la perdita di controllo del proprio comportamento, di sé, rappresenta - per l’individuo timido - un grave fattore di rischio relativo al giudizio negativo altrui, al rifiuto sociale.

9 luglio 2013

Il problema della competenza

Se una credenza di base di un individuo timido o un ansioso sociale in generale, è inerente a un’idea di inferiorità, di incapacità, di inabilità in uno o più campi dell’attività umana, il suo problema principale è quello della  competenza.

L’origine ambientale  di questo problema può scaturire da varie cause: 

  • la più frequente è quella dell’essere messi a confronto con altri membri della famiglia  o con estranei presi come esempi da seguire; 
  • dall’essere più volte etichettati come incapaci, deficienti, cretini o con altre terminologie o frasi del genere; 
  • a una sorta di sentimento di inferiorità generale della famiglia rispetto alle altre, dovute  ad esempio, alle  condizioni sociali, alla religione o all’etnia  di appartenenza; 
  • da carenze oggettive, ripetuti insuccessi o insufficienze in determinate attività; 
  • l’avere avuto poche occasioni di successo o di gestione efficace di situazioni.

Giacomo Balla - il linguaggio interrotto
In una persona timida che vive il problema della competenza, ogni evento, ogni situazione  che attiva credenze di inadeguatezza, genera il timore dell’insuccesso cui si ispirano le sue attività di previsione. 
Il sentirsi incompetente altera sia la percezione del grado di complessità nello svolgimento dell’attività va a valutare, sia la valutazione delle proprie competenze; l’ansioso sociale attribuisce, quindi, un maggiore livello di difficoltà di soluzione del problema e minimizza le proprie capacità. 

Giacché si sente inadeguato, è indotto a ricercare rapporti di dipendenza, ad avere comportamenti passivi, a temere coloro che rivestono ruoli autoritari o che gli appaiono autorevoli. 

I soggetti timidi col problema della competenza tendono a stare sempre in guardia, ad analizzare le reazioni altrui per verificare se sono percepiti come incompetenti, questa modalità scaturisce dal fatto che hanno paura di essere smascherati, cioè che gli altri possano accorgersi dell’inadeguatezza che pensano li caratterizza. 


3 luglio 2013


introduzione


Nelle persone timide, e negli ansiosi sociali in generale, si attivano degli schemi cognitivi , in modo prolungato e ripetitivo, tali da poter essere considerate  modalità. In questi soggetti, tali modalità vertono sui principi di vulnerabilità e pericolo.

Nel momento in cui, una credenza di base esprime una definizione del sé come deficitaria in uno o più ambiti delle proprie capacità o potenzialità, il soggetto timido si percepisce vulnerabile rispetto a quelle tipologie di eventi o situazioni che ne evocano le carenze.

In altre parole possiamo dire che un individuo si sente vulnerabile quando si percepisce esposto a pericoli sui quali ritiene di non aver controllo o di non possedere adeguate capacità di controllo.

Se le credenze di base rimandano al senso di inadeguatezza, questa si riscontra anche nei pensieri automatici negativi e, in questi, sono preminenti i temi di pericolo e sottovalutazione dei propri mezzi.

Giacché la timidezza e le altre forme di ansia sociale  manifestano le loro problematicità all’interno del mondo delle relazioni umane e sociali, i principi di vulnerabilità e di pericolo, sono da collocare nel rapporto tra l’individuo e il mondo sociale, nelle capacità individuali a gestire tale rapporto, nelle conseguenze negative derivanti da una gestione inefficace delle relazioni sociali.

Gran parte dei problemi di base ruotano intorno a tre temi principali: accettazione, competenza e controllo.
Per ciascun tema, e in relazione alla specificità individuale, la persona timida - così come tutte le persone ansiose in generale - costruiscono ed elaborano un insieme di assunzioni e norme. 
Queste credenze intermedie costituiscono uno schema sequenziale di idee  o pensieri che nascondono e proteggono le convinzioni di base. 

Nell’esempio grafico a spirale di Emery, appare evidente l’impronta consequenziale della costruzione logica e sono ben riconoscibili assunzioni, doverizzazioni , condizionali implicite e la credenza di base da cui si origina la spirale.