23 febbraio 2016



“Mi bloccherò e farò una figura di merda”, “penseranno che sia una persona stupida”, “se lei/lui mi rifiuta, diventerò lo zimbello del gruppo”, “se esco, incontrerò amici che mi faranno domande indiscrete”, “se passeggio da sola/o, gli altri non penseranno bene di me”, “se sbaglio sarò considerato/a una persona fallita”, “non riuscirò ad aprir bocca”, “avrò gli occhi di tutti puntati addosso”, “sono già che finirà male”.

Esempi di brevi pensieri previsionali. 

Elisa Anfuso - Non ti grucciare
Ogni volta che un ansioso sociale si approccia a vivere una situazione sociale, una prestazione di varia natura, o pensa a qualcosa di sociale da fare nel prossimo futuro, è pervaso da pensieri negativi, il cui contenuto verte sulla predizione di quello che accadrà e delle conseguenze che ne seguiranno.

Quasi tutti i pensieri previsionali vengono alla mente in modo automatico. Infatti, gran parte di essi, sono già stati pensati innumerevoli volte. Sono tra le forme tipiche dei pensieri automatici negativi. Talvolta si manifestano nella sola forma d’immagine o di atti di coscienza. Spesso immagini, atti di coscienza e pensiero verbale si presentano insieme a costituire la manifestazione tipica delle previsioni.

Il pensiero previsionale, in sé, è una prerogativa funzionale della nostra mente. Essa, è utile per stimare la validità dei comportamenti che pensiamo di avere, delle scelte che vorremmo fare, di strategie e tattiche che vorremmo attivare, di come può evolversi una situazione. 

È un processo cognitivo che spesso svolgiamo senza neanche rendercene conto, eppure precede ogni nostra decisione.

Il problema è che nelle ansie sociali, quindi anche nelle timidezze, il pensiero previsionale è sempre e sistematicamente negativo; inoltre, non riesce ad andare oltre l’atto immaginato dell’insuccesso. 


16 febbraio 2016



“Divento sempre più asociale”, “mi sento un asociale, non sono mai riuscita/o a integrarmi”, “l’apatia  mi rende asfittica/o”, “sono un asociale, infatti, sono uno sfigato”, “sono una persona che non socializza”, “sono sempre sola/o, davvero un asociale”, “non riesco a relazionarmi agli altri”.

Sono alcuni dei modi di descrivere il percepirsi come persona asociale. Talvolta, le persone timide sono tacciate come tali, ciò accade anche per tanti individui afflitti da altre forme di ansia sociale.

Spesso, si fa confusione sull’uso stesso di questa parola. 

L’asociale è, per definizione, un individuo insensibile ai problemi, alle occorrenze, ai bisogni che si manifestano nella vita sociale. 


Giampaolo Ghisetti - incomunicabilità
Si tratta di un’insensibilità che corrisponde a una precisa scelta volontaria del soggetto, una scelta non indotta da problemi d’interazione, ma da vero e proprio disinteresse personale, egli non è materialmente interessato.

L’ansioso sociale, quindi anche la persona timida, ha esigenze completamente opposte all’asociale. Aspira ad avere una vita sociale, avverte un profondo bisogno di appartenenza, di essere e sentirsi parte della comunità e di poterne avvertire l’accettazione.

Lo stato di emarginazione, di marginalizzazione, d’isolamento verso la vita sociale e di solitudine, rappresenta, per gli individui timidi, una condizione, non una scelta.


1 febbraio 2016



Il pensiero emotivo è dominato dalle emozioni, della paura, dell’inadeguatezza, del senso di debolezza, del senso di colpa, dell’incertezza, dell’insofferenza, dell’odio e della rabbia (soprattutto verso se stessi). È anche dominato da logiche disfunzionali e pensieri irrazionali.

È emotivo il pensiero che interpreta e valuta, eventi, situazioni, comportamenti, relazioni, esperienze interne ed esterne, sulla base di pregiudizi cognitivi, degli stimoli emotivi e degli stati ansiosi e prescindendo da fattori oggettivi contingenti.

Roberta Cavalleri - impossibilità
Il pensiero emotivo scaturisce da un’elaborazione di dati non corrispondenti alla realtà oggettiva, ricorre a idee fisse e rigide di base riguardanti la definizione, in negativo, del sé, degli altri, del divenire, del mondo come consesso sociale. Idee fisse, credenze, che costituiscono dati e supposizioni a priori.

Caratteristica di questa forma del pensare è la scarsità d’interpretazioni e valutazioni alternative all’ipotesi dominante e generalmente tendente a negativizzare le esperienze e le previsioni.